
Prima il dovere, poi il piacere. Questo è uno dei pensieri più radicati della nostra cultura ed è a fondamento di molta parte della mentalità moderna, personale e professionale. È un modo di pensare che siamo pronti a cambiare, grazie alla Scienza della Felicità.
Prima i compiti e poi giocare. Prima il lavoro, poi il tempo del relax. Il dilemma tra dovere e piacere non riguarda solo te, ma tutta la nostra cultura. Ci insegue da tempo ed è stato il fondamento della filosofia dei nostri tempi, di parte della cultura e dei modi di pensare e fare di ognuno di noi.
Grazie alla Scienza della Felicità, ora, siamo pronti a invertire i termini: prima il piacere e poi il dovere (o quasi).
Dovere e Piacere
La teoria di fondo la conosci bene: prima il dovere e poi il piacere.
È una lezione di vita che impari in fretta, fin da quando l’educazione genitoriale cercava di riportarti nei “binari”. Poi la scuola, con la penna rossa, quella blu e il sistema della “condotta”.
Infine il lavoro, dove ogni giorno ti spendi seguendo questo principio ed entro il quale vieni anche giudicato.
Ma… “dovere” e “piacere”, cosa significano?
Dovere, etimo latino “de-habere”, quindi “non avere”. Letteralmente il dovere si instaura come una logica di debito: dato che non abbiamo qualcosa, allora… “dobbiamo”.
Dobbiamo fare per avere, dobbiamo qualcosa a qualcuno (come l’affitto per la casa, quando non è nostra) e via dicendo.
Piacere deriva da “placere”, col significato di “andare a genio”, ma anche “essere liscio”, nel senso di scorrevole.
Da una parte, quindi, c’è qualcosa che non va, un ostacolo, un vuoto da colmare o da saltare (saldare, come il debito) e dall’altra c’è qualcosa di scorrevole, come una vita piacevole, in cui non ti serve altro.
La cultura del dovere
Se seguiamo il dovere, siamo dei “bravi bambini, studenti, dipendenti”.
Ma magari non siamo felici. In linea di massima, almeno.
Quando il dovere non corrisponde al piacere, non siamo felici. Cioè quando quel dovere non nasce da un piacere, quando è forzato, quando non ottiene una corrispondente gratificazione, quando è insensato, forzato e vuoto.
Questo accade praticamente sempre, dato che culturalmente poniamo “dovere” e “piacere” come opposti.
Funziona più o meno così: seguiamo il dovere, ogni giorno, tutto il giorno, dicendo a noi stessi che “poi” ci prenderemo una pausa, un momento dedicato, un’accortezza e una cura verso noi stessi, ma… non accade. E rimandiamo il momento piacevole al giorno dopo e a quello dopo ancora, fino al burnout.
L’errore del dovere e il Vantaggio della Felicità
Esistono almeno due modelli diversi di felicità.
La felicità edonica (emozionale e legata al momento) e quella eudaimonica (intesa come competenza, legata all’essere e alle pratiche).
La filosofia culturale del dovere e del piacere si fonda principalmente sul modello edonico (il piacere).
Questo significa che in questa filosofia del “dovere”, la felicità si basa su un obiettivo.
Lo dice anche Shawn Achor, autore famoso negli ambienti della psicologia positiva per il bestseller “Il vantaggio della felicità“, pubblicato per la Scuola di Palo Alto, in un famoso TedTalk (min. 9.07):
In questo modello culturale, quindi, si è felici quando un risultato viene raggiunto.
Ma, allo stesso tempo, l’indicatore della felicità viene spostato al prossimo obiettivo, rendendo – in definitiva – irraggiungibile la felicità.
La Scienza della Felicità
Finalmente possiamo cambiare modello, lo dice la scienza.
La Scienza della Felicità è un ambito di ricerca che sta avendo un enorme successo in tutto il mondo: più di 1,7 milioni di persone si sono iscritte al corso “The Science of Well Being” dell’università di Yale, rendendolo il corso più seguito della storia.
Ogni giorno puoi trovare nuove ricerche su GreaterGood, sito della Berkeley University, da cui attingere per scoprire quali sono le idee e le pratiche – soprattutto – della felicità.
Pratiche: perché la felicità eudaimonica è una competenza che può essere allenata.
Con le conoscenze e la consapevolezza, con le pratiche quotidiane, con le azioni, le emozioni ed i pensieri, con la scelta di essere felici. Lo dice anche una ricerca sull’epigenetica di Sonja Lyubomirsky.
Un libro che può aiutarti a comprendere come sia possibile “scegliere di essere felici” è “Ridi Ama Vivi“, di Lara Lucaccioni (mia consorte) e pubblicato da BUR a maggio 2020.
È un libro che ti prende, ti accompagna a scoprire moltissimo della Scienza della Felicità e in particolar modo due tecniche semplici, come lo Yoga della Risata e la Coerenza Cardiaca.
Ti invito a scoprirlo e a leggere i tantissimi feedback positivi, sulla pagina di MacroLibrarsi: https://bit.ly/RidiAmaVivi-libro
Prima il piacere e poi il dovere
È possibile fermare il meccanismo che identifica la felicità col successo e che – così facendo – sposta la felicità al di là dell’orizzonte cognitivo, rendendola inattuabile (o comunque solo edonica).
È possibile ed è vantaggioso.
Per gli individui, per le organizzazioni.
Ne sono felice.
È anche per questo che ho deciso di certificarmi CHO (Chief Happiness Officer – Manager della Felicità), attraverso 2bhappy, realtà che mi ha fatto conoscere l’idea di felicità come competenza.
Il mio scopo?
Portare visione sui possibili futuri felici, portare informazione e cultura della felicità alle persone e alle organizzazioni, lavorare insieme per costruire un presente ed un futuro migliori ed essere una Specie Felice.
Scopri il gruppo Fb “La Specie Felice“, in cui ogni giorno condivido, con la mia consorte, pratiche di benessere e di pensiero.
Grazie Matteo, non smetto mai di stupirmi di come si ricevano risposte ogni giorno alle proprie questioni del cuore ..oggi con questo tuo articolo, ieri in un passo del libro di Lara .. Come vedi da voi me ne arrivano molte☺. Nel lavoro sulle convinzioni mi era emerso giusto questo “dovere prima del piacere” che sento radicato in me profondamente.. Grazie perché questo articolo mi dà la forza di continuare a nuotare “contro corrente”.
Elena! ^_^ Grazie a te per andare “contro corrente”. Ma facciamo così: diciamo che vai “a favore di una nuova corrente”, che ne dici? 😉
Dico che ci sto!