
Il futuro è il luogo ove passeremo il resto della nostra vita. È lo spazio delle prospettive, dei figli, delle conseguenze. Quello di oggi è a breve scadenza: è necessario riprogettare il futuro. Per farlo bisogna pensare, immaginare e creare nuove prospettive.
Qualche giorno fa, a New York, è apparso un enorme orologio digitale che scorre all’indietro: è un count-down. Lo chiamano “ClimateClock“, indica quanto tempo resta alla Terra.
È la fotografia del futuro, ma anche del passato: delle scelte che abbiamo fatto e dei loro effetti. Ora è urgente riprogettare il futuro, ma per farlo è necessario comprendere cosa ci attende e come agire.
Perché è necessario riprogettare il futuro
Pensare Futuro è necessario, perché le scelte del passato ci hanno portati verso una situazione invivibile: un pianeta sulla fine dei suoi anni, specie animali in estinzione; migliaia di morti di fame, di mancanza di igiene e malattie, per guerre in atto; colpi di stato, crisi umanitarie e migrazioni dettate dalla paura; una economia instabile ed una finanza poco etica; un progresso tecnologico talmente rapido da creare vuoti nel mondo del lavoro; nessun piano reale di rimpiazzo delle risorse.
Ecco alcuni degli scenari:
ClimateClock
Partiamo da qui: un pianeta cui restano pochi anni di vita è il simbolo di una serie di scelte, prese nel passato, che non hanno saputo guardare al futuro. Un pensiero miope, produce azioni di breve portata, con conseguenze a lungo termine a volte mostruose.
E se invece non porteremo l’attenzione sul problema climatico?
Se non ascolteremo la voce degli esperti?
Cosa accadrà tra sette anni?
Mondo del lavoro
Probabilmente saremo sempre più nelle mani di IA e robot, automazioni ovunque, che prenderanno il nostro posto nelle mansioni più meccaniche e pesanti, restituendoci lo spazio per pensare, ma creando un vuoto occupazionale.
Probabilmente le macchine si prenderanno anche cura di noi, occupandosi di caring.
Cosa accadrà quando le case, gli ospedali e le città saranno gestite con automi?
Come cambierà la nostra visione del mondo?
Come cambieranno le relazioni tra le persone?
Quali grandi eventi avverranno? Perché? E cosa comporteranno?
Demografia e risorse
Sembra che la popolazione mondiale sia destinata a crescere e ad invecchiare. Siamo sovrappopolati, le risorse scarseggiano già adesso (abbiamo raggiunto l’overshooting day in agosto) e ci saranno più persone bisognose di attenzione, servizi e cure, di quante non potranno darne.
Come gestiremo le risorse?
Come cambierà la cultura della cura?
Come organizzeremo gli spazi per i nuovi arrivi?
Ci saranno nuove divisioni dovute alle risorse e alle ricchezze?
Educazione e formazione
Il Covid-19 ha portato un modo diverso di fare formazione e educazione, che passa dalla distanza, dai corsi progettati e registrati in anticipo, che aprono porte su scenari di personalizzazione e centralità della persona, nonostante la distanza.
Come, il Covid-19, cambierà la nostra “umanità”?
Come ci adatteremo ad una maggiore distanza e digitalizzazione?
A quali fenomeni avremo modo di assistere?
Cosa significherà, nell’educazione dei nostri figli?
Per Pensare Futuro, conosci il presente
Gli scenari per il futuro sono molteplici e richiedono una notevole capacità di informazione sia orizzontale (vastità di temi che si intersecano) e verticale (approfondimento su tali temi).
Ciò che se ne può dedurre è che è fondamentale conoscere il momento storico, economico, politico, sociale e tecnologico da cui stiamo guardando al futuro.
E non solo: dobbiamo anche sapere come il presente influenza il nostro modo di pensare, la visione e le prospettive. Ecco quindi di cosa dobbiamo accertarci:
- i confini del pensiero
Entro cosa stiamo muovendo il nostro pensiero? Quali sono le idee che gli fanno da confine? Se lo sappiamo, siamo anche consci di quali sono i limiti di applicabilità delle nostre idee e visioni.
