
Un proposito non è uno scopo, è un obiettivo chiaro e ben definito, che ti permette di portare il tuo contributo per realizzare il mondo che vorresti.
Da qualche anno, ormai, si parla di Purpose Economy, ovvero di un profondo movimento che c’è in particolar modo nelle aziende, di trovare il proprio Purpose / Proposito, renderlo chiaro e muoversi in quella direzione.
Almeno nel migliore dei casi, perché troppo spesso, quella del Purpose, è stata una moda “acchiappa-like” ideata per dare lustro al brand, restando però solo “parole”, con pochi fatti.
Negli ultimi due anni, però, è accaduto anche dell’altro: non solo le aziende, ma anche le persone hanno sempre più cercato di fare luce sul proprio Proposito, a volte anche con un po’ di confusione tra tutti quei termini che sembrano interscambiabili: proposito, scopo, missione, visione.
Vediamo cosa è necessario fare, e perché, per individuare un buon Proposito personale.
Identità di un Purpose
Messo avanti.
Partiamo da qui: l’etimologia del termine ci dice che un “pro-positum” è qualcosa che abbiamo posto innanzi a noi. Qualcosa di solido e tangibile, che possiamo prendere, spostare e vedere chiaramente. Un po’ come ogni “problema” e “progetto” (parole di origine greca e latina che significano “gettare avanti”) il proposito è qualcosa che ci fornisce un punto di riferimento verso cui muoverci e, allo stesso tempo, ci dà spazio d’azione possibile. Ci invita a muoverci dicendoci in modo chiaro dove andare.
Dove voglio andare.
Quindi, prima di tutto, è necessario capire verso cosa muoverci. Quando lo facciamo, che sia per fare un viaggio, come anche per andare a fare la spesa, quello verso cui guardiamo non è il primo passo da cui iniziare, ma l’obiettivo lontano, l’orizzonte. Chiamiamolo “scopo”, dal greco “scop-èo“, col significato di osservare e scoprire. Se segui i miei articoli, sai che “scoprire” è quello che facciamo quando usiamo la nostra immaginazione quando la rivolgiamo ai possibili o quando “infuturiamo“.
Per avere un buon Proposito, parti da uno Scopo chiaro.
Ecco, quindi, la prima regola per definire un buon Proposito: parti da una visione chiara, da uno scopo. “Come vorresti che fosse il mondo?”, questa – sulla mia esperienza – una delle domande che funzionano di più per fare i primi passi. Se hai pazienza di rispondere prima di getto e poi con dovizia di particolari, allora starai definendo una Visione, uno Scopo (visto il significato del termine, lo scopo e la visione sono la stessa cosa), verso cui iniziare a muoverti. Ci sono ovviamente molte altre domande che puoi farti e che ti aiutano a definire meglio, alcune (in buona quantità e qualità) le trovi nel videocorso sullo scopo che ho creato, partendo dalla struttura dell’Ikigai: videocorso Ikigai.
Quanto deve essere chiaro lo Scopo?
Una domanda fondamentale. A volte facciamo un lavoro fatto un po’ di fretta, sulla visione (scopo) e ce ne usciamo con qualcosa di utopico. Ecco, questo tipo di visioni non servono: sono irraggiungibili sia perché troppo grandi, sia perché poco chiari. Diverse ricerche ormai testimoniano come, al lungo andare, una visione poco chiara invece che motivarti diventa motivo di stress, depressione o BurnOut.
Sognare in grande.
Puoi sognare in grande. In un suo libro un po’ datato ma ancora bellissimo, Tim Ferriss (il libro è “4 ore alla settimana“) se ne esce con una riflessione che ci aiuta a capire il valore di sognare in grande, le sue parole erano qualcosa come:
Se sogni in piccolo trovi un sacco di concorrenza: tutti sognano le stesse cose e litigano per ottenerle. Se sogni in grande, invece, ad un certo punto sarai solo, perché nessuno ha il coraggio di farlo!
Ai limiti dell’utopia.
Abbiamo detto che possiamo sognare in grande e che, però, dobbiamo anche avere uno scopo chiaro. Come si fa? Semplice: costruisci una visione ideale del mondo che vorresti, renditi chiari i suoi dettagli al meglio possibile e… dimentica di fare tutto da te!
Insieme è meglio.
Ecco il trucco: quella visione ideale è possibile, ma non devi realizzarla tu al 100%. Quando ti fai chiaro questo e metti il cuore in pace, allora hai spazio per procedere alla ricerca di due cose importantissime: il tuo proposito personale e… alleanze.

Purpose e identità
Inizia da te.
Hai una visione chiara? Bene: metti insieme quello che sei: cose che sai fare, talenti e competenze; motivi di vita, valori e altro che ti attiva; la tua storia personale, con tutti i suoi alti e bassi, gli insegnamenti ed i riconoscimenti e poi… definisci qual è il modo migliore, più semplice, allettante ed entusiasmante, che hai di portare il tuo contributo, per realizzare un pezzettino di quella visione.
Lo so, sembra facile, ma non sempre lo è. Ma puoi provarci, ti invito a farlo, anche perché… ne abbiamo bisogno: di persone che individuano una visione di una realtà migliore possibile e che si danno da fare per realizzarla. Il mio contributo in questa visione è quello verso la felicità, che vedo come un aumento di consapevolezza che permette il pieno sviluppo del potenziale. Come in parte faccio nel videocorso Ikigai.
Great Resignation
D’altronde questo è quello che cerchiamo, in molti, oggi: Ian Cook – in un articolo su Harvard Business Review – la definisce “Great Resignation”, ovvero “il momento delle grandi dimissioni”. Milioni di persone in tutto il mondo, spinte dal cambiamento portato dalla pandemia, hanno preso decisioni di coraggio, lasciando un lavoro ove non si sentivano soddisfatte, riconosciute, o dove vivevano un forte stress, un’alienazione e desideravano maggiore benessere. È quella che viene definita come “YOLO Economy“, l’economia del “vivi solo una volta” (you only live once).
La forza del “noi”.
E ora concludiamo questo articolo. Cosa resta da dire? Una cosa molto importante: se la tua visione è grande e hai definito il tuo contributo, ma vuoi fare di più, nel senso che vuoi dare meglio il tuo contributo, vuoi darlo in grande, oppure vuoi dare contributo anche in altro, crea relazioni, crea reti. Pensaci: un “noi” costruito con allineamento di visioni ed intenti, è una potenza incredibile, è quella massa critica di persone che possono realmente portare un cambiamento nel mondo.
Vivi365
Il nostro modo di essere un “noi”.
Con la mia consorte Lara, socia in Happiness for Future, abbiamo ideato un modo per poter dare vita ad un “noi” che insieme costruisce felicità quotidianamente, con l’impegno possibile ad ognuno, in modo morbido e gentile, un percorso di un intero anno in cui scoprire come allenare la felicità.
Ogni mese un tema unico, da scoprire con video di teoria e pratiche (oltre 30 in un anno), su cui fare esercizi ogni giorno – grazie all’agenda cartacea sempre con te – e di cui condividere, nella community di pari, in cui ogni mese faremo anche due dirette di approfondimento: per vedere se hai compreso la teoria e per migliorare le pratiche e avvicinarle a quanto ti è possibile fare giorno dopo giorno.
Lo abbiamo pensato per come lo avremmo voluto noi, anni fa e ti invitiamo a conoscere questo percorso di felicità, che si chiama Vivi365: happinessforfuture.it/vivi-365/

Molto interessante !!
Ne sono felice! ^_^