
“Nell’ozio, nei sogni, la verità sommersa viene qualche volta a galla” – Virginia Woolf
Oziare
Quando parliamo di “Ozio” lo definiamo spesso “il padre dei vizi”, ma… l’ozio, cos’è?
Dal latino sembra che ozio venga da autium, ovvero aveo, che significherebbe “sto bene”. Poi è bastata un po’ di storia e di religione per trasformare questo “stare bene” in una dannazione sorretta sopra ai “vizi”.
Dell’ozio, però, possiamo anche dire di più, ovvero che è forse una delle migliori forme di meditazione naturale possibili.
Durante l’ozio inteso in un senso positivo si dovrebbe stare “senza fare niente”, neanche pensare, il che – appunto – avvicina l’ozio alla natura della meditazione orientale, intesa come “ricerca del vuoto, del Nirvana”.
Ma la meditazione orientale, in occidente, non è mai effettivamente arrivata e – a parer mio – non è neanche possibilmente arrivabile: ci sono troppe diversità nella concezione della vita, dell’uomo e del mondo, affinché in un’occidente si possa “fare il vuoto mentale”.
In occidente, invece, la regola monastica degli approfondimenti sulle scritture – un’attività estremamente razionale – ha preso il posto della meditazione, arrivando ad essere uno degli strumenti della Filosofia accademica.
Contemplazione e Immaginazione
Per come la vedo io è possibile un Ozio Sacro: la Contemplazione.
Se con la meditazione orientale cerchiamo il vuoto e con quella occidentale l’estremo pieno, allora con la contemplazione ci affidiamo ad un modo diverso di accedere alla conoscenza: l’Immaginazione.
Esattamente: l’Immaginazione è lo strumento del “vedere”, il veicolo che ci accompagna fino al confine del possibile e ci permette di affacciarci sull’invisibile, che prende forma attraverso le immagini.
Tutto questo avviene silenziosamente, quando (e se) siamo capaci di stare nel Cuore, di creare una parentesi sul mondo che ci permette una diversa profondità di ascolto.
Perché solo stando nel “sentire del Cuore”, possiamo vedere le idee, la natura invisibile delle cose, quelle informazioni che sono ancora “solo energia” senza forma (come diceva anche Platone).
E qui, se sappiamo mantenerci “senza mentale”, senza il suo continuo giudicare (e quindi “dare una forma” – spesso predefinita – alle idee), allora possiamo riflettere.
Riflettere non è ragionare: è porsi come specchi vuoti in attesa che quell’Anima, quell’energia invisibile, prenda la forma che vuole avere, la sua, originaria, senza modificazioni date dai pre-giudizi.
E la riflessione, che non ha movimento diretti, ma è principalmente ricettiva, è Immaginazione, è Contemplazione: cum-templum, ovvero stare nel tempio ed il templum è “lo spazio sacro e immaginario” ove gli aùguri latini leggevano il volo degli uccelli.
Ecco come trasformare l’Ozio in meditazione, anzi in una riflessione /contemplazione/ immaginazione.
E’ necessario mantenersi nel “non fare”, nel ricevere mistico, restando in quel “tempio” che è l’Immaginazione, accogliendo l’invisibile e permettendogli di affacciarsi un poco alla volta, senza premere, senza volere, senza sapere.
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