
Ci vediamo diversi, ma non lo siamo. Lo siamo perché siamo tutti unici, ma quelle differenze che percepiamo – spesso culturalmente e socialmente – e ci fanno pensare all’altro in modo “peggiore”, si basano su bias cognitivi.
Siamo in un momento storico di grande rilievo per il tema delle differenze di genere (#metoo, LGBT) e razza (#blacklivesmatter), di revisione dei concetti di umanità e normalità, sotto alla lente dell’autenticità e di un nuovo umanesimo.
Ci sono interessanti ricerche e studi sul fatto che, spesso, tali percezioni di diversità si appoggino su bias cognitivi, “errori” del pensiero, se vogliamo, che ci portano a pensare in un modo (errato) piuttosto che in un altro o ci rendono difficile l’apertura mentale.
La buona notizia? È possibile superare questi ostacoli, pensare in modo libero, per agire in modo etico.