
Quando ricordiamo un evento o ne immaginiamo uno che non è ancora avvenuto, stiamo usando due tra le più conosciute facoltà della mente: memoria ed immaginazione, senza le quali non ci sarebbe pensiero.
“Domani farò…”, “l’anno scorso è successo”. Andare indietro ed in avanti nel tempo è possibile, almeno come esercizio di attenzione e pensiero, grazie alle facoltà di memoria ed immaginazione.
Per quanto sia semplice intuire la loro diversità, risulta complesso intuire che queste facoltà collaborano costantemente anche nel processo di pensiero e che – molto spesso – non sono sole, ma accompagnate da altri sistemi, come quello emozionale.
— in fondo trovi il video riepilogativo
Immaginazione e Memoria
Due facce di una stessa medaglia.
Quando iniziai la mia avventura filosofica universitaria e – in contemporanea – nel mondo della formazione, ebbi modo di pensare più volte che memoria ed immaginazione fossero due facce della stessa medaglia: l’attenzione, che si voltava in avanti o indietro nel tempo.
Attenzione, intenzione e coscienza.
Un modo semplice che ho trovato di descrivere le due capacità di attenzione ed intenzione, ambedue facenti riferimento alla coscienza, sono: attenzione è dove la coscienza sta, intenzione è cosa la coscienza fa. Quindi, quando l’attenzione si volta avanti verso i possibili o indietro verso gli accadimenti, è come se scortasse la coscienza negli spazi di immaginazione e memoria.
Immaginazione nella memoria.
Possiamo dire che c’è un po’ di immaginazione nella memoria. Questa mia convinzione nasceva dagli approfondimenti che feci delle tecniche di memoria, con cui studiai negli anni universitari, anche grazie a pensatori come Pico della Mirandola e Cicerone. In poche parole, quello che appariva era che: se si voleva mandare un’informazione nella memoria (a lungo termine), era necessario trasformarla in immagine di tipo particolare, che seguiva dei canoni di esagerazione.
Il passato cambia.
Più recentemente scoprii che la presenza immaginativa nella memoria era ben più importante. In particolar modo faccio riferimento alle ricerche di Alberto Oliverio esposte in “Immaginazione e Memoria“, che tendono a dimostrare come la memoria venga modificata da un incessante lavoro da parte dell’immaginazione.
Coscienza e Pensiero
Pensiero e mentale.
Uno degli ultimi esami per cui mi sono preparato è quello sulla Filosofia della Mente. Interessante vedere quante riflessioni si possono fare sulla coscienza e la sua relazione col corpo (cervello). In particolar modo, la domanda era sui processi mentali – visti come i processi del pensare (mentre nella mia filosofia “mentale e pensiero” sono due cose distinte) – e sul ruolo della coscienza.
Luoghi della coscienza.
La mia teoria è che la coscienza si sposti nei territori dell’immaginazione e della memoria come fossero luoghi da visitare. Ed in parte, anche in un approfondimento sulla relazione “coscienza” e “tempo”, sembra che ci sia la tensione a considerare il tempo in modo spaziale, come un luogo appunto, cha ha una sua estensione. E quindi anche i futuri (luoghi dell’immaginazione) ed i passati (campo d’azione della memoria), possono esserlo.
Andata e Ritorno.
Nel mio ultimo libro, intitolato “Andata e Ritorno“, pubblicato nel maggio 2020, ho cercato di raccogliere parte delle mie ricerche e pratiche sul tema “immaginazione”, che è per me la facoltà di pensiero più bella, dato che ci permette di scoprire qualcosa di nuovo, che attualmente sta al di là del confine del nostro pensiero.
Pensare.
Ecco che, allora, “pensare” non è un processo semplice e rettilineo, ma qualcosa di complesso, che contiene in sé molti passaggi e funzioni e che chiama in causa alcune delle parole viste fin qui: coscienza, attenzione, intenzione, memoria e immaginazione.
Pensiero, Immaginazione e Memoria
Il processo del pensiero.
Non c’è una teoria unica sul processo del pensiero. Mi piace molto quella proposta da Damasio nel suo “L’errore di Cartesio“, perché all’interno del processo contempla più funzioni, tra cui anche le emozioni (il marcatore somatico) da molti snobbate. La teoria è – semplificandola molto – che:
percepiamo stimoli che modificano il nostro stato corporeo (emozioni) e che arrivano al cervello portando informazioni, in modo immaginativo, in modo che la mente possa elaborarle. Al fine di poter comprendere e decidere c’è, però, bisogno di una capacità di attenzione continuativa su quel flusso di immagini e anche di memoria, per riconoscere la continuità. Solo se tutto il processo funziona, possiamo pensare e prendere decisioni.
Lascia un commento