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23 Aprile 2019 By Matteo Ficara 2 Comments

La Loba. Il DNA immaginale e le storie di potere personale dimenticate.

La Loba. Il DNA immaginale e le storie di potere personale dimenticate.

La Loba, una delle immagini più magiche del profondo. Una figura solitaria nella ricerca delle “ossa”: frammenti del tuo DNA immaginale, che ti raccontano storie dimenticate di te.

Della Loba si potrebbe parlare senza fine: è un’immagine ricorsiva nella storia dell’umanità e viene per raccontarci storie di potere che non si radicano nel futuro (il potere inteso come prospettive), ma che recupera dalle “ere” del passato.

La Loba viene per ricordarti quei frammenti di te che hai dimenticato e che, per te, hanno ancora qualche storia da narrare…

 L’essere “lupa” 

Ho incontrato per la prima volta La Loba nella magistrale opera “Donne che corrono coi lupi” di Clarissa Pinkola Estès e me ne sono subito innamorato. Tant’è che questo non è il primo articolo che le dedico: il primo fu un tributo alla Loba e alla Donna Selvaggia.

Fin da subito ho compreso che il suo “essere lupa” indicava un legame con una parte selvaggia e ho sentito che era possibile lavorare con l’aspetto selvaggio che la Loba rappresentava (e rappresenta sempre), non solo al femminile – parlando di una Donna Selvaggia, appunto – ma anche considerando l’Anima nel suo intero essere. Fu questo sentire che mi portò alla creazione di Anima Selvaggia.

Solo recentemente, però, sono riuscito a comprendere un aspetto incredibile di “La Loba”, che ho espresso per la prima volta nella conferenza romana di giovedì 11 aprile, presso le sale del mio editore Edizioni Spazio Interiore, di cui qui trovi il video integrale e che ti spiegherò anche qui sotto.

 Storie Selvagge 

In definitiva, questa donna selvaggia gira nei luoghi meno trafficati e civilizzati del profondo, in cerca di ossa da recuperare e da cantare: di fatto quando trova “ossa di potere”, accende un fuoco, le ascolta e le canta. Perché lo fa?

Mentre La Loba canta le ossa, accade qualcosa di magico: queste, un pezzo alla volta, tornano ad essere vive. La Loba ridona loro quel vitalismo che avevano perduto, riporta energia a quei frammenti di DNA immaginale che sono ancora contenuti nelle ossa (per sapere meglio cosa sono “le ossa”, trovi un articolo intitolato “Il Sentiero delle Ossa“).

Ecco quindi cosa ho compreso.

 Storie passate, prospettive future 

In poche parole, La Loba è una funzione del profondo che rintraccia i tuoi “desideri” dimenticati. Da piccoli sogniamo di essere di tutto, poi crescendo dimentichiamo alcune possibilità, sogni e desideri, rinsecchendoci come alberi che non danno più frutto.

La Loba viene, rintraccia quel che hai sepolto, e te lo canta.
Lo ravviva alla tua memoria cosciente, ti mostra che è ancora possibile, ti ricorda perché era importante per te.

La Loba risveglia quelle storie di potere personale che avevi dimenticato, rendendo i contenuti del passato, prospettive nuove per un tuo futuro.

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Filed Under: Blog, Fiabe, Immaginale, Narrazione, Narrazioni al Femminile Tagged With: Clarissa Pinkola Estés, favole, filosofia

Matteo Ficara

Filosofo, Scrittore
Ideatore di Le Stanze dell'Immaginazione®

Mi impegno a scorgere visioni migliori e a narrare prospettive per realizzare un'evoluzione verso la Specie Felice.
Fin dalle caverne abbiamo raccontato chi siamo nelle immagini disegnate e nelle storie narrate. Raccolgo queste storie antiche, decodifico le immagini con cui ci rappresentiamo oggi e mi impegno a pensare futuro.
.
Scopri di più su di me nella BIO.

Comments

  1. Sara Pederzani says

    13 Maggio 2019 at 23:01

    Ciao Matteo,
    non è facile prendere consapevolezza della propria “anima selvaggia”, forse è anche un viaggio attraverso l’esperienza di quello che ti succede. Per me la mia anima selvaggia si risveglia anche quando mi accade qualcosa che inizialmente sembra farmi stare male, ma poi si rivela un accrescimento interiore, così da liberarmi e vivere “ballando”.

    [MODIFICA DELL’ADMIN – rimosso parte del contenuto e link]

    Rispondi
    • Matteo Ficara says

      16 Maggio 2019 at 18:29

      Sara, certo: prendere consapevolezza della parte “selvaggia” non è facile.
      Ma piuttosto è difficile “permettersi di liberarla”, perché significa – molto spesso e non sempre – chiudere ponti con realtà, relazioni e luoghi che sono profondamente radicati in noi stessi, a tal punto da incidere sul concetto stesso di “io” (la nostra identità, per cui funzionano da coordinate).

      D’altronde noi siamo una società “civilizzata” e “selvatico” viene da silva, la selva, il bosco… ^_^

      Rispondi

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MATTEO FICARA
Filosofo, CHO, Futurista
Founder di Happiness for Future srl
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