
Che cosa sono i NAT? Perché farne delle carte? Perché sono detti i Signori della Natura?
E soprattutto, perché parlarne?
Ho scoperto i NAT solo recentemente, facendo le mie ricerche sull’immaginale, il simbolico e lo sciamanesimo. Con queste premesse non potevo che arrivare a “Le Carte dei NAT”, libro di Selene Calloni Williams (contenente mazzo di carte e regole per usarle) che ha ripreso questa antica tradizione animista, recuperandola e dandole una forma anche attraverso un mazzo di carte, stile tarocchi.
Ma prima di passare a scoprire come usare il mazzo dei 37 NAT, è bene tentare di rispondere alle domande sopra poste, scoprendo le origini di questi Signori della Natura.
I NAT, le origini
I Nat sono degli “spiriti” che troviamo nella cultura e nella religione birmana. La loro storia è assai affascinante ed inizia molto tempo fa, probabilmente quando ancora il ritmo della vita era tale da permettere all’uomo di mescolarsi con la natura, di ritrovarsi in essa e di scoprire il suo “respiro”: i popoli birmani erano fortemente animisti, per cui ogni cosa, in Natura, era uno spirito, una forza, un NAT.
Ma le loro vicende e la loro stessa “natura” venne modificandosi ad opera del re Anawrahta (1044-1077) che, nel fondare il Primo Impero Birmano, decise di creare una religione ufficiale, non più animista, per centralizzare il suo potere.
A quell’epoca in Birmania (l’attuale Myanmar) era molto radicata la cultura ed il culto dei Signori della Natura, ai quali venivano costruiti dei piccoli templi sugli alberi (come delle casette di legno) o in altri luoghi di natura ove si percepiva, riconosceva o propiziava la loro presenza.
Quello dei NAT era un culto molto personale, perché permetteva ad ognuno di collegarsi con questi potenti esseri di natura in modo individuale, privato.
Inoltre i NAT erano moltissimi e al nuovo re serviva qualcosa di molto più semplice, perché si era reso conto che non avrebbe potuto esercitare pienamente il suo potere su un popolo “animista”, che aveva un legame diretto con il divino.
Ma era talmente radicata la cultura, che i NAT sopravvissero, anche se diminuiti nel numero fino a 37: 36 erano ripresi dagli antichi Signori della Natura ed il 37° venne creato “nuovo”. Era una figura che permetteva ala nuova religione ufficiale, il buddhismo, di integrarsi con i NAT rimasti, in modo che questi apparissero come dipendenti da quello (il buddhismo).
Le Carte dei NAT
Di queste forze naturali, Selene Calloni Williams, che conosce bene la filosofia di fondo dell’animismo in generale ed in particolare quello dei monaci buddhisti theravada, è riuscita a creare un sistema di carte incredibile. Lo dico per esperienza personale: fin da quando ho acquistato il libro “Le Carte dei NAT” ed ho iniziato ad usare il mio mazzo, ho compreso che, veramente, i Signori della Natura si concedono in esse: le carte fanno da portale tra le dimensioni.
Naturalmente poi dipende anche da chi le usa, dalla ritualità e dalla sacralità dei suoi gesti, delle motivazioni e delle intenzioni. E quindi, anche se le carte sono una “porta”, chi le usa deve sapere andare e venire dai mondi, da quello delle categorie e dei concetti a quello delle immagini e delle forze. Insomma, ci vuole uno psicopompo, uno sciamano.
Ma ad ogni modo i NAT mi meravigliano.
Per lungo tempo ho utilizzato anche altri sistemi detti di “divinazione”, come i Tarocchi, che conosco solo superficialmente, e gli I Ching, con i quali invece ho un ottimo feeling, ma c’è qualcosa nei NAT, che in questi altri sistemi non ho trovato.
La divinazione ed il sistema delle Carte
Nel libro l’autrice ci guida ad uno schema di lavoro con 10 carte. L’uso dei NAT descritto è molto semplice e semplificato, ma non per questo meno potente di altri schemi che si possono apprendere seguendo il corso sui NAT che si tiene online.
La qualità che differenzia i NAT dagli altri due sistemi è che essi si collegano alla “genìa” dell’individuo. Leggono il presente anche in base al passato, quindi, non solo per una “divinazione” verso il futuro.
Anzitutto ci tengo a dire che cosa significa “divinare”: etimologicamente significa “fare il dio, il divino”, mettersi nei suoi panni, chiamarlo a raccolta, chiedergli di manifestarsi in noi o fuori di noi. Personalmente credo poco al “dentro/fuori” e sono certo, anche per conferme ricevute nella mia vita, che tutto è Psyché, Anima.
Quindi, quando lavori con uno di questi sistemi, quello che li usa, dall’al di là della percezione, per risponderti, è la tua Anima, la Psyché (che magari si fonde con la forza degli archetipi nei Tarocchi, con la forza dei Signori della Natura nei NAT e con quella dell’Antica Sapienza per gli I Ching). Non c’è un caso, in questi lavori, c’è quasi una scienza, una Filosofia del Profondo.
E dato che tutto è Anima, Psyché, lo è anche la nostra storia, il passato, la “genia”.
I NAT e psicogenealogia e costellazioni familiari
Per chi già conosce le “costellazioni familiari” sono certo che qui il discorso comincia a creargli un certo tipo di interesse. Ma sicuramente anche per chi non le conosce, solo che magari ti manca ancora qualche dettaglio importante, per comprendere fino in fondo la potenza di questi Signori della Natura.
Quindi: che cosa sono le costellazioni familiari? E la psicogenealogia?
In breve, le costellazioni sono uno strumento ideato da Bert Hellinger, attraverso il quale si vanno a vedere delle dinamiche interiori dell’Anima, spesso legate a questioni familiari o relazionali (ma non solo), rappresentandole come in un teatro sacro, in uno spazio detto “campo morfogenetico” (morfein forma, la forma dei geni, della genia). Insomma: all’interno di questo campo, i rappresentati prendo – in qualche modo – la “forma” delle persone che rappresentano, della genia del richiedente.
E la psicogenealogia è il processo di fondo: tutto quello che abbiamo vissuto nella nostra vita, storie, esperienze, relazioni, eventi, persone, vengono presi dalla nostra mente e trasformati in immagini. C’è un processo quindi di “de-personalizzazione” che risolve tutto riconducendolo ad una matrice immaginale.
E questo perché l’immagine è la natura stessa dell’Anima (se vuoi sapere di più, ti invito a sbirciare sulla pagina dedicata all’Immaginale).
“Cammina sul fermo suolo della non-oggettività delle cose” – Milarepa
Quando accosti i NAT ad una rappresentazione immaginale della psicogenealogia, ovvero una raffigurazione di come la tua Psyché, Anima, vive (ora) la tua genia, le sue vicende, hai un supporto incredibile che sa raccontarti quale aspetto naturale dell’uomo, incide in quello specifico tratto della discendenza, della genia, che siano profondi e favorevoli legami con questi avi, doni che ti arrivano da essi, oppure gravi crisi finanziarie, o vari tipi di problemi (alcool, sesso).
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