
“Coloro che sognano di giorno sanno molte cose che sfuggono a chi sogna solo di notte” – Edgar Allan Poe
Quando presento Le Stanze dell’Immaginazione in giro per l’Italia uso spesso fare un confronto tra questo strumento che si affida puramente all’Immaginazione ed il Sogno.
Potrei quasi dire che sono due strumenti paralleli, perché tra essi, di fatto, esistono moltissime correlazioni, punti di tangenza e somiglianze. Come anche molte differenze, che andiamo a scoprire con questo articolo.
Il linguaggio dell’Anima
Prima cosa da dirsi è che per ambedue gli strumenti il linguaggio di fondo è l’Immaginazione, voce dell’Anima, ponte tra i mondi.
Una delle esigenze che abbiamo come “specie nuova”, in risveglio, è quella di passare dalla mente al cuore, senza sacrificare nessuno dei due poli, ma imparando consapevolmente a discernerne le funzioni ed i domini.
E l’Immaginazione appartiene sicuramente ad Anima.
Non solo perché così dicevano gli antichi greci, quando mettevano l’aisthesis (i sensi di percezione) nel Cuore, riconoscendolo, di fatto, come sede del Sentire che porta al Vedere, ma anche perché così viene ri-descritta dalla sua etimologia, la “himma”, il potere creatore del cuore.
E’ per queste riflessioni che anche Hillman può arrivare a dire che “è il cuore che pensa e lo fa per immagini”.
E il cuore può ben essere considerato come “il centro dell’essere”, quindi di Anima, rendendo immediata la riflessione sul fatto che l’Immaginazione è il linguaggio di Anima.
Il sistema complesso: Sogno
Quando sogniamo, allora, entriamo in contatto con la parte più profonda di ciò che siamo. E lo facciamo attraverso un “vedere” che porta con sé un sentire: i sogni hanno spesso la forma di film che viviamo in prima persona, talvolta in terza.
E il vedere del cuore, il suo modo di pensare, comprende tutti i sensi, lo abbiamo già visto.
Di fatto, nei sogni ed anche nelle esperienze immaginali, non esistono solo immagini o visioni, ma anche suoni, rumori o parole, sensazioni tattili, presenza e memoria di sé.
Quando siamo nel sogno siamo in un ambiente espanso, dove la coscienza si proietta altrove, per cogliere quanto le serve.
In base alle nostra facoltà ed alla nostra natura – come scrivevo nell’articolo sul Sogno e le sue modalità – siamo più o meno capaci di tornare da un Sogno con la consapevolezza dell’accaduto.
Se accade che rammentiamo, inizia una fase di ricerca del significato che spesso si affida più all’interpretazione (come Freud insegnò) che non alla lettura dei contenuti venuti a galla.
A questa erronea abitudine verso la ricerca “interpretativa” del sogno, bisogna aggiungere anche che spesso quando si va a dormire non si è nella condizione di “chiedere / fare domande / porre intenti” e quindi è assai improbabile essere in grado di comprendere il sogno, dato che è spesso lo “specchio” di situazioni interiori e domande di cui non si ha consapevolezza.
Insomma: il sogno è una risposta ad una domanda mai posta, in un codice che non sappiamo leggere.
Il sistema semplificato: Le Stanze dell’Immaginazione
Così come accade in un sogno, anche Le Stanze dell’Immaginazione lavorano col linguaggio dell’Anima.
Eppure sono uno strumento potenzialmente molto più semplice da usare per poter comprendere cosa Anima ci racconta, cosa vuole e cosa è necessario fare per stare nella guarigione, nell’abbondanza e nella felicità, che è anche massimo grado di libertà.
I vantaggi che si hanno nelle Stanze rispetto ad un Sogno sono:
- l’accesso con un rilassamento guidato.
Che permette di arrivare nell’esperienza con un livello di coscienza più elevato, capace di una maggiore ritenzione delle informazioni anche per via di una maggiore focalizzazione di attenzione; - una struttura codificata.
Basta cercare qualcuno che “sa”! E’ ora di passare dall’interpretazione (inter-pretes , attitudine a cercare qualcosa o qualcuno che abbia le risposte) alla lettura delle immagini.
Tale da rendere le esperienze leggibili da chiunque, seguendo la “grammatica” dell’Anima, espressa dalla struttura delle Stanze (puoi imparare ad usare questo strumento seguendo uno dei Corsi di Attivazione guidati da me in tutta Italia: scopri il Corso e le prossime Date); - una specie di “incipit”.
Il fatto che ogni accesso alle Stanze è preceduto da alcuni dettagli che ne spiegano fin da subito il contesto e la natura, rende tutta l’esperienza più chiara. Nei Sogni invece sei gettato dentro e non sai in che modo, da dove arrivi, il che rende quasi impossibile comprendere il “perché” sei lì; - l’esperienza “chiusa”.
Tutte le Stanze sono chiuse e l’esperienza si apre e chiude in un “giro di lavoro”. Questo permette di avere una serie non solo limitata, ma anche armonica di informazioni, più semplici da leggere: nei Sogni non sai perché sei lì e le informazioni sono potenzialmente infinite, il che rende ancora più difficile saperne dare una lettura.
Di sicuro l’ambiente ideale per una lettura dei Sogni è l’ambiente psicologico/psicoterapeutico, perché in una serie di incontri più o meno lunga si crea insieme ad un esperto una specie di “dizionario immaginale personale” col quale si possono andare a leggere le esperienze.
Con Le Stanze dell’Immaginazione, invece, è come per una nuova lingua: si fa il corso intensivo, poi c’è la pratica supportati dal tutor e dagli strumenti, infine si è totalmente autonomi.
Insomma: si imparano le regole della struttura, una specie di “grammatica”, e si può fare da sé.
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