
Esiste una Specie Nuova? Quali sono le sue caratteristiche? E soprattutto: tu ne fai parte?
La “Specie Nuova” e il processo di Speciazione (cui si lega), sono di certo due dei temi più interessanti che mi sia capitato di incontrare ultimamente.
Ho incontrato il concetto della Speciazione Culturale leggendo e curiosando l’opera di Igor Sibaldi che molto spesso (a volte quasi incredibilmente) si è intrecciata con le direzioni della mia ricerca e degli studi: ad esempio ora che mi sono iscritto all’università di Antropologia di Siena, Igor se ne esce con un libro di taglio antropologico… ^_^
Ma torniamo a noi e all’utilità che c’è nel parlare di quella che ho battezzato col nome di Filosofia della Specie (e di cui mi occuperò da oggi in poi).
Speciazione
Il processo di speciazione è un processo che avviene automaticamente in natura, da sempre, e che permette la generazione di una “Specie Nuova” da una specie precedente, che può essere definita “Specie Madre”. Il processo in sé dura molto tempo e matura lentamente, ma poi la separazione accade all’improvviso e può avvenire in quattro modi particolari:
- speciazione allopatrica (avviene per questioni di nette divisioni geografiche);
- speciazione parapatrica (la divisione geografica non è netta e ci sono scambi);
- speciazione peripatrica (avviene per via di un qualche “fondatore” che viene seguito da altri);
- speciazione simpatrica (avviene per la generazione di un nuovo gruppo all’interno del primo, che tendenzialmente non ha più affinità riproduttive col primo).
La speciazione è, quindi, qualcosa che la natura conosce bene, ma la Speciazione Culturale è qualcosa di prettamente umano: riguarda un cambiamento – spesso improvviso – della cultura. Anche qui, come avviene per le speciazioni biologiche, il cambiamento si innesta durante un lungo periodo, ma poi “accade” all’improvviso e si chiude: chiude la possibilità di speciare.
La Specie Nuova (o no?)
Ora ti chiederai se fai parte o meno di quella Specie Nuova che si è realizzata – secondo le teorie di Igor Sibaldi – con la chiusura del 2018.
Hai capito bene: le cose sono fatte, o ci sei o non ci sei. Come capirlo? Impossibile. I dati che riporta Igor Sibaldi (in “La Specie Nuova“ trovi qualche info) sono limitati e te lo dico perché ho partecipato al suo corso sulla Speciazione e… sembra che ce ne accorgeremo solo vivendo.
Ma una domanda sorge spontanea: sarà vero?
Diciamocelo: da quanto tempo accade che si preannuncia un cambiamento che poi non avviene?
Certo la nostra cultura non è più come quella di una volta: sono cambiate moltissime cose con l’arrivo di internet, in particolare è cambiata una mentalità (una cultura) e lo dice anche Baricco nel suo “The Game“, libro bellissimo, interessantissimo, da avere (letto).
Sono cambiate le regole del potere, ad esempio, dato che ognuno ora, con un click, può dire la sua al mondo intero, mentre questo prima era permesso solo a chi ne aveva mezzi (e denaro). I social network sono diventati strumenti di divulgazione, di potere e controllo, di informazione libera (di news reali o fake) e comportano movimenti di intere masse di persone, idee, capitali (vedi il caso degli influencer).
Inoltre quei “meta link” che con un click ti permettono “tutto”: entrare in contatto con chiunque, qualsiasi informazione, immagine, contenuto, luogo… sono una rivoluzione. Una specie di mondo alternativo al fianco di quello che conosci già. Una copia “zippata” in codice binario della realtà.
Se c’è un qualche cambiamento, una rivoluzione, una Speciazione in atto, ha di certo queste coordinate, ma non è chiaro ove essa conduca.
Specie e Consapevolezza
Questa nebbia che dal futuro rende anche il presente più difficile da comprendere è quello che mi piace meno del concetto di Speciazione Culturale: non fa chiarezza, ma crea divisione e confusione. Crea panico.
Chi pensa di essere speciato, chi no. Chi teme che non cambierà niente, chi si illude che tutto cambierà. E nel frattempo – ancora una volta – chi dice di fare un “cammino spirituale” cade in una delle sue trappole: quel creare divisione che si rifà al concetto invisibile e subdolo di “io sono meglio di te” o anche di quel “noi” che tende a farci identificare entro un qualche tipo di gruppo o ideale.
Credo sia un (maledetto) processo naturale che abbiamo stravolto: la natura dice “io sono diverso da te”, perché tende ad accorgersi e a dare valore alle differenze come patrimonio di possibilità e manifestazioni della vita; l’uomo tende a giudicare chi è meglio di chi per portare in atto il controllo e “avere ragione”.
Ancora una volta, quindi, mi sembra di vedere applicate le regole di un modo di fare che auspico (e mi impegno affinché) cambi e che ha come fondamento ciò che è subdolamente insito nel concetto di “spiritualità” ma assente in un percorso di “consapevolezza”: il concetto di delegare.
Noi siamo chiamati a NON DELEGARE la vita, le decisioni, gli accadimenti, bensì a comprenderli e a divenirne RESPONSABILI in modo approfondito. Dovremmo studiare legge, economia e tutto quello che serve a capire le “regole del gioco”, insomma. Solo così potremmo creare regole nuove.
Filosofia della Specie e Antropologia
Quello che ci manca è un’Antropologia che ci dica chi siamo non solo in base alle idee del momento, non in base a chi è meglio o peggio, ma sul solido fondamento di una Scienza che si occupi senza sosta di rispondere alla domanda:
cosa è un essere umano?
Da dove viene, dove va, cosa lo riconosce e lo rende tale?
Se non sappiamo questo, non possiamo né predire e né riconoscere una qualsiasi “nuova specie”. Questa è la Filosofia della Specie: la ricerca sulla natura dell’essere umano in base alla sua appartenenza alle specie (plurale) – per questo tema trovi sono spunti interessanti in “Sapiens. Da animali a dèi” di Harari.
Troppo spesso, infatti, siamo caduti nella trappola dell'”adesso” che sembra essere una cosa così poeticamente “spirituale”, dimenticandoci che solo con lo sguardo in avanti abbiamo modo di camminare:
- una economia che guarda all’interesse di adesso e dimentica che senza alberi ci estingueremo;
- una politica che ti informa su cosa farà, ma non ti dice che tipo di essere umano e di pianeta ha in mente per cui di fatto non cambierà altro che tasche ai tuoi contributi e cassetto per sogni, idee e pensieri;
- una società, che tende al momento e non costruisce più niente per chi sarà dopo di noi, tende a consumare se stessa in una mancanza di senso.
È ora di controvertire questa mentalità e liberare il Pensiero, trovare risposte alle vecchie domande e domande nuove da lasciare aperte, verso cui tendere con tutto quello che siamo: un corpo, una mente ed un cuore; individui soli e aggrovigliati in sistemi spesso disfunzionali, problemi e speranze. La Specie Nuova è il frutto di una ricerca, una lotta e una tua decisione, se vuoi.
Non so se sarà “migliore” come umanità – dato che tutte hanno i propri pro e contro, ma so che è urgente rispondere alla domande (puoi rispondere nei commenti se vuoi):
- Cosa è un essere umano?
- Cosa ci rende “umani”? Perché?
- Che idea di umanità e di pianeta hai in mente per il futuro?
- Che farai per renderlo tale? Perché?
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