
Libri e biblioteche sono luoghi storici senza tempo: da quando è iniziata la storia (con la scrittura), abbiamo compreso il valore di questi oggetti e anche oggi, nel corso della rivoluzione digitale, sopravvivono. Anzi: sembrano essere un appiglio verso il futuro.
I libri ci accompagnano da sempre (o quasi) e sono sempre stati una risorsa importantissima per trasmettere conoscenza, scoprire e costruire visioni, sistemi di idee e pensieri, cultura.
Sono spesso gli invisibili attori di cambiamenti profondi della società, hanno il potere di farci viaggiare nel tempo (riportano idee dal passato e raccontano di possibili futuri) e nello spazio, portandoci in luoghi inesistenti.
Sono la migliore arma contro la peggiore miseria umana, l’ignoranza (culturale, emozionale, della consapevolezza), e l’appiglio a cui aggrapparsi per costruire il nostro migliore futuro.
Libri
L’importanza del libro giusto.
Sono il primo della fila nel dire che ci sono libri e libri e che ognuno può amare una tipologia di lettura, piuttosto che un’altra. Ricordo bene quando misi il naso nel primo testo di saggistica: era il 2006, il testo in questione era “Il tao della fisica” di Kapra. Fino a quel momento avevo letto sì e no i libri obbligatori per le scuole e scoprii cosa significava “trovare il libro giusto”.
Cos’è un libro.
Un oggetto fisico, un contenitore di storie, un portatore di pezzetti di anime, una porta su mondi, una catena che permette di tramandare conoscenza, un luogo spaziotemporale, una via di fuga, l’inizio di un’idea, un consigliere fidato, un bisbiglio all’orecchio… per ognuno un libro è e può essere molte cose.
Una parentesi, in questo articolo, meritano anche i libri fantasy e di fantascienza, che troppo spesso sono visti solo come “evasione dalla realtà”, piuttosto che occasioni per scoprire e creare nuove realtà, e sui quali Tolkien si pronunciò in questo modo:
le uniche persone che inveiscono contro la fuga sono i carcerieri
Libri, società e futuro.
Un libro, però, è molto più che solo un oggetto: possiamo dire che ogni libro porta con sé pezzi di conoscenza, ma non solo.. io credo che i libri siano anche strumenti di consapevolezza, azione civica, costruzione di cultura e società.
Libri e digitale.
C’è chi dice che i testi digitali sostituiranno quelli cartacei. Secondo me non accadrà: sono d’accordo con Douglas Adams, quando diceva che i libri sono come gli squali, che c’erano con i dinosauri e continuano ad esserci. Certo lo diceva prima dell’avvento del kindle, ma… mi sembra di vedere anche in molte produzioni fantascientifiche che i libri ci sono, sempre… magari come oggetti rari, ma sopravvissuti. E mi piace sperarlo.
Lettura e pensiero
Cosa significa leggere?
Se un libro è un oggetto capace di farci viaggiare, è anche in grado di farci pensare. Credo che la relazione tra lettura e capacità di pensiero sia molto stretta e direttamente proporzionale: più leggo, più sono in grado di pensare in modo ampio, confrontando idee e punti di vista, riconoscendo errore e alternative.
“la narrativa … ti costringe a imparare nuove parole, a pensare nuovi pensieri”
– Neil Gaiman, “Perché il nostro futuro dipende dalle biblioteche, dalla lettura e dai sogni ad occhi aperti“
Leggere è pensare.
Ho una teoria: il pensiero immaginativo è anche un pensiero narrativo. Sono due modi di pensare molto collegati: pensa a quando ti venivano lette delle fiabe o quando, tuttora, leggi qualcosa di fantastico. Quello che accade è che, da quella narrazione, nascono in te delle immagini, che sono il racconto della storia, ma che sono – allo stesso tempo – un’esperienza.
Come sostengo in “Andata e Ritorno“: pensare per immagini non è solo conoscere, ma portare la propria coscienza in un viaggio di scoperta, in cui viviamo delle vere e proprie esperienze.
Immaginare il futuro.
Probabilmente, per immaginare al meglio, abbiamo bisogno di libri (i miei preferiti) fantastici, di fantascienza, che ci possano portare in luoghi lontani, da cui poter attingere visioni creative.
A tal riguardo riporto un pezzo da un articolo che mi è piaciuto molto: “Neil Gaiman: Perché il nostro futuro dipende dalle biblioteche, dalla lettura e dai sogni ad occhi aperti“, da cui ho preso spunto per questo articolo e le riflessioni al suo interno. È una parentesi sul primo congresso di fantascienza e fantasy approvato in Cina (2007). Parlando con un funzionario, Gaiman ottenne una risposta molto interessante: i cinesi non erano bravi ad immaginare e quando inviarono una delegazione in Apple, Microsoft e Google, scoprirono che chi stava inventando il futuro aveva letto fantascienza da ragazzo/a.
Futuro sociale.
Leggere è anche creare empatia. È chiaro, perché significa creare mondi, popolarli e quindi indossare i panni di tutti, usare visioni e prospettive diverse, cambiare idea e darsi torto, per far vivere una complessità. Leggere, quindi, è anche un’azione sociale, che crea futuri in modo “collettivo”.
Nell’articolo preso di punto, su questo tema, c’è una interessante riflessione sul legame tra capacità (ed interesse) nel leggere all’età di 10/11 anni e una possibili futuri sociali:
Alcune carceri in America, per prevedere di quante celle avranno bisogno, considerarono il numero di bambini che, all’età di 10/11 anni non sapevano leggere. Certo il risultato non era perfetto, ma c’era una certa correlazione.
I was once in New York, and I listened to a talk about the building of private prisons – a huge growth industry in America. The prison industry needs to plan its future growth – how many cells are they going to need? How many prisoners are there going to be, 15 years from now? And they found they could predict it very easily, using a pretty simple algorithm, based on asking what percentage of 10 and 11-year-olds couldn’t read. And certainly couldn’t read for pleasure. It’s not one to one: you can’t say that a literate society has no criminality. But there are very real correlations.
– tratto da Perché il nostro futuro dipende dalle biblioteche, dalla lettura e dai sogni ad occhi aperti
Biblioteche
Non solo luoghi pieni di libri.
E arriviamo, alla fine, a parlare di librerie e biblioteche. Fisicamente, di certo, sono luoghi pieni di libri, ma non sono – e non sono mai state – solo questo. Sono tesori aperti, che contengono ricchezze a disposizione di tutti; sono luoghi di incontro e di scambio; sono incroci di idee, che costruiscono altre idee. Per i più affezionati al valore dei libri, sono dei templi sacri, in cui sono contenute le voci di tutti i mondi ed i tempi possibili.
Scripta manent.
Ad oggi, è vero, l’informazione è online, nel telefonino, in ogni dove. La puoi raggiungere cliccando un tasto, girando la testa, muovendo un dito. È facile, vicina, veloce. Anche troppo: secondo Eric Schmidt (che fu amministratore delegato in Google fino al 2011), ogni due giorni produciamo una quantità di informazioni pari a quante ne abbiamo create dall’alba della civiltà ad oggi. Questa velocità fa pensare: è come un ciclone che si porta via tutto quello che trova sulla sua strada e possiamo quindi ben pensare che molte di queste informazioni spariscano in fretta. Ma i libri restano.
Coltivare luoghi di lettura e pensiero.
Credo ancora fortemente che, nonostante tutto, qualcosa non cambierà. Certo, forse lo dimenticheremo, correndo dietro alle mode dei selfie e degli influencers, ma l’importanza ed utilità dei libri e delle biblioteche, della lettura e del racconto, di luoghi in cui incontrarsi e pensare, scambiandosi storie, è nel nostro DNA da quando eravamo nomadi.
I luoghi del futuro.
Per chiudere l’articolo, eccoci con una domanda: come immagini le biblioteche del futuro?
Se ti va, puoi scriverlo nei commenti. Qui ti lascio qualche domanda utile:
- come devono essere fatte, come struttura?
- cosa ci deve essere dentro, secondo te?
- chi ci vorresti incontrare?
- come vorresti uscire (sensazione) da questi luoghi?
- quando credi sarebbe opportuno andarci?
- che tipo di spazi sono?
- ci sono iniziative? Di che tipo?
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