. - le basi della conoscenza
Non sempre si hanno le conoscenze “esatte” della realtà dalla quale ci si affaccia sul futuro: le news, gli studi e le ricerche sono soggette sia a mutamenti, sia a male interpretazioni. Dato chq quelle informazioni sono le basi sulle quali ci ergiamo per guardare oltre, è bene assincerarsi di avere le giuste informazioni.
. - gli strumenti di indagine
Pensare futuro – se vuole essere un esercizio utile – non può essere un’attività simile al gioco dei bambini: quell’atto creativo è utile, nella sua funzione immaginativa, ma deve essere anche consapevole, informato, agganciato ad una necessità specifica e reale.
Futuro: cosa ci aspetta
Partiamo da qua: comprendiamo che, di futuro, non ne esiste solo uno, ma centomila e forse anche di più.
Grazie alla globalizzazione dovuta a internet, alla impressionante velocità che hanno raggiunto le scoperte scientifiche e le innovazioni tecnologiche, oggi – come mai prima – siamo soggetti ad una complessità incredibile.
È un po’ quello che, dagli studi sulla complessità, viene considerato il “mondo VUCA”:
- V – volatilità
La velocità con la quale ci sono gli eventi, le innovazioni, le scoperte e il flusso di informazioni.
. - U – Incertezza (Uncertainty)
È più difficile “prevedere” il futuro e, soprattutto, anticiparlo. Ci sono tante situazioni in ballo e molte di esse sono sull’orlo di uno stato che potremmo definire “singolarità”: una specie di punto di non ritorno.
. - C – Complessità
I sistemi sono molti e strettamente correlati tra loro: un cambiamento in uno di essi, comporta sconvolgimenti anche negli altri, creando una enorme complessità da conoscere, prevedere e gestire.
. - A – Ambiguità
Non solo ci sono molte informazioni, ma non sempre sono chiare, trasparenti, affidabili. Siamo in una situazione di difficoltà di conoscenza, che potremmo definire “fumosa”.
Quali sono i futuri possibili?
Ne esistono diverse versioni, tutte interessanti e utili, perché parziali e – spesso – molto verticali: partono da un punto di vista singolo.
È utilissimo conoscere più visioni possibili del futuro, per poter riflettere tra loro in modo trasversale.
Ti cito alcuni testi interessanti, dove puoi trovare prospettive e idee:
“21 Lezioni per il XXI° secolo“, Yuval Noah Harari
L’immancabile prof. Harari, che riesce sempre a spalancare le porte della riflessione, dando scorci su un passato, visto con un occhio diverso, e verso i futuri.
“Benvenuti nel 2050. Cambiamenti, criticità e curiosità“, Cristina Pozzi
Un libro a metà tra una ricerca e un racconto. Ci trovi diversi possibili futuri anche incredibili, che servono a farci riflettere. Piacevole e giocoso, leggero come il modo di affrontare il futuro di questa incredibile ragazza.
“Questa è l’America. Storie per capire il presente degli Stati Uniti e il nostro futuro“, Francesco Costa
Storie, storie americane, con scene e retroscena. Utile per avere una visione diversa, non necessariamente mainstream, del mondo (o di una parte di esso), con cui ridipingere presente e futuro.
“Futuro. Politiche per un diverso presente” – Maurizio Carta
Professore ordinario di urbanistica presso l’Università di Palermo, guarda al futuro dal punto di vista architettonico e urbanistico, riconsiderando gli spazi, le relazioni, il ruolo delle città. Qui un’intervista.
Un altro utilissimo spunto di riflessione viene dalla conferenza: “Il nuovo piano strategico del Politecnico di Milano: competenze e creatività per riprogettare il futuro”, che trovi in streaming su IlSole24Ore in versione integrale (3 ore).
Una mia idea sul futuro?
Non mi piace avere idee, ma mantenermi aperto a più possibilità, individuando – magari- quelle che mi sembrano le caratteristiche che trovo con maggiore ridondanza nelle diverse ricerche.
L’idea, aperta, per cui è:
- Un futuro iper-tecnologico.
