
“Nelle tribù lo sciamano può avere qualsiasi età, può essere anziano o giovane, ma tutta la tribù, tutte le età, lo spingono nel suo stato di trance e lo ascoltano. Senza distinzione. È solo questione di una certa tendenza presente in un individuo”
– Jim Morrison
Per una qualche mia predisposizione, non ho mai creduto al binomio “dentro/fuori”.
Oggi sembra che tale fatto sia dimostrato anche dalle scoperte della fisica: l’osservatore influenza e modifica l’osservazione e l’osservato.
In questo articolo sullo sciamanesimo e sul metodo simbolo-immaginale parleremo di “dentro/fuori” ed è bene comprendersi sul fatto che sono spesso soltanto delle comodità espressivo-comunicative e non propriamente dei mondi tra loro separati.
Magari distinti, ma non separati…
Invocazione ed Evocazione
Ecco subito il motivo per cui è utile, parlando di sciamanesimo e del metodo simbolo-immaginale, parlare di “dentro/fuori”: una questione di evocazione ed invocazione.
Etimologicamente possiamo dire che “evocare” significa “chiamare fuori” (e-vocare) ed “invocare” invece è un “chiamare dentro” (in-vocare). Certo però non basta a comprendere: possiamo invocare qualcosa che pensiamo esterno, come facevano le tribù indigene disegnandosi addosso i primi tatuaggi tribali, o possiamo invocare qualcosa che è già interno e, viceversa, possiamo evocare sia internamente che esternamente.
Popoli animisti, che vedono “anima” in tutte le cose, possono evocare la pioggia o invocarne il rilassante suono, possono invocare la forza del fulmine, o di un toro, per combattere con più energia e potere (vedi anche l’articolo precedente, sullo sciamanesimo ed i supereroi), possono anche evocare il fuoco o invocarlo, per poterne sentire il potere.
E nella vita di ogni giorno?
A volte basta poco: un’invocazione semplice è quando assaporiamo un gelato, senza averlo tra le mani, o riviviamo una memoria, un sogno fatto la notte passata o anni fa. Un’invocazione è la preghiera, il canto di un mantra. E gli stessi possono anche essere evocazioni, ma dipende dalla nostra attenzione: se si dirige all’interno o all’esterno.
Molto più spesso gli spazi “vocativi” sono le Fiabe ed i Miti, i racconti ed i romanzi ambientanti in mondi fantastici (come Le Nuove Terre), le esperienze meditative, meglio ancora quelle immaginative (e sicuramente anche Le Stanze dell’Immaginazione), i sogni, i mandala ed i disegni “ispirati”.
Invocazione, Evocazione nel lavoro Simbolo-Immaginale
Chiamare (vocare) forze, energie, dèi, fenomeni naturali, animali immaginali, di potere o totemici è l’arte dello Sciamano.
E’ l’arte, cioè, di saper camminare fino alla Soglia ed affacciarsi, oppure chiamare dall’al di là di essa, questi principi energetici, vedendoli affacciare nella nostra realtà.
Ed ecco il legame con lavoro simbolo-immaginale: è l’arte di chiamare i principi energetici dei nostri mondi, facendoli affacciare in delle raffigurazioni simboliche o in esperienze immaginali.
Un Mandala Visionario, come potrai sperimentarlo in Anima Selvaggia, chiamato anche Daimon-Gramma, è un esempio di lavoro simbolico. L’ho appreso grazie a Selene Calloni Williams.
Persona che stimo moltissimo, che in parte seguo perché mi ha fatto scoprire il lato sciamanico dell’Immaginazione. Ha fondato una scuola di counselling ad approccio immaginale chiamata “nonterapia” e mi ha anche scritto la prefazione al libro su Le Stanze dell’Immaginazione.
In un lavoro simbolo-immaginale il lato sciamanico di evocazione/invocazione avviene attraverso le immagini.
Un sogno può essere rivissuto con un’esperienza immaginale guidata o raffigurato in un DaimonGramma, e così una paura, una situazione vissuta fisicamente o un evento ancora non avvenuto, che però ci assale nel pensiero o nelle emozioni.
Tutto è energia e quindi tutto può essere “vocato” (chiamato) affinché si manifesti negli spazi dell’Anima, che siano interiori o esterni, attraverso il suo linguaggio: le immagini.
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