![Se cambi tu, cambiano gli altri [FALSO?]](https://www.matteoficara.it/wp-content/uploads/2019/02/cambia-te-stesso-cambiare-altri-falso-mito-spirituale-senso-di-colpa-filosofie-positive-pensiero-positivo.png)
Se ti hanno detto che “Se cambi tu, cambiano anche gli altri”, ti hanno mentito. Se tu cambi, cambi tu.
Lo avrai sentito dire molte volte, probabilmente in buona fede da chi ha un approccio un po’ sufficiente alle cose: “Se tu cambi, gli altri cambiano con te”, oppure “Se tu cambi, il mondo cambia”. E probabilmente ci hai anche provato, ma… non sempre è così.
Ti spiego perché.
Se tu cambi, cambi tu
Inutile dire il contrario: se tu cambi, cambi tu. Fine della storia. Certo, tu fai parte – sempre – di un qualche sistema (relazioni col sacro, col partner, con la famiglia, la società, ruolo al lavoro, ecc…) e cambiando tu, anche il sistema cambia, ma… in che misura?
Puoi vederlo – se vuoi fare un esperimento – con un giardino o meglio ancora un orto. L’orto è meglio perché le sue regole non sono mai solo estetiche, ma anche di tipo produttivo e quindi rispetta meglio la società in cui vivi. Alla fine, però, sono sempre “campi” e ogni sistema in cui vivi è un campo di forze.
Prova a chiedere ad una pianta (esattamente come faresti in una costellazione – ma funziona anche senza questo atto) di rappresentarti per un po’ di tempo. Lei è te, insomma. Poi prova a cambiare la pianta. Cambiale di posto, cambia tipo di pianta, ecc… e vedi cosa accade.
Ti accorgerai che i cambiamenti che avvengono nel “campo” sono infinitesimali e che richiedono lungo tempo per portare cambiamento all’intero sistema, quando lo fanno in modo visibile o sostanziale.
Certo, tu puoi fare più di quello che fa una pianta: puoi agire e interagire, parlare e comunicare, ma tutto questo non migliora di molto le cose. A volte – anzi – le peggiora. Anche tra gli animali, i cambiamenti che avvengono sono in base imitativa (o ispirazionale): tu adotti un comportamento nuovo e chi decide di emularti, lo fa.
Ci vuole una forza enorme, se si è da sé, a cambiare un intero sistema. Anche nel caso delle imitazioni: è sempre necessario che si crei una “massa critica” di individui (cliccando qui trovi anche una diretta sul tema, nel gruppo Casa Ficaccioni), che permettano il cambio di frequenza. In questo modo il cambiamento è decisivo, anche se a volte ci mette del tempo.
Da soli, invece, è difficile che realmente cambiamo un sistema. Dipende dal quantitativo di energia di cui siamo capaci o dalla continuità (anche se da sola non sempre è sufficiente) con la quale reiteriamo il nuovo comportamento.
Colpa e cambiamento: le filosofie positive
C’è tutta una logica, oggi, che tende al miglioramento e al cambiamento. Sono le così dette “filosofie positive”.
Ne puoi contare a decine, ma molte sono solo modi di dire, mode new age, senza un valido fondamento e che, anzi, portano solo a peggioramenti in chi le segue.
Ad esempio il “pensiero positivo”, quando è mal compreso, diventa una specie di sistema interiore di autoregolazione e castrazione del pensiero e dell’identità. Immagina: ogni volta che “pensi negativo” parte una specie di meccanismo auto-giudicante, che ti porta a pensare che sei una brutta persona, sbagliata.
Queste filosofie fanno spesso riferimento al concetto che “sei sbagliato”, che si conosce più facilmente col tema della “colpa”: nasci sporco/a, con una colpa originaria e sei, per ciò, naturalmente predisposto all’errore. Sei sbagliato, insomma.
In particolar modo “lei”
Non ricordo bene dove e quando, in realtà non ricordo nemmeno chi fosse, ma qualche tempo fa ho seguito un video di una donna che diceva chiaramente che “Le donne pensano che è sempre colpa loro, che stanno sbagliando qualcosa”.
Mi è sembrato terribile, soprattutto perché lo riconoscevo come “vero”.
Pensaci: se siamo in una società dove si sta ancora ragionando sul fatto che se una donna “veste in un certo modo”, allora si è cercata la violenza… allora anzitutto mi viene da dire “non abbiamo capito niente dell’Eros, del sesso, del rispetto e soprattutto della donna”, in secondo luogo comprendo come una donna possa sentirsi: sempre responsabile, colpevole e nell’errore.
È anche per questo – un validissimo motivo in più – che mi viene da criticare il sistema di “miglioramento personale” e da proporre di sostituirlo con un più concreto e sano processo di “scoperta di sé”, di ciò che si è, limiti, desideri e orizzonti, con un seguente percorso di liberazione del piacere, per vivere pienamente il dono della vita, e di responsabilizzazione, per viverla in modo etico.
Infine, insomma, mi viene da dirti:
“Se tu cambi, cambi tu, il tuo modo di vedere le cose e rispondere / agire nel mondo. Cambiano la qualità di scelte che prendi e le possibilità che hai. Questo conta.
L’altro non cambia, non necessariamente. E se l’altro non cambia, non desiderare cambiarlo, rispettalo e lascialo andare.
Tu però non fermarti: vai per la via della felicità e del piacere”
Cambiare te, d’altronde, è l’unico modo per portare un cambiamento – se proprio insisti – anche attorno a te, nel mondo. Perché se cambi, un cambiamento è avvenuto. Perché è un inizio, perché se lo fai, è fatto e perché chi vuole può trovare in te un’ispirazione, un esempio. È questo l’unico modo di cambiare gli altri: sono loro a decidere se cambiare e quando.
Gli altri hanno le loro strade, ognuna diversa, ognuna con i propri tempi. La cosa migliore che puoi fare è averne rispetto.
Insomma, se vuoi un cambiamento che abbia un effetto anche nel mondo, cambia per te e lascia che sia, non farlo con la volontà di cambiare altri o altro. Se potrai essere un esempio per qualcuno, quel qualcuno ti cercherà.
Come diceva Gandhi: “Sii il cambiamento che vuoi vedere nel mondo”.
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