Ci sono anche grandi movimenti filosofici che iniziano a chiedersi se nella “natura umana” non sia da iniziare a considerare anche la sua opera di ingegno e, quindi, la tecnologia. Non so rispondere, ma prevedo un futuro sempre più tecnologico, con IA e automi, in stile Blade Runner, ma non così inquinato.
. - Un futuro più sostenibile.
La corsa alla sostenibilità è iniziata tardi, ma sembra aver destato un interesse diffuso, almeno per la parte del mondo di mentalità occidentale. Non sappiamo se questo basterà, ma possiamo impegnarci nel fare la nostra parte.
. - Un futuro “spaziale”.
La ricerca e la “conquista” dello spazio dà dei buoni segnali, ma è anche indice che questo pianeta è allo stremo. Quindi un futuro che guarda alle stelle sia come speranza di ampliare conoscenza e confini, sia come soluzione ai problemi del pianeta.
. - Un futuro relazionale.
Sì, secondo me se c’è una cosa che resiste a tutto, sono le relazioni reali, nutrite con affetto, amorevolezza, attenzione. Queste non solo resisteranno, ma ne avremo sempre più bisogno, perché il mondo sarà sempre più invaso da esistenze in silicio.
. - Un futuro “provinciale”.
Non più le grandi megalopoli e metropoli, ma piccoli centri. L’umanità si sposterà sempre più verso centri di aggregazione più piccoli, dove poter vivere una vita più sana, equilibrata e, anche, dove poter dare meglio il proprio contributo.
. - Un futuro più partecipato.
Sia al livello della politica, che al livello organizzativo aziendale. Così come anche al livello di comunità e famiglie: i social network ci hanno insegnato che potevamo dire la nostra, ora stiamo maturando la capacità di farlo nel modo migliore: non solo per “farlo”, ma per creare processi decisionali e di conoscenza, condivisi e partecipati.
Come pensare futuro
Quando abbiamo fatto incetta del presente, raccogliendo bene le informazioni che ci servono e assicurandocene, possiamo iniziare a guardare verso il futuro.
Personalmente pratico due tipi di prassi: il pensiero immaginativo e il pensiero narrativo.
A tratti si somigliano, hanno qualche confine in comune, ma sono comunque differenti.
- il pensiero immaginativo
L’uso della facoltà dell’immaginazione permette di fare le scoperte migliori, perché conduce la capacità cosciente in luoghi di pensiero rarefatti, molto al di là del pensiero culturale, dove trovare visioni nuove, inattese e – ahimè – spesso anche molto lontane e di difficile realizzazione.
È molto utile se si ha bisogno di idee nuove, non solo innovative, ma rivoluzionarie.
. - il pensiero narrativo
Utilissimo soprattutto se si cercano visioni possibili per se stessi (chiamiamole “prospettive”): ti immagini il futuro e da lì, inizi a scrivere, descrivere, raccontare.
A seconda di quello di cui hai bisogno: puoi immaginarti nel nuovo lavoro e inizi a raccontare cosa fai, come vivi, cosa c’è attorno a te, quali sono i benefici che hai, come la tua vita è cambiata, ma anche quali sono stati gli ostacoli che hai incontrato e come li hai superati.
Ci sono ormai tantissime ricerche scientifiche sull’utilità delle prassi narrative (ne parlo ad esempio nell’articolo “The Batman Effect“) e sul pensiero immaginativo (alcuni li riporto nell’articolo sull’immaginazione e l’ampliamento della coscienza).
Per riassumere, quindi, per pensare bene al futuro, devi:
- conoscere il presente da cui ti affacci sul futuro;
- sapere verso quale direzione stai guardando e quali sistemi sono coinvolti;
- conoscere i limiti del pensiero e della conoscenza;
- fare esperienza immaginativa iniziale, di esplorazione e scoperta (scoprire i “possibili”);
- vagliare i futuri possibili attraverso il filtro delle informazioni che avevi verificato (passare dai “possibili” ai “probabili”);
- decidere in che direzione muoverti (dai “probabili” ai “preferibili”).
Questo procedimento è in parte spiegato nel mio ultimo libro: “Andata e Ritorno. Istruzioni per il viaggio immaginale“.
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