
“Il vero cambiamento, la vera rivoluzione avviene abbandonando il noto per l’ignoto… ; sostituire al noto qualcos’altro che conosciamo non è un cambiamento”
– Krishnamurti
Oggi si parla tanto, forse anche troppo, di trasformazione.
Al di là del fatto che spesso “cambiare” risulta scomodo, difficile, e non sempre è necessario per evolvere; però si parla poco di un altro tipo di lavoro possibile, a mio avviso anche più potente e non esclusivo, che avviene con le esperienze simbolo-immaginali ed è la trasvalutazione.
Ma cosa significano questi due termini “trasformare” e “trasvalutare”?
Lo andiamo a vedere…
Forma e Contenuto: l’Immagine
Quando si parla di immagini, si parla spesso di qualcosa che ha una forma ed un contenuto.
La forma è semplice da distinguere, anche se talvolta può trarre in inganno (come dimostrano le illusioni ottiche, le stereogrammi e gli studi gestaltici).
Nell’immagine, la forma, è qualcosa di simile ad un confine.
Si dice che una parola possa veicolare un “tot” di informazioni e che le immagini ne portino con sé mille volte di più. Il contenuto, quindi, in un’immagine, è estremamente complesso. Anche perché un’immagine ha con sé non solo colori, linee, giochi di luce, ma anche soggetti visibili ed invisibili, contrasti figura-sfondo, e molto altro.
In chiazze di colore, sfumature, si possono nascondere e manifestare migliaia di possibili contenuti.
Ecco che allora, la forma, ci aiuta a limitarne le possibilità.
Il contenuto, in un’immagine, è un oceano di potere.
Difficile dire che cosa sia “il contenuto”, perché ognuno, da un’immagine, riceve il suo: le linee, i colori, le forme, forse possono essere le stesse, o simili, ma quello che ognuno riceve dall’immagine è unico.
L’Immagine è una porta sul mondo del significato, è uno specchio. Contemporaneamente ti proietta al di là di sé, nello spazio delle possibilità, e riflette la tua immagine intera, così che tu possa vedere e vederti in un modo nuovo ogni volta.
Lavoro Simbolo-Immaginale
Le immagini sono di certo il linguaggio di questa era digitale e mediatica. Ma sono anche il linguaggio dell’Anima e del Cuore.
Con esse sono possibili sia lavori “interni”, sia “esterni”: esperienze immaginali guidate, o rappresentazioni simboliche (o figurative o addirittura artistiche).
A seconda del lavoro che si voglia fare, cambia l’approccio più utile alle immagini: un lavoro evocativo, ad esempio, può richiedere una rappresentazione (raffigurare sensazioni, situazioni, con disegni); un lavoro invocativo invece potrebbe essere adatto per un processo conoscitivo, cognitivo o di comprensione. Ma allo stesso tempo questo genere di lavoro potrebbe avere bisogno non solo di una “evocazione” (rappresentazione simbolica “fuori”), ma anche di una “invocazione” (richiamo interiore delle immagini): prima interiormente, a cercale le immagini, poi esteriormente, a fissarle.
Trasformazione e Trasvalutazione
Per comprendere la differenza tra i due termini ci basta l’etimologia: trasformare significa letteralmente “cambiare forma”, mentre trasvalutare significa “cambiare valutazione”.
Quando si effettuano dei lavori simbolo-immaginali può capitare che le immagini che si vedono (arte, immagini tue o di di “altri” che ti colpiscono), si raffigurano (lavoro evocativo di rappresentazione) o si trovano (lavoro invocativo, attraverso un’immaginazione guidata), non siano sempre gradevoli. E’ in questi casi – soprattutto – che è bene operare una trasvalutazione, piuttosto che una trasformazione.
La natura di un’immagine è neutra: essa è comunicativa, ma l’espressività di un’immagine viene da chi la legge.
Forma e contenuto permettono di andare “oltre”, di inabissarsi nei reami dell’Anima, di esplorare gli spazi del transpersonale e quindi di andare a scovare dei contenuti che non sono dell’immagine in sé, ma di chi la sta guardando.
Quando si trovano questi “frammenti d’Anima” non ha senso “trasformarli”: significherebbe non accettarne la natura, la forma, e quindi neanche il contenuto.
Quando si compie questo viaggio nell’al di là interiore è bene stare nella comprensione, nell’accettazione totale, accogliendo le immagini per quello che sono. Solo in questo modo, ciò che sarà brutto tornerà ad essere bello, il terrifico diverrà il magnifico ed il nemico l’alleato: quando accoglieremo i pezzetti di noi stessi che fino a quel momento abbiamo rinnegato, essi torneranno ad essere parte di noi, rendendoci più “unitari” e dandoci forza e potere.
Eccellente Matteo! Bravo e grazie per questa saggezza!
Grazie Valentina ^_^