
Esistono moltissimi tipi di pratiche meditative: da fermi, in movimento, orientali ed occidentali. Ma cos’è la meditazione? Secondo le parole del Dott. Madan Kataria, fondatore del movimento dello Yoga della Risata, è uno stato di attenzione focalizzata (e può essere acuito dalla risata).
Ho recentemente seguito il corso Inner Laughter tenuto dal dott. Madan Kataria, fondatore del movimento di Yoga della Risata. Un movimento che ha ormai raggiunto ogni angolo del globo, portando i benefici scientifici di una pratica semplice e possibile a tutti: l’esercizio della risata incondizionata.
È stata, per me, occasione di ricordare qualcosa che avevo lasciato alle mie spalle, agli esordi del percorso di consapevolezza (attorno agli anni 2006/7), quando iniziai a praticare la meditazione, ovvero il suo significato: uno stato di quiete e focalizzazione dell’attenzione.
O meglio, questa è una delle possibili definizioni, che ci apre alle riflessioni di questo articolo…
Meditazione
Meditazione e pensiero.
L’etimologia dal latino (meditari) e poi dal greco (mèdo-mai) è interessante, perché avvicina la parola al termine “pensare” ed anche a “medicare“. Un pensiero che cura, o meglio, che “guarisce” (che viene dalla radice germanica var- che ha a che fare col “vedere”). Di fatto, però, quando pensiamo alla meditazione come pratica che è arrivata in occidente dal lontano oriente, non possiamo che storcere il naso nel pensarla come un’attività di pensiero.
Meditazione e attenzione.
Nelle pratiche orientali, spesso, si cerca di raggiungere una situazione di “annullamento del pensiero” (il Nirvana). Forse è, però, più corretto dire che il fulcro della meditazione è di gestire la propria attenzione, tenendola lontana dagli oltre 75mila pensieri quotidiani.
Meditazione e Presenza.
Alla fine si arriva a dire che la meditazione è uno stato di quiete del corpo e focalizzazione dell’attenzione, che è esattamente la stessa che appresi, anni fa, in un corso sugli stati di ipnosi. Ma c’è un altro modo di definirla, ovvero come stato di quiete, di “pienezza” o di “presenza”.
Da fermi o in movimento.
Un’altra caratteristica delle pratiche meditative è che possono svolgersi sia da fermi, che in movimento. Alcune delle più famose, oggi, fanno parte dei protocolli mindfulness. Personalmente ho apprezzato molto, e praticato per anni, Ana Pana (e Ana Pana Sati, che ho appreso nel percorso come counsellor immaginale), mentre non ho mai amato molto quelle in movimento.
Al corpo, alla mente, alla parola.
Su cosa possiamo portare attenzione e quiete? Secondo le parole di Kataria durante il bellissimo corso Inner Laughter, almeno su tre aspetti: il nostro corpo, la mente e la parola. Di fatto, portare l’attenzione al corpo, aiuta ad allontanarla dalla mente, mentre per la parola viene di certo in aiuto il silenzio, o anche qualche forma di gibberish, se si vuole lavorare sulla decostruzione delle strutture.
Meditazione e Risata
Meditazione della risata.
Nelle sessioni di Yoga della Risata, il momento apicale è quello in cui si arriva a ridere 10 min. consecutivamente. È la pratica che dà il via alla produzione di un’enorme quantità di ormoni del benessere, nel nostro corpo. Di norma accade dopo che si è già riso, spesso insieme, in una sessione o al club. Questo momento viene chiamato “meditazione della risata”, perché quando la risata si libera, ridere ci fa stare in uno stato di pienezza e profonda presenza.
Risata e silenzio.
La meditazione della risata è bellissima, ma una delle pratiche che ho apprezzato di più nel mio percorso come Leader e Teacher di Yoga della Risata, è stata quella di “risata e silenzio”. Ho sempre amato il silenzio ed insieme sono un portento perché l’una fortifica l’altro.
Meditazione e silenzio.
Il silenzio e la risata sono un po’ due opposti: un’esplosione di energia da una parte e un momento di interiorità dall’altra. Forse è per questo che si potenziano, quando vengono alternati. O forse perché uno dei benefici della risata è, di fatto, quello di pulire anche il pensiero, attraverso l’ossigenazione. Di fatto, ridendo di diaframma, svuotiamo e riempiamo i polmoni, ossigenando il cervello, così che il carico mentale si azzera ed arriva la chiarezza.
In quei momenti, sia la risata che il silenzio, ti fanno raggiungere stati di presenza, quiete e profondità, meravigliosi.
Meditazione e Immaginazione
Pensiero e immaginazione.
In apertura, sotto le riflessioni sull’etimo, abbiamo visto come “meditazione” può significare “pensare per guarire” e che “guarire” si avvicina al significato di “vedere”. In poche parole: vedere è pensare per immagini. Hillman diceva che è il cuore che pensa e lo fa per immagini.
Il pensiero come meditazione.
La mia teoria, da tempo, è che la meditazione occidentale per eccellenza è il pensiero, quando lo si sa fare. In oriente si tende a portare l’attenzione lontana dal pensiero, su qualcosa che sta nel presente (corpo, respiro), ma io credo che una pratica occidentale possa essere invece quella di imparare a gestire l’attenzione, portandola in modo consapevole nei diversi territori del pensiero.
La contemplazione immaginale.
Il territorio più vasto ed ampio del pensiero è, sicuramente, quello al quale è possibile accedere con l’immaginazione. In questo luogo, la pratica meditativa per eccellenza è quella della contemplazione, che ci chiede di restare immobili, attenti e in attesa (Bachelard direbbe “in ritardo”), al fine di cogliere immagini, idee e intuizioni. Per questo assomiglia molto alla meditazione.
Meditazione come pratica
Benefici della pratica.
Meditare è, in definitiva, un modo per centrarsi e fare chiarezza, o alternando risata e standosene nel silenzio, o allontanandosi dal flusso ininterrotto di pensieri, oppure ancora gestendo la propria attenzione e navigando fino agli spazi dell’immaginazione e della contemplazione.
In ogni caso meditare permette di alleggerire il carico mentale e fare chiarezza, riequilibrarsi a livello emozionale e fisico, ampliare il respiro e la consapevolezza di se stessi, dandoci anche scorci su dimensioni altre, come i possibili.
Ritagliarsi dei momenti di pratica è molto importante, anche – e forse soprattutto – in questo momento storico.
Il mio consiglio è quello di imparare a pensare per immagini e scoprire la risata seguendo Vivi365, programma di formazione e benessere di un anno, dove trovi tante pratiche semplici per rendere la felicità un’abitudine quotidiana.
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