
Realtà reali, immaginate, aumentate e virtuali. Il rapporto tra realtà e immagine è uno dei temi più antichi della Filosofia: già Platone parlava di “un mondo delle idee” come copia del mondo reale (e chissà cosa direbbe oggi). E noi, come vivremo in un mondo con più realtà?
Il termine “Realtà Virtuale” nasce nel 1989 con Jerome Lanier, ma la ricerca sulla Visual Programming Language Research (VPL), c’era già da prima.
La realtà virtuale, insomma, non è una novità di questi tempi (anche se una notevole rivoluzione è del 2012, quando Palmer Luckey inventa Oculus Rift – qui un esempio).
Il fenomeno della VR (virtual reality) è affascinante e si lega molto col tema dell’immaginazione: alla fin fin fine, sono ambedue modi di “vivere in mondi altrimenti impossibili”.
Vediamo cosa hanno in comune (e cosa no)…
Immaginazione
Mi occupo del tema “immaginazione” dal 2010.
Ho approfondito ricerca in molti modi possibili:
- dagli ambienti spirituali, dove l’immaginazione era – per me – qualcosa come il modo di vedere la verità e l’anima;
- a quelli accademici della filosofia, tra cui ricordo una bella “storiografia” di Griffero in cui l’immaginazione – nei secoli – assumeva tantissimi volti e forme (dalla rappresentazione, alla magia, fino al pensiero divergente);
- fino ad approdare al terreno filosofico e scientifico (in concomitanza con l’amore per i futures studies), che mi ha permesso di vedere l’immaginazione come facoltà del pensiero.
Sono felice di questo excursus: se mi fosse capitato al contrario, probabilmente avrei “snobbato” i territori più “fantasiosi” della spiritualità, che invece mi hanno dato modo di vedere qualità, dell’immaginazione, che altrimenti avrei perduto.
E naturalmente, la pratica: quasi 11 anni di pratiche immaginative, di confronto con la meditazione, di affinamento dell’attenzione, del pensiero e della visione.
Se cerchi “immaginazione“, nel mio sito, puoi trovare qualche centinaio di articoli che ripercorrono un po’ questo viaggio.
Ma… perché te lo dico?
Perché sono pignolo e voglio che prima di procedere ci assicuriamo di parlare la stessa lingua. Ecco che, allora, ti fornisco quella che è per me, ora, la migliore definizione possibile di “immaginazione”:
una facoltà (del pensiero) che ci permette di spostare la nostra coscienza (centro di attenzione ed intenzione) da un luogo prossimale ad uno distale, che può essere: nel passato (memoria), futuro (prospettive) o in una realtà inventata.
Una definizione bellissima, a mio avviso, che trova radici sia nella letteratura (Tolkien col suo “Lo Hobbit” parla di una “Andata e Ritorno”) che nella scienza: nel testo “Handbook of imagination and culture“, edito dalla Oxford Press, ne parla Tania Zittoun.
Questo “viaggio immaginale” ci permette di scoprire orizzonti e idee nuove, di fare esperienze altrimenti impossibili, di vivere stati che nella realtà possiamo solo desiderare. È una fonte di scoperta, pensiero ed esperienza incredibile.
Se vuoi saperne di più sul tema, ti invito a leggere il mio ultimo libro “Andata e Ritorno. Istruzioni per il viaggio immaginale“, un manuale tascabile con la mappa dei territori del pensiero e la istruzioni per usare al meglio la facoltà dell’immaginazione.
Realtà immaginata
Con l’immaginazione possiamo esplorare realtà “inventate”.
Non solo, quindi, questa facoltà ci aiuta a recuperare eventi (memoria) e ad immaginare scenari possibili (futuri), ma ci apre porte su “realtà altrimenti impossibili”.
Ma… cosa vuol dire “realtà inventate?”
“Invenio” è un verbo che ha significato “trovare”. Quello che immaginiamo non lo creiamo, lo troviamo.
Su questa teoria ci sarebbe moltissimo da dire, ma cito solo il tema dell'”autonomia” di cui parla Popper in “La conoscenza e il problema corpo-mente“.
In breve (con un esempio): ci sono realtà che ideiamo che contengono più di quanto immaginiamo. Nell’esempio dei numeri, ci sono caratteristiche totalmente inattese e intrinseche, come i numeri primi, che non erano state pensate “ab origine“, ma che esistono all’interno dell’idea stessa.
Quindi, come diceva Platone, esiste (almeno) un mondo delle idee: è il luogo della scoperta col pensiero immaginativo.
Se ti serve cambiare punto di vista, ampliare le prospettive e gli orizzonti, cambiare modo di pensare uscendo dalla logica razionale ed accedendo a spazi analogici, allora effettua un “viaggio andata e ritorno” nella realtà dell’immaginazione.
Realtà Virtuale
La realtà virtuale e l’immaginazione possono dare accesso a “realtà altrimenti impossibili”.
Facciamo un esempio: con l’immaginazione ricordi qualcosa che è accaduto, ma puoi anche fare esperienze in realtà inventate (puoi immaginare di essere un volatile) e con la realtà virtuale puoi elaborare informazioni esistenti (un ambiente come gli anni ’70) o anche vivere esperienze in realtà incredibili (un’esplorazione su un pianeta sconosciuto).
Le esplorazioni immaginative e quelle virtuali sono come esperienze, per noi.
Il nostro cervello, il corpo (il tatto stimolato da apparecchi) e le aree di senso, vengono – diciamo così – “ingannate” da queste realtà inventate in modo talmente abile da indurre il nostro sistema percettivo a reagire come fossero la realtà reale.
In poche parole: immagina di essere sdraiato/a su una spiaggia, con le onde che ti toccano i piedi e tra poco tirerai le gambe al corpo, per non farle bagnare.
Questa “illusione” ci permette di vivere quelle realtà “inventate” come un’ampliamento della realtà reale.
E a questo punto citiamo anche internet e le realtà aumentate, che funzionano in un modo diverso, ma che rispettano questo principio: aumentano lo spazio di percezione, esperienza ed azione del nostro vivere.
Grazie a queste realtà, “possiamo” di più.
Possiamo fare esperienza percettiva, sensoriale, immaginativa, cognitiva, riflessiva di realtà altrimenti impossibili. Possiamo scoprire e scoprirci (nelle azioni e reazioni a situazioni), possiamo arrivare in altri luoghi, senza muoverci e azionare cose muovendo un dito.
Alcune delle più recenti ricerche in materia di realtà virtuale testimoniano quanto lo scarto tra “realtà reale e illusoria” sia minimo e ci permette di operare in ambienti controllati e appositamente creati anche per affrontare problemi di salute (lo stress psicopatologico) e sanitari importanti (come le riabilitazioni di abilità cognitive).
Continuare a immaginare
Ma…
C’è un “ma”, una serie di differenze che ci portano a optare ancora (e sempre ) per l’uso dell’immaginazione.
In primis diciamo che nei mondi virtuali puoi trovare quello che sai già, nelle immaginazioni non hai confini.
Pensaci: se crei una realtà virtuale di una stanza, puoi scoprire quella stanza. Se crei una città, con tutti i dettagli, avrai un ambiente più grande da esplorare, ma… comunque confinato, mentre l’immaginazione non ha confini.
Le immagini: nelle realtà virtuali sono create e fisse, nelle immaginazioni sono personali e simboliche.
Prendi una mela. In una realtà virtuale puoi farci una serie di azioni che corrispondono a quanto è stato già programmato, in una immaginazione può accadere qualsiasi cosa e puoi farne qualsiasi cosa.
Le immagini ti permettono di agire, in una realtà virtuale, ma in un’immaginazione sono parte di te.
Difficile esprimerti questo punto, ma in qualche modo quelle immagini che trovi in una immaginazione, fanno riferimento a te, singolo, unico, alla tua coscienza individuale specifica, nel momento specifico che vivi. Sono “personalizzate”. Una VR non lo sarà mai.
Lascia un commento