
In uno dei miei vagabondaggi filosofici, perso tra idee e significati etimologici, atterrai sul termine “sacerdozio”.
Una pratica che ad oggi vediamo coniugata esclusivamente al maschile, nei ranghi della chiesa cattolica, ma che ha in sé un mistero importante che secondo me bisogna risvegliare, per poter restituire il sacerdozio al femminile e rammentare il ruolo Sacro del Femminile.
Il sacerdozio
La pratica del sacerdozio è una funzione specifica per la quale un individuo diviene “ministro di un culto”. In questo, di fatto, nulla cambia dalle antiche culture che praticavano il sacerdozio. Quello che cambia e che porta una profonda differenza, è la religione di riferimento.
I culti di un tempo, che oggi spesso si chiamano “pagani”, non erano solo “monoteisti”, ma spesso erano dei veri e propri sistemi animisti per i quali il divino era ovunque (panteismo) e, quindi, non di rado veniva identificato nella natura, a sua volta vista come espressione di quella “Madre Terra” che sembra essere stata immagine fondante di molti culti matriarcali di un tempo.
Quello che è cambiato è, quindi, solo il passaggio da una divinità di natura, sciamanica, femminile, ad una ideale, dogmatica, maschile.
Il sacer
L’etimologia della parola ci porta a scoprire che il sacerdozio è la funzione con la quale si riconosce un “ministro del sacer“.
Cambia poco, di fatto. Ma chiediamoci il significato di quel “sacer“. Termine legato al “sacro” di certo, che intende indicare un confine, un limite invalicabile, che è proprio la definizione del sacro: la memoria di un confine invalicabile. Ma non solo…
Come ricorda anche Roberta Rio nel suo “La Via del Corpo – Il sentiero che conduce dal sesso all’Amore”, c’è molto di più dietro a questo termine, perché il sacer è l’energia della terra.
Da sempre raffigurato come un serpente, che striscia perché conosce la terra e i suoi misteri ed in essi sa muoversi, il sacer è stato tolto al Femminile, che ne è unico possibile ricettore: la donna ha una sessualità ricettiva, che raccoglie le energie telluriche e le incanala, così da poterle tenere in grembo, comprenderle e alla fin fin fine anche comunicarle. Questo era infatti il lavoro di una antica “Pythía“, le donne sacre ad Apollo, le pitonesse dell’oracolo di Delfi.
Restituire il Sacerdozio al Sacro Femminile
Riconoscere la natura del sacer e rimetterla in mano al Femminile è fondamentale per poter ricominciare ad ascoltare la voce della natura, del pianeta, di quella Grande Madre che una volta veniva venerata e riconosciuta, ma che oggi… non lo è più.
Rimettersi nelle mani di una saggezza altra, non divinatoria ma ctonia, concreta, fatta di una logica non mentale, fatta di sentire, di visioni e di un profondissimo rispetto di quel “qualcosa” cui siamo tutti collegati. Auspico un ritorno a questa forma di “governo”: la capacità di ascoltare non solo quello che a noi umani sembra essere giusto o sbagliato, ma ciò che è bene, al di là di tutte quante le convenzioni, per l’umanità ospitata nel grembo di una Madre.
Grazie Matteo.
Ho sempre sentito in me queste parole e la natura e sempre stata la mia unica fede e forza. La mia madre.
Grazie.
Grazie a te! ^_^