
Mary Poppins è tornata. Non solo nelle sale dei cinema, ma cerca spazio anche nei luoghi della coscienza ove già un tempo aveva messo piede. È tornata perché non era stata capita: la sua non era magia, ma la consapevolezza illuminata di un Buddha o di una Salvatrice.
Se hai visto la Mary Poppins del 1964, probabilmente hai molto da ridire su questa affermazione, perché ti ricordi una tata in stile “London“, non solo simpaticissima e capace di cantare e ballare, ma anche un po’ magica; insomma, un’immagine un po’ lontana dall’idea di un Buddha o di una Salvatrice.
Eppure è proprio quello il suo ruolo. Ti invito a scoprire perché…
L’origine di Mary Poppins
Prima di divenire un film di successo, Mary Poppins fu un libro, anzi: una serie di racconti che Pamela Lyndon Travers, pseudonimo di Helen Lyndon Goff, scrisse per sé e per le sorelle.
La loro vita adolescenziale era appesantita da una madre depressa e i racconti della P.L.Travers servivano come “fuga” e allo stesso tempo come “guarigione”. O almeno così disse lo psichiatra che accompagnò la Travers in una brevissima (si dice che durò un solo incontro) sessione di cura, quando ella tornò per il secondo incontro:
Non hai bisogno di me, leggi i tuoi libri”.
E d’altronde, la Travers, non era una scrittrice qualunque: studiò il Buddhismo Zen, frequentò ed imparò usanze dei nativi americani e fu discepola diretta di Gurdjieff. Insomma: probabilmente nei suoi racconti c’era ben più di una tata…
La vera Mary Poppins
L’affermazione dello psichiatra era forte: cosa ci poteva esser mai, in quei racconti, di così potente da poter curare?
Le storie. Le storie hanno sempre un potere di guarigione, perché sono come quel “sentiero dorato” di Dorothy, che ci accompagna a fare viaggi immaginali, di conoscenza, scoperta e crescita interiore, fino alla maturazione o alla guarigione.
Mary Poppins, poi, aveva un qualcosa in più.
Dal film della Disney era difficile da carpire, e di fatto la Travers non ne fu affatto felice: il film non le piacque perché a suo avviso non dava realmente forma a Mary Poppins nella sua natura.
Mary Poppins, come un Buddha
Cos’era questo “qualcosa di speciale”?
Semplice: Mary Poppins è l’immagine, moderna e femminile, di un Buddha, una Salvatrice o – meglio ancora – un Bodhisattva, ovvero colei che ha raggiunto un alto livello di consapevolezza (per esser pignoli: ha terminato il ciclo di incarnazioni) e decide di tornare per aiutare l’umanità.
D’altronde come si presenta?
Come ogni Avatar che si rispetti, arriva dal cielo. Le, poi, è elegantissima, con quell’ombrellino. E non solo: conosce il potere delle parole, che insegna ai giovani (sia a usarle che a decostruirle, col “supercalifragilistichespiralidoso” – del quale ho trovato una interessante rilettura in FB, che ti riporto negli approfondimenti sotto), che portano nel quotidiano il miracolo che chiamiamo “magia”.
Conosce il pensiero positivo (quello sano: la consapevolezza dei propri pensieri) e, a quanto pare, era informata (in anticipo, come solo un Buddha può fare), sulle moderne nozioni di Psicologia Positiva e Scienza della Felicità.
Insomma, Mary Poppins sapeva che siamo padroni di pensieri ed emozioni, come un Arjuna nella Baghavad Gita.
Mary Poppins è venuta a ricordarci di un mondo invisibile e concreto, di ricordarci di una vita interiore (e dello Spirito) e della possibilità di scovare una bellezza in tutte le cose, di un modo leggero e giocoso di affrontare la vita:
Forse quello che ti manca vive dentro di te”
– Mary Poppins
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Per approfondire:
➠ Fiabe (TAG)
➠ Il potere delle Fiabe (ARTICOLO)
➠ Mary Poppins, libro (WIKI)
➠ Pamela Lyndon Travers, ideatrice di Mary Poppins (WIKI)
➠ Mary Poppins, Bodhisattva (ARTICOLO ESTERNO)
➠ Baghavad Gita (WIKI)
➠ “Baghavad Gita”, Yogananda Paramhansa (LIBRO)
➠ Scienza della Felicità: l’abitudine della Felicità (ARTICOLO ESTERNO)
➠ interessante rilettura del “Supercalifragilistichespiralidoso” (PAGINA FB)
Te la riporto qui di seguito: in inglese è “Supercalifragilisticexpialidocious”, Super – cali (bellezza, dal greco) – fragilistic (delicato) – expiali (fare ammenda) – docious (cosa che si può insegnare). La formula magica invita quindi a “chiedere scusa per voler insegnare in modo eccezionale attraverso una pur fragile bellezza”.
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