![Immaginazione e Sé. [art.1/3: Cosa non è l’Immaginazione]](https://www.matteoficara.it/wp-content/uploads/2014/09/heder-articolo2.png)
L’Immaginazione e la formazione del Sé. Questo è ufficialmente il primo articolo nel mio blog personale. La sua storia (del blog e del primo articolo) è un po’ particolare: ci ha messo esattamente nove mesi prima di venire al mondo (il blog è “nato” a gennaio). Ed è stato un parto tri-gemellare: data la vastità del progetto, questo articolo sarà accompagnato da altri due (in una trilogia) e cercheranno di essere una riflessione (e non una risposta), delle implicazioni contenute nell’aforisma di Jung:
“L’Immaginazione apre le porte ad esperienze profonde del Sé e rende possibile la formazione stessa del Sé” – Carl Gustav Jung
Ecco alcune delle domande che ci guideranno nel percorso:
In che modo, l’Immaginazione, rende possibile la formazione stessa del Sé?
Come può aprire le porte ad esperienze di profonda auto-conoscenza?
Nessun articolo migliore di questo
Nessun articolo avrebbe potuto essere migliore di questo, per iniziare, perché qui sono contenuti in modo evidente, alcuni degli argomenti di maggiore interesse del blog (e, quindi, della mia ricerca):
- prima tra tutti, regina degli argomenti, è l’Immaginazione.
Tema di studio, ricerca e sperimentazione dal 2010, l’Immaginazione non finisce mai di meravigliarmi. E come potrebbe, proprio lei che è l’anima visibile dell’incommensurabile?
. - in secondo luogo, la Filosofia.
Sì, perché parlare di Immaginazione, significa parlare di linguaggio (o meglio ancora, come direbbe il mio caro professor La Matina, di “forme simboliche”), di mente umana, di essere umano e, soprattutto, di “anima”;
. - infine, la Psyché.
Tema di interesse, non è tanto la “psiche/mente” quanto la “Psyché/Anima”, anche perché nella prima – lo ammetto – non ho grande competenza. Nei territori “invisibili”, invece, mi muovo con il fare del vagabondo, che butta l’occhio della curiosità dove capita, a volte per trovare la salvezza della luce, altre per sondare il mistero dell’oscurità.
.
Ma ora addentriamoci nella questione, affrontandone uno dei caratteri fondamentali per la comprensione, ovvero la questione terminologica: se nelle stesse parole leggiamo contenuti differenti, è impossibile comunicare. Quindi, tanto per cominciare, ci chiederemo…
… che cos’è l'”immaginazione”?
Immaginazione e “uso quotidiano”
Ad un primo approccio l’immaginazione sembra essere una facoltà della mente, spesso scambiata con la fantasia, come se fossero dei sinonimi l’una dell’altra.
Secondo alcuni studi, e mi rifaccio principalmente ai testi “L’Immaginazione” di Maurizio Ferraris e “Immagini Attive” di Tonino Griffero, le cose non stanno proprio così.
Difatti sembra che la fantasia sia una vera e propria facoltà della mente, quella per la quale ci è possibile accostare due immagini differenti (come uomo e cavallo) per crearne una non esistente nel piano del sensibile (il centauro). La sua origine è nella parola greca “phantasia” (trad.: apparizione, immagine), sulla quale ci soffermiamo più avanti.
L’Immaginazione, invece, sembrerebbe essere – piuttosto – l’ambiente o la sostanza che rende possibile la presenza delle immagini. E qui potrebbero nascere confusioni tra i termini “immaginazione” e “immaginario” (vedi anche l'”immaginario collettivo” di Jung).
Che cosa ne possiamo trarre, invece, da un’etimologia?
Quali sono le radici della parola “immaginazione”?
Immaginazione ed etimo
Lavorare con l’etimologia delle parole è uno dei miei preferiti passatempo. Si possono scoprire grandi cose, riconducendo le parole alle loro origini di senso e, spesso, il nostro mondo si fa più grande.
2.a Immaginazione e rappresentazioni mentali
Etimo n.1: “immaginazione” deriva certamente da “imago”, termine latino indicante l’immagine. Di certo, come diceva anche Kant, la nostra mente lavora ri-presentandosi le immagini delle cose: se sentiamo la parola “cane”, il nostro emisfero sinistro la elabora verbalmente, mentre l’emisfero destro ce ne restituisce un’immagine, una sua ri-presentazione o rappresentazione mentale.
In questo modo l’immaginazione potrebbe ancora sembrare una facoltà della mente, quella che permette il ri-presentarsi delle immagini. Di certo posso dire, grazie agli studi sulla memoria, che se consideriamo ogni rappresentazione mentale come una moneta, essa ha due facce – strettamente connesse tra loro ed opposte – che sono la memoria e l’immaginazione.
2.b Immaginazione e tempo
Da una parte, quindi, le immagini che si ri-presentano, sono sempre qui e ora (nel presente della ri-presentazione mentale) e possono provenire:
- dal passato, dall’hard disk delle immagini immagazzinate (consapevolmente o no), nel corso degli anni, e quindi dalla memoria;
- da una dimensione che è al di là del tempo (dal futuro?). Sono quelle immagini di carattere quasi-profetico, intuitivo, e sono pertinenti all’immaginazione.
La fantasia, invece, opera nel momento presente, fondendo insieme immagini provenienti dall’una o dall’altra parte (memoria o immaginazione) e creandone di nuove, spesso inesistenti nel mondo sensibile: delle immagini-fantasma (riprendendone l’etimologia da “phantasia” stessa radice della parole “fantasma”).
2.c Immaginazione in movimento
Un altro – per ora l’ultimo – modo di leggere l’immaginazione è quello di leggerla come delle “immagini-in-azione”. Come tale, in parte, funge un po’ da collettore alle due descrizioni precedenti: ci sono delle immagini che si presentano e che sono in azione.
Ma le immagini, entrano in azione in base ad un “motore esterno”, come la fantasia, che le fa combinare insieme, o sono in azione per un loro movimento proprio?
Ci chiediamo, insomma, se l’Immaginazione abbia una qualche proprietà ontologica, che le permette il movimento, o se essa sia un qualche tipo di sostanza, nella quale possa esistere del movimento e, nel caso, che cosa si muove in essa.
Per farlo, andiamo a recuperare quella confusione che si genera tra l’immaginazione e l’immaginario, ovvero il presunto “contenitore di tutte le immagini”, che come tale sembrerebbe essere un qualche tipo di sostanza che trattiene le immagini e – forse – ne permette il movimento.
Che cos’è l'”immaginario”? Una specie di contenitore delle immagini?
E, se lo è, è universale oppure contiene solo determinate immagini?
Nel senso…
- ipotesi 1: esiste un immaginario unico.
Allora in esso sono contenute tutte le immagini, senza differenze geografiche o storiche o di alcun tipo, ed esse sono tutte identicamente recuperabili, ed egualmente valide per qualsiasi individuo, ente, società o cultura;
. - ipotesi 2: esistono più immaginari.
Essi sono relativi (ad esempio) ad aree linguistiche, ad epoche storiche o a culture e società. Ad essi possono accedere solo determinati individui (o gruppi di individui, coesi in società o culture), in base a specifiche caratteristiche di accesso (storiche, politiche, linguistiche, etc…).
Se fosse, allora, in che modo un immaginario è più o meno “immaginario di un altro”? Che cosa, insomma, lo rende tale?
In che modo differiscono tra di loro e perché?
A che cosa dà origine questa loro diversità?
Perché “possono” differire, che cosa glielo permette?
Compresa la natura dell’immaginario, possiamo risalire la china fino all’Immaginazione e, da questa conquistata vetta, dire in che modo differiscono e, soprattutto, rispondere alla domanda posta alle origini:
… che cos’è l’Immaginazione?
Fin qui siamo in grado di dire che cosa l’Immaginazione non è: diversa dalla fantasia, essa forse non è nemmeno una facoltà della mente, poiché – all’opposto della memoria – le pertiene un modo “altro” di far arrivare le immagini al nostro qui ed ora della rappresentazione mentale ed ad essa sembrano essere proprie capacità ontologiche come il movimento.
Non ci resta che comprendere vicinanze e lontananze con l’immaginario; di comprendere se l’immaginazione è, effettivamente, anche “immagini-in-azione” e – nel caso – in che modo.
Lo scopriremo nel prossimo articolo: “Immaginazione e Sé. [art.2/3: L’Immaginale, tributo ad Henry Corbin], dove parleremo della natura dell’Immaginazione come linguaggio del Cuore e dell’Anima, chiamandola anche col nome “immaginale”.
Ma soltanto nel terzo articolo potremo rispondere alla domanda posta all’inizio:
In che modo, l’Immaginazione, rende possibile la formazione stessa del Sé?
Come può aprire le porte ad esperienze di profonda auto-conoscenza?
Matteo, finalmente mi sollevi da un grande peso che porto su di me da quando ho il ricordo della mia venuta sulla Terra (circa tre anni): non sono “extraterrestre”. Nel senso che ho finalmente la risposta alle immagini o serie di immagini che mi perseguitano da quarantotto anni: immagini che poi si incarnano nel futuro o sensazioni che mi salvano da “infortuni” futuri. Grazie, non sono più solo
Ciao Emilio!
E’ piacevole ritrovarti, dopo l’esperienza dal vivo,
anche come lettore del mio blog. Te ne sono grato! ^_^
Anche se non ho ben compreso a che cosa fai riferimento
(capisco solo che ha a che fare con una sensibilità alle
“immagini” e – forse – anche all’Immaginazione), ma sono
felice che sei felice.
Ci tengo a precisare, anche, che non siamo soli in nessun
istante. Siamo soli solo se vogliamo chiuderci alla vita.
Se ne avrai piacere, avrò piacere di saperne di più delle
tue “immagini” e della sensazione di sentirti extraterrestre.
***
ps: ti invito a giocare in questo modo, con la parola che
hai usato (“extraterrestre”): non considerarlo come un “al
di là” della terra, ma come un “super-terrestre” (“extra”
come superlativo). Sarebbe un bel gioco, che ne dici?