
“Io sono un viaggiatore e un navigatore, e ogni giorno scopro una regione nuova nella mia Anima”
– Khalil Gibran
Perché – ed in che modo – parlare di una “Immaginazione Sciamanica”?
In che modo può condurci al di qua ed al di là dei mondi? Quali mondi?
Si può viaggiare anche tenendo il proprio corpo immobile, il respiro pacato, senza affanni.
Si possono scoprire “luoghi dell’Anima” sconosciuti, paesaggi senza fine, possibilità. Si può cadere all’infinito verso il cielo e scivolare senza fine sottoterra, con l’Immaginazione ed il suo potere di portarti “al di là” nei mondi…
Il Potere dello Sciamano
La radice etimologica della parola “sciamano” affonda indietro nel tempo, nelle profondità della terra, fino al sanscrito samana (o sramana) col significato di “essere umano (manu) di sapere (sa)”. Curatori, curandere, veggenti, saggi, sacerdoti e sacerdotesse, mistici, questi uomini e donne di sapere e di potere (come in Castaneda), erano coloro che potevano “vedere nella notte/buio attraverso il proprio cuore”.
Forse è per questo che gli sciamani sanno compiere i passi “al di là della Soglia”, oltre il visibile, nelle zone d’ombra dell’esistenza e dell’essere, nei “regni degli spiriti”: uno sciamano è, sicuramente, un “animista”, ovvero colui che crede, vede, parla, interroga e “domina” gli spiriti.
A differenza di un “medium”, che si fa portatore degli spiriti e da essi viene riempito, lo sciamano sa contenere in se stesso le forze invisibili della Natura (scopri “I NAT, i Signori della Natura”), le sa convogliare, far convergere, dominare.
Il potere dello sciamano è quello di danzare con il vento, con il fuoco, gli elementi. Di saper sparire dentro al nulla, di divenire terra, morte, notte, alba ed ancora vita. Di saper baciare il vuoto, di raccontarne le invisibili vicende. Di saper amare l’Anima, coricandosi con essa.
Egli è l’esploratore dei mondi invisibili, colui che attraversa la Soglia perché conosce la via e può accompagnarvi gli altri.
L’Immaginazione
Se segui le mie ricerche sai già che l’Immaginazione non è una facoltà della mente, bensì “la forza creatrice del Cuore”, così come H.Corbin la recuperò dalla cultura Sufi nella radice etimologica del termine “himma” e come venne ripresa anche dal suo allievo James Hillman e dalla successiva Selene Calloni Williams, alla quale devo un ringraziamento per avermi in parte condotto nel cammino alla riscoperta del potere sciamanico dell’Immaginazione.
E d’altronde se l’Immaginazione è legata al cuore e lo Sciamano vede nel buio attraverso questo “organo”, allora già si comprende bene il carattere sciamanico di questa facoltà.
Ma c’è anche molto di più: l’Immaginazione è la facoltà che permette di vedere nei regni dell’invisibile, è essa stessa il potere sciamanico di entrare in contatto con “gli spiriti”.
Dall’invisibile al visibile
Che cosa sono “gli spiriti”?
In un modo di vedere “animista”, tutto quello che esiste è animato, vivo, e per cui ha in sé “uno spirito”.
Dal mio punto di vista, lo Spirito è uno solo, come il “Grande Spirito” dei nativi americani e come la Volontà di Gurdjieff, ed esso dà vita a tutte le cose, le anima, ecco perché siamo certi di avere un'”anima”.
Ma spesso guardiamo alle cose con il giudizio, il pregiudizio, e le forme schematiche della percezione, che ci impediscono di vederne l’Anima (come insegna Alice quando attraversa lo Specchio). Insomma, non permettiamo alla realtà di “manifestarsi”, di essere “mirabile” (mirabilia è alla radice di “miracolo e meraviglia”), spegniamo la fiamma del Cuore, e – quindi – anche il potere dell’Immaginazione.
Quando il pensare del Cuore, il linguaggio dell’Anima, tace, l’essere umano perde la sua capacità di “vedere”, di intuire “le forme senza forma”, la immagini, gli eidola, gli dèi. Perde il contatto con i mondi invisibili, con il sacro, gli spazi al di là di quello che già conosce. Perde la notte dell’Anima, i suoi spazi di nutrimento e potere. E si accascia, triste, sotto al velo dell’apparenza.
In definitiva, essere innamorati, permettere al Cuore di creare, all’Anima di parlarci, all’Immaginazione di fluire, riconnettendosi con la Natura e la sua dimensione orizzontale, intrisa di sacralità, questo è il potere dello Sciamano: non tanto attraversare la soglia dei mondi ma saperli riconciliare in ogni luogo, in se stessi, nel Cuore.
Ti consiglio di leggere almeno Donne Sciamane di Morena Luciani per l’origine al femminile della parola siberiana shaman il sanscrito viene ben dopo ed è già cultura maschilista. Non puoi costruire armonia continuando a saltare su una gamba sola.
Carissima Luciana!
Anzitutto grazie di aver prestato attenzione al mio blog. Mi riempie di gioia ^_^
In secondo luogo grazie del suggerimento, di certo leggerò il testo che mi hai suggerito (appena ordinato, anche se sto ancora “dentro” a “Il Calice e la Spada” di Riane Eisler come da te suggeritomi).
In terzo luogo… mi ha un po’ stupito il “tono” del messaggio. Mi viene da definirlo maschile, un colpo di spada, che non perdona, piuttosto che “mutuale”, così come sto cercando di imparare (e sento comunque mio da un po’ di tempo). Sarebbe stato bello, in tema di condivisione, che scrivessi in che modo si differenzia l’origine siberiana da quanto ho scritto. Sarebbe stato nutriente anche per chi legge (oltre che per il sottoscritto).
Ma ad ogni modo, so che sei una persona di cuore ed anche spesso in viaggio, probabilmente stavi dal telefono e so quanto è scomodo! ^_^
Infine… che dire? Per camminare devo necessariamente stare su una gamba sola, almeno per qualche istante. E’ parte del mio cammino di ricerca e questo articolo, come gli altri, sono i miei passi. Nessun pretende di essere una “risposta”, quando piuttosto un punto di vista, uno stimolo.
E poi, diciamolo, nel maschile ci sono nato, ci ho vissuto per trent’anni ed anche se ora mi sto aprendo ad un altro aspetto, che ritengo essere enormemente meraviglioso (di fatti non ho parole per definirlo), magari un po’ sporchi, questi miei occhi, ancora sono ^_^
So che la Dea è per me una chiamata, importante, urgente per questo pianeta, e mi impegno come posso nel renderle omaggio.
Infatti non capisco dove sia il “maschilismo” di questo mio articolo. Se fosse nella definizione di “uomo di conoscenza”, si intendeva “essere umano di conoscenza”. Almeno così è in cuor mio, ma forse avrei dovuto specificare, non so… (ad ogni modo vado ad aggiungere, nell’articolo, anche il femminile come “caso”).
Bon… alla fin fin fine, ti saluto e di nuovo ti ringrazio: il tuo intervento è stimolo a fare di più e meglio.
A presto!
Al mattino della festa dei santi mi sveglio con il famoso motivetto di L.Armstrong (when the Saint go marchining..) e con le tue dolci parole Matteo… Che altro desiderare? Dopo la notte delle ombre ed al di la di ogni immaginazione la festa di tanti compagni/gne di viaggio che camminano con due piedi gia’ora nel cielo dopo aver volato qui in terra! Un abbraccio immenso…a presto!
Claudio, che piacere leggerti!
Sono anche felice che l’articolo ti sia piaciuto ^_^