
“Ho imparato a dipingere come Raffaello; adesso devo imparare a disegnare come un bambino” – Pablo Picasso
Immaginazione ed Idee sono sicuramente argomenti principe nel mio lavoro e nelle mie ricerche. Ma è la prima volta che ne parlo citando il disegno dei bambini e lo faccio per un accaduto personale, che mi ha dato da riflettere…
Immaginazione e disegno
Sicuramente l’arte della raffigurazione col disegno fa da sempre riferimento all’immaginazione. Non sempre nel modo migliore, magari, ma comunque un legame c’è anche quando non si parla di “arte” vera e propria, di quella – per intenderci – che nasce dai rapimenti estatici che portano l’artista a cogliere trame d’invisibile alle quali fa da canale, affinché possano impressionarsi in questo piano di realtà.
E il disegno, come insegnano quelli di Leonardo Da Vinci, può anche istruirci su una “seconda natura” delle cose, perché ci permette di addentrarci in un’osservazione profonda, che ci porta in un al di là, che è di certo un “oltre quello pensiamo del mondo”, fino quasi a scorgere la reale natura delle cose.
Come direbbe Platone, però