
L’immaginazione ci permette, da sempre, di scoprire chi siamo, come individui e come Specie: l’abbiamo usata per costruire miti, ideologie e religioni in cui riconoscerci; interi mondi pieni di conoscenza da esplorare; dèi che ci spiegassero i misteri del mondo. Insomma: la capacità dell’Immaginazione è importante per la nostra evoluzione.
Dalle prime rappresentazioni nelle caverne fino ad oggi, in un modo o nell’altro, la capacità dell’Immaginazione è stata al centro del processo dell’evoluzione dell’essere umano: ci ha permesso di immaginarci in modi nuovi, di rappresentarci e raccontarci al di là del tempo, di creare miti di aggregazione, di fare esperienze di conoscenza di noi stessi, nel profondo.
Ecco in che modo ti è utile come individuo e come Specie.
Immaginazione per l’individuo
La facoltà immaginativa è una delle mie preferite da sondare. È stata considerata anche in alcuni testi della Oxford Press come la capacità di “Andata e Ritorno“ da un momento presente a uno spazio altro della coscienza.
In questo modo, grazie ad un semplice movimento degli occhi – quello di chiudersi – possiamo spaziare in zone note e ignote del nostro profondo, per conoscerci, sapere di noi stessi molto di ciò che ancora non sappiamo, far rivivere momenti del passato, esplorare oltre gli orizzonti del possibile.
Sono esperienze profondamente utili non solo per una maggiore consapevolezza di sé, ma in quegli spazi è anche possibile agire – con la capacità intenzionale della coscienza – e quelle azioni danno risultato anche sul piano della realtà di ogni giorno.
Immaginazione per la Specie
In “Sapiens, da animali a dèi“, Yuval Noah Harari dice che ci siamo distinti dalle altre Specie grazie alla nostra facoltà dell’Immaginazione, che ci ha permesso di creare miti collettivi in cui riconoscerci, dando vita a comunità enormi, capaci di affrontare tutte le sfide e di “vincere” la lotta tra le specie.
La posizione eretta, la capacità di costruire strumenti, il linguaggio… tutto questo, in un modo o nell’altro, ci distingue da molte altre specie. Eppure, secondo il professor Harari, ciò che ha fatto veramente la differenza è l’Immaginazione, che ha dato vita alla possibilità di ri-conoscersi, anche senza mai essersi visti prima, grazie ad una comune appartenenza a religioni, miti o ideologie collettive.
Immaginazione e Evoluzione
L’Immaginazione, quindi, che sia intesa come facoltà umana del viaggiare nel profondo, che sia vista come capacità fondamentale per la creazione di miti, ideologie e religioni in cui riconoscersi e aggregarsi come Specie, è sempre stata al fianco dell’umanità nel suo cammino evolutivo.
E oggi?
Ora più che mai abbiamo bisogno di re-imparare a guardare lontano, a scorgere orizzonti possibili, mete da raggiungere e – soprattutto – immagini di una umanità diversa, più vicina a se stessa, al tema della cura e della felicità.
Ecco che l’Immaginazione ci aiuta, proiettandoci “al di là” del conosciuto, permettendoci di vedere e creare nuove identità per la Specie, e di ideare nuovi miti, fiabe e racconti per rendere reale queste nuove prospettive.
Ed è proprio questo il mio impegno: divulgare questa identità dell’Immaginazione; aiutare (chi lo vuole) a usarla per sondare i propri spazi del profondo per conoscersi meglio e “oltre”; individuare prospettive per una Specie Felice e costruire – per poi narrare – miti, idee, fiabe e racconti, per rendere tali prospettive una realtà.
Ciao Matteo,
perché mai ora potrebbe avvenire un evoluzione… quando è ormai da secoli che l’uomo utilizza l’immaginazione?
Come mai a tutt’oggi siamo allarmati per ciò che ha prodotto sulla terra la nostra ‘Specie ‘ … in cosa non siamo riusciti?
Dove la parte immaginazione ha fallito?
Cosa deve, in che misura, in quale proporzione con il reale e con che forza – secondo te – dobbiamo/possiamo muoverci per rivoltare completamente ciò che ora non sembra essersi “evoluto”?
Ciao Francesca, grazie per aver letto l’articolo, grazie per la fiducia e le domande.
Allora… difficile dare una risposta, ma posso darti il mio parere.
Partiamo dal concetto di “evoluzione”, che etimologicamente significa “svolgimento”.
Così come una “e-ducazione” dovrebbe essere portare fuori quello che siamo, “e-voluzione” significherebbe dirigersi in quella direzione. E, di fatto, è sempre stato questo: racconti, storie e miti ci descrivono con anticipo quello che andremo a realizzare, perché essi stessi sono le immagini che conteniamo, che partoriamo e che poi realizziamo.
I miti odierni – secondo me (mio parere) – sono preoccupanti, però al fianco di essi ci sono anche prospettive gioiose.
Come vedi, l’immaginazione non ha né fallito e né vinto, poiché essa non può far altro che essere quel che è: la facoltà di vedere altri mondi. Così come per ogni essere umano – singolarmente preso – anche per la collettività è possibile avere una visione diversa delle cose. Non giusta, non sbagliata, più ampia.
In alcuni casi, quindi, contemplerà (conterrà in sé), immagini di bellezza, amore, pace. In altri casi tutto ciò che ci fa paura, il brutto, il “negativo”.
La visione, in sé, di queste realtà è sempre utile: permette di conoscersi, di spaziare, di vedere e creare prospettive. Conoscere prospettive positive è facilmente intuibile come una cosa “bella e giusta”, ma anche conoscere eventuali rischi, brutture e difficoltà, ci permette di pre-vedere ed eventualmente evitare tali situazioni.
Il problema, quindi, non è stato legato all’immaginazione, quanto invece alla volontà, che è poi la frequenza (con l’intento e l’impegno) di realizzare determinate prospettive piuttosto che altre. Abbiamo “fallito” (to fall, cadere) come Specie perché non abbiamo pensato come Specie ma come razze all’interno di una specie o come specie migliore di altre specie (animali).
Come tale è facile cadere (fallire) nell’idea di dominio, controllo, della realtà, nella mancanza di rispetto per quello che ci circonda e per gli altri esseri umani.
Spesso mi chiedo se abbiamo realmente bisogno di una “invasione aliena” (di alieni con cattive intenzioni) per ricordarci che stiamo tutti nella stessa casa…
La forza che possiamo mettere in atto è – secondo me – la riscoperta della Specie.
Curiosità, conoscenza e consapevolezza, al posto dell’ignoranza dominante.
Possiamo scorgerci nel buono e nel malvagio, come entità presenti, passate e future, come creatori di mondi e di futuri.
Possiamo decidere quali prospettive sono più piacevoli, ma scegliendolo come Specie e non come popoli o come razze.
Possiamo reimparare la cura e il rispetto, l’ascolto e la visione. E questa, forse, è la prospettiva più immediatamente realizzabile, meno utopica e più possibile a chiunque, in qualsiasi parte del mondo, in qualsiasi momento.
So già che sono risposte che lasciano aperte possibilità, ma non ho mai preteso di “avere le risposte”.
Io credo che le risposte vadano create, con fervore, amore, coraggio e umanità.