
“I Tarocchi possono fare miracoli se tu non lasci che la mente interferisca. E il modo perché la mente non interferisca è quello di non interpretare ma di visualizzare, non di avere significati fissi e prestabiliti per le carte ma di affidarti alla tua intuizione… “
– Osho
Le Stanze dell’Immaginazione ed i Tarocchi (il Tarot) sono due sistemi simbolici e come tali possono essere confrontati in modo che da questa interrelazione si possa comprendere di più di entrambi.
Ecco qualche spunto per addentrarsi nel mondo delle immagini, che siano archetipi o rappresentazioni simboliche, ed uscirne con qualche informazioni in più anche per conoscere il proprio mondo (non solo interiore) e se stessi…
Tra Archetipo e Simbolo
Quando si lavora con dei sistemi simbolici è sempre bene avere chiaro in mente il significato dei termini “archetipo” e “simbolo”.
Il significato etimologico del termine “archetipo” è “forma originaria”. In poche parole gli archetipi sono quelle “immagini” che troviamo alla base della vita di ognuno di noi: sono le radici del nostro DNA simbolico (e spirituale).
Viceversa il termine “simbolo” significa “mettere insieme”. Personalmente considero il simbolo l’alter-ego dell’archetipo: ambedue sono delle immagini, ma svolgono delle funzioni diverse, poiché il primo ha a che fare con dei significati universali (il richiamo è all’inconscio collettivo junghiano), mentre il secondo ha più un carattere estetico.
Un carattere “estetico” è quello proprio dell’arte, dove un’immagine mostra se stessa solo in parte, lasciando sempre aperto uno spiraglio da cui trapela l’infinito, l’assoluto o, nel caso le immagini siano quelle interiori, il divino (o l’Anima).
Possono quindi esistere delle immagini che svolgono una duplice funzione: sono archetipiche perché rappresentano informazioni antiche ed universali (funzioni “originarie” della Psyché) e sono simboliche perché in base al momento in cui vengono consultate (“viste”) danno dei significati sempre nuovi. E questo è sicuramente il caso dei Tarocchi.
I Tarocchi (il Tarot)
Il Tarot, più frequentemente incontrato col nome plurale di Tarocchi, è uno dei sistemi simbolici più antichi, conosciuti, usati e studiati. Non per questo, però, possiamo dire di saperne tutto…
I Tarocchi sono, in totale, 78 carte divise in 22 Arcani maggiori e 56 minori. Possono essere utilizzati in moltissimi modi differenti anche se i più conosciuti sono la “cartomanzia” e la “tarologia”.
Questi due approcci, o scuole di pensiero, si differiscono moltissimo l’una dall’altra: la prima considera gli Arcani come degli oracoli cui fare domande “sul futuro”, facendo rientrare la cartomanzia nel macro ambito della divinazione; la seconda invece rispetta più i crismi della psicologia (quella junghiana, naturalmente) o quantomeno cerca un logos su cui basarsi.
Come funzionano i Tarocchi?
Prendiamo una stesa di carte, così si chiama una elaborazione del Tarot, ed andiamo ad osservarla. In base alle carte presenti si possono leggere infiniti significati e tra essi di certo si nasconde la risposta alla nostra domanda. Ed è quindi necessario avere una domanda. Anzi, una domanda ben posta, formulata con attenzione. Una richiesta che riguardi il momento presente ed i suoi futuribili o le possibili cause delle nostra realtà che si nascondono nel passato.
In secondo luogo bisogna imparare a vedere: uno degli stratagemmi utili alla lettura dei significati nascosti (“arcano” significa “segreto” e quindi, come dicevamo, i Tarocchi dicono senza dire tutto) che i Tarocchi veicolano è quello di andare al di là dell’apparenza.
E dato che si tratta di un uso “simbolico”, personalmente sono in accordo con Osho: non bisogna cercare significati “altri”, che siano chissà dove, ma è bene imparare a restare con quello che c’è, che si è manifestato nella stesa. Sono i dettagli che specificano la risposta “del momento” (o la sincronicità), le immagini che tornano, le ridondanze, le relazioni.
I Tarocchi e Le Stanze dell’Immaginazione
Una delle molte possibili relazioni tra questi due sistemi simbolici, quindi, è proprio relativa al “leggere piuttosto che interpretare”.
Mi piace pensare che “inter-pretes” significa continuamente demandare il nostro rapporto con l’Anima (e le sue immagini) a qualcun altro. Nella nostra religione è il “pretes”, mentre nei sogni o nelle esperienze immaginali e simboliche, sono spesso i significati “altri”: abbiamo spesso la convinzione che il significato di quello che cerchiamo sia nascosto da qualche altra parte, in qualche libro o in un “inconscio collettivo” di cui qualcuno sa dirci qualcosa.
Per come la vedo io, invece, la risposta è tutta lì, nelle immagini che l’Anima ha scelto per mostrarsi e bisogna solo vederle per quello che sono, con attenzione, andando al di là del giudizio che se ne può dare.
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