
La filosofia attuale, guardando al futuro, si divide un po’ tra Trans- e Post- Umanesimo. Lì dove finisce l’umano e inizia il non-umano, c’è un confine che ci fa ricordare di essere una specie in connessione con un ecosistema. Ma noi abbiamo biologia, tecnologia e quella mentalità ego-centrica che ci ha portati all’antropocene. Cosa ci riserva il futuro?
La Filosofia ha il compito di pensare, di porsi domande, di scavalcare confini del reale, per allargarli, prepararsi, conoscere e scoprire. Il futuro è uno dei confini più emozionanti verso cui portare – a mio avviso, almeno – la nostra attenzione, usando l’immaginazione per pensare futuro.
Due correnti di pensiero interessanti su cui portare l’attenzione, oggi, sono il TransUmanesimo e il PostUmanesimo, che portano la riflessione, ognuna a modo suo, alla domanda sull’umanesimo, ovvero: “Cos’è e cosa sarà l’uomo, nel futuro?”.
Cerchiamo di vederlo insieme.
Umanesimo
Un “umanesimo” è una tendenza verso una qualche “rinnovata umanità”. La riflessione in tal senso dovrebbe essere un’antropologia, ma nel momento attuale non sarebbe sufficiente: tutte le branche della ricerca, come la sociologia, la psicologia, la neurologia, la biologia, la tecnologia, ecc… si trovano in un momento di forte “impasse” tecnica.
Pensare nei soli confini della propria disciplina, pensare sotto al proprio tetto, nei confini del cappello che indossiamo, non basta più.
La diffusione della conoscenza, l’accelerazione tecnologica, hanno reso l’informazione diffusa, vasta, veloce e – soprattutto – interconnessa. Un pensatore, oggi, deve saper essere trasversale, se vuole poter avere una visione accettabile della realtà.
Un pensatore, un futurologo, ma anche una persona che cerca di vivere la propria quotidianità e prendere le migliori decisioni per sé e le persone care: chiunque debba fare un passo verso il futuro (e quindi tutti), è chiamato ad un pensiero divergente e sistemico.
Ho recentemente scritto un articolo sul futuro del lavoro, che andava in questa direzione: “I Contaminati Interdisciplinari” e non smetto mai di dare il mio contributo per ampliare le visioni, attraverso tutti i tipi di pensiero: immaginativo, analogico / divergente, narrativo, critico e sistemico.
L’Umanesimo si è fatto, quindi, nel XXI secolo, un tema intrecciato.
L’etica non è più solo umana, ma inter-specie e riguarderà decisioni come la mescolanza dei geni, la creazione in vitro della vita stessa.
La scelte ci portano a soppesare quale e quanta libertà e responsabilità dare alle macchine ed ai sistemi pensanti.
Ci troviamo a chiederci se sia giusto (e in che misura) mescolare uomo e macchina.
Benvenuti nel Futuro.
Transumanesimo
Sì, ma… quale umanità? Ci sono molte correnti di pensiero, in questo articolo mi concentro su due tra le più discusse: Transumanesimo e Postumanesimo.
Il Transumanesimo mi avvince, da una parte, mi impensierisce dall’altra.
Diciamo che tra le due correnti è quella che più ha a cuore di “andare oltre” il concetto di uomo, mescolando ad esso la tecnologia. Il termine nasce da J. Huxley (e in parte anche dal gesuita-filosofo Teilhard De Chardin) nel 1957, nell’opera “In New Bottles for New Wine”.
Forse la direzione principale del Transumanesimo è la ricerca delle applicazioni tecnologiche alla vita umana, per superarne i naturali limiti (malattie, difficoltà e debolezze, invecchiamento) e confini (la morte).
Il transumanesimo è stato definito come “un movimento culturale, intellettuale e scientifico, che afferma il dovere morale di migliorare le capacità fisiche e cognitive della specie umana e di applicare le nuove tecnologie all’uomo, affinché si possano eliminare aspetti non desiderati e non necessari della condizione umana come la sofferenza, la malattia, l’invecchiamento, e persino, l’essere mortali”
In questa maniera Nick Bostrom, uno dei suoi massimi teorici e Presidente della World Transhumanist Association (WTA), afferma che il Transumanesimo rappresenta un nuovo paradigma sul futuro dell’uomo, che raduna scienziati che provengono da diverse aree (Intelligenza Artificiale, Neurologia, Nanotecnologia e altri ricercatori in biotecnologia applicata), filosofi e uomini di cultura con lo stesso obiettivo: alterare, migliorare la natura umana e prolungare la sua esistenza.
– tratto da: https://www.bioeticaweb.com/wp-content/uploads/2014/07/medmor09-transhumanismpostigo-2-09.pdf
Ecco, quindi, che il Transumanesimo mi affascina, per le sue prospettive, per l’audacia e il coraggio, e mi impensierisce perché ogni nuovo confine valicato, porta con sé profonde riflessioni da farsi, sul tema etico ad esempio, e sulle possibili conseguenze.
Su questo tema si innesta anche, infatti, il concetto di “singolarità”, ovvero un passaggio epocale, un momento di cambiamento tale legato in particolar modo all’intelligenza artificiale, dal quale non è più possibile tornare indietro. Ne ho trovato un piacevole video qui: https://youtu.be/iSeeEfQpaEg
Postumanesimo
E ora passiamo al Postumanesimo.
Questa seconda corrente, per alcuni critica verso il Transumanesimo, per altri la sua naturale evoluzione e conseguenza (quantomeno nelle riflessioni), concentra la propria ricerca sul senso dell’umanità, della sua natura anche in relazione con l’alterità biologica (le altre specie) e meccanica (le macchine).
Il suo focus è quindi quello di ridiscutere, di rimettere in gioco, l’immagine dell’uomo prodotta da tanti anni di antropocentrismo. Va, quindi, a rivalutare la figura dell’uomo che ha dato vita all’epoca detta “Antropocene“.
Alcuni dei punti entro cui si svolge il ragionamento sono quelli di: umano / non-umano, naturale / culturale e biologico / tecnologico, per arrivare a farsi domande, come:
Cosa appartiene e definisce l’uomo e cosa no? In che modo? Quali sono le corrette relazioni tra l’umano e il non umano?
La corrente di pensiero del Postumanesimo, quindi, ci aiuta ad accorgerci che qualcosa è cambiato, che dobbiamo ripensare “l’uomo”, perché “l’essere umano è superato”, come dice Giulia Bovassi (bioeticista di formazione filosofica, collaboratrice con l’UNESCO di Roma in Bioetica e Diritti Umani), in questa breve video intervista: https://youtu.be/m_fjHz4K5LU
- rimettere in gioco gli assunti sull’antropos;
- ridefinire la vita, l’agire e la conoscenza in termini non più e non solo “antrpocentrici”;
- mettere in atto una ricerca empirica delle relazioni umano e non umano.
Oggi più che mai, quindi, è attuale la domanda: cosa significa “essere umano”?
La Specie Felice
Nel mio continuo Pensare Futuro, un movimento di pensiero libero, ho a cuore l’umanità e cerco di vagliare le prospettive migliori per una evoluzione verso la Specie Felice.
Questo impegno è costante e ne trovi assaggi nei miei articoli qui nel blog, come anche nel gruppo FB “La Specie Felice” che gestisco con la mia consorte Lara Lucaccioni, in cui ogni giorno condividiamo pratiche di benessere e riflessioni (quando non delle vere e proprie visioni).
Per noi la domanda sul Senso dell’Essere Umani è sempre accesa e cerchiamo idee in tre direzioni:
- memoria storica, antropologica e mitologica di quell che siamo stati;
- il costante impegno, presente, nel condividere prassi scientifiche di benessere e di ampliamento di possibilità;
- l’impegno a intercettare, nel futuro, visioni e prospettive possibili, per poter costruire insieme la narrazione e la via per l’evoluzione verso la Specie Felice.
Per approfondire:
“Transumanesimo“, bioeticaweb (ARTICOLO ESTERNO)
“Postumanesimo“, Vado di Pandora, intervista a Giulia Bovassi (VIDEO)
“Postumanesimo e Transumanesimo“, lanuovadidattica (ARTICOLO ESTERNO)
“Antropocene“, matteoficara.it (ARTICOLO)
“Singolarità“, Casaleggio Associati (VIDEO ESTERNO)
“Contaminati Interdisciplinari“, matteoficara.it (ARTICOLO)
“La Specie Felice“, gruppo FB (GRUPPO FB)
Lascia un commento