
Distanza fisica, non sociale. Lavarsi le mani, usare soluzioni idroalcoolici. Usare mascherine e dispositivi di sicurezza. Stiamo creando una distanza, riducendo il contatto, per ridurre il contagio. Siamo nell’era della Low Touch Economy. Quali sono le implicazioni di tutto ciò? Serve una filosofia utile per Pensare Futuro.
Nel nostro futuro, staremo a distanza? È una delle domande che iniziamo a porci, visto che alcune delle regole base per affrontare il Covid-19, vanno tutte nella direzione di ridurre i contatti, per ridurre i contagi.
Di questo periodo è l’intuizione della Low Touch Economy: un’economia che inizia a pensare come “risolvere” il problema della minore vicinanza. Ne parliamo in questo articolo, aprendo una riflessione su una Low Touch Philosophy, che ci permetta di Pensare Futuro.
Low Touch
Come spesso accade, dal nome di una cosa si può capire molto. Ecco perché mi appassiono di etimologia.
La Low Touch Economy nasce come risposta al Covid-19 e quindi non ha un’etimologia antica, bensì recente.
Low Touch
Il termine “touch“, con l’avvento dei telefonini e dell’era digitale, ha assunto sempre più significato e significati: con “un touch” accetti un’amicizia virtuale, una telefonata, effettui un pagamento, selezioni una canzone, scorri la pagina di un libro digitale.
Siamo passati, quindi, da un “tocco”, segno di una presenza fisica, ad un senso digitalizzato.
Se prima, un “tocco”, poteva essere il primo passo verso una carezza, un abbraccio, un atto di avvicinamento e di conoscenza profonda, come anche di forza – in alcuni casi – ora può essere qualsiasi cosa.
Se prima il tocco era sulla pelle, ora è a volte su uno schermo.
Un passaggio epocale, che aveva già da tempo cambiato il nostro modo di intendere e fare relazione. Fu uno dei passaggi clou dei social network: uno spostamento del sociale dai locali, ai telefonini.
Cosa significa, allora, che questo “touch” diventa “low”?
Low, minore, inferiore, basso. Un futuro di relazioni a bassa intensità per quello che riguarda il touch, il tocco.
Relazioni, presenza personale, accesso ai luoghi, accesso alla realtà – se volessimo riassumerlo in una parola – tutto questo sarà soggetto alle regole del Covid-19 e della distanza.
Low Touch Economy
Pensare Futuro seguendo questo driver, ci porta ad immaginare situazioni come:
- aumento di automazioni
In generale, in particolar modo, per i servizi di tipo pubblico, ci saranno maggiori automazioni, per ridurre al minimo i contatti, ad es: robot che servono nei locali, macchine per la purificazioni di ambienti (come negli aeroporti e mezzi pubblici), ecc…
. - riduzione e/o virtualizzazione di posti in eventi
Teatri, cinema, luoghi di affollamento, come anche le arene per i concerti, subiranno – oltre alle sopra citate norme igieniche automatizzate – una riduzione di posti a disposizione o una virtualizzazione degli stessi.
. - cambiamenti nel modo di pensare e organizzare la socializzazione
Ci vedremo di più online, gli spazi condivisi dal vivo dovranno rispettare le regole della distanza e saranno ri-organizzati in modo diverso, cambieranno gli spazi ed in qualche modo anche il nostro modo di pensare.
. - in ambiente lavoro: persone, automazioni e robot
Sì, è vero, rientra un po’ nel primo punto (delle automazioni), ma secondo me merita una menzione a parte, poiché il tema dei lavori nuovi e di quelli che spariranno, è assolutamente da tenere sotto controllo.
Low Touch Philosophy
Una riflessione filosofica che vada in questa direzione, ha in sé molte domande, eccone solo alcune:
- lato sociale
Come cambierà il nostro modo di pensare e agire la socialità?
Ci abitueremo alla distanza o troveremo modi alternativi di superare questa barriera?
. - lavoro
Qual è l’evoluzione dopo lo smart working?
Chi farà produzione verrà sostituito da robot o diventerà ancora più necessario?
.
- tecnologia
Cosa nascerà, come tecnologia, per aiutarci?
Inventeremo qualcosa che saprà surrogare la distanza?
. - lato esistenziale
Come cambierà il nostro modo di intendere il senso di umanità?
Una prima riflessione va nella direzione della ricerca e del pensiero che ci stiamo ponendo: la presenza del virus sembra avrà una sua continuità e quindi non possiamo esimerci dal pensare considerando il Covid-19, ma… questo non ci deve impedire di pensare anche ad alternative senza pandemia.
Abbiamo bisogno di una maggiore creatività ed ampiezza di prospettive, insomma: non possiamo pensare solo nei confini della realtà attuale e di quella attesa.
In secondo luogo, le soluzioni. Molte delle idee che si trovano in questo momento vanno nella direzione di un aumento di innovazione tecnologica (automazioni, IA, IoT, robot, ecc…). Sarebbe opportuno pensare anche in assenza di essi.
In terzo luogo, l’impatto esistenziale. Quel che spesso manca, in una “Economia” è la riflessione sugli impatti. Nel corso degli ultimi anni abbiamo visto un sempre crescente interesse verso un tipo di economia “circolare”, “etica”, del “bene comune”, che intende sempre più mettere tra i suoi paletti la riflessione sull’impatto ecosostenibile, il pianeta e l’essere umano, ma…
Non siamo ancora arrivati ad una vera e propria Economia della Cura, del Senso di Umanità, della Bellezza; quindi è necessario, sempre, porre la riflessione filosofica ed esistenziale al fianco di quella di carattere puramente economico.
Infine, la partecipazione.
Oggi è sempre più necessario spostare lo sguardo non solo verso i super-esperti, ma verso il people, quelle persone che sono da sempre le prime a sperimentare i cambiamenti nel proprio quotidiano e che, da qualche tempo, hanno il desiderio di essere chiamate in causa, di essere attive ed ascoltate.
Per cui… secondo te, quali sono le considerazioni da fare, pensando ad un futuro Low Touch?
Ti leggo nei commenti, per dialogare insieme, se vuoi.
Ciao Matteo. Secondo me si potrebbe riflettere su quanto riusciamo a stare bene con noi stessi. Spesso l’altro è uno scaricabarile o un capro espiatorio, altre volte è una dipendenza affettiva, altre volte è quel tempo dedicato al fuori di sé, che impedisce di guardare dentro.
Stando bene da soli, credo sia più facile accettare anche un diradamento della presenza dell’altro…
È un’occasione unica per fare crescita personale.
Il virus non è colpa di nessuno: questo dovrebbe spingere anche ad una totale accettazione della realtà.
Low touch skin diventa Deep touch soul.
E perché no? Sarebbe bello, Concettina, che questa minore vicinanza diventi un particolar modo una maggiore centratura e ricerca personale nella consapevolezza di sé.
Eppure… qualcosa mancherebbe. La relazione è connaturata all’uomo, da sempre, ci ha permesso di creare grandi comunità e progredire.
Dove ci porterà una minore e/o diversa relazionalità? ^_^
Più che una riflessione, una domanda. ‘Contatto’ e ‘contagio’, mi pare, hanno la stessa etimologia: ‘cum-tangere’, ‘toccare insieme’. Nel ‘touch’ manca in ‘con’, l’insieme… è questo che stiamo perdendo, dobbiamo trovare altre modalità o ipotizzare che si possa essere insieme anche se distanziati fisicamente? O forse potrebbe essere un primo passo per implementare una comunicazione ‘sottile’, tipo telepatia tanto per intenderci?
Grazie Grabriella. Certo… la mancanza del “con” ci spingerà verso altre direzioni.
D’altronde l’entrare in contatto è necessario al vivere. Telepatia? Chissà…
Se metto insieme il tuo commento ed il precedente, dove il Low Touch poteva divenire un Deep Touch, allora mi viene da pensare che ci troveremo nel profondo.
Stimoli interessanti. Da rifletterci! ^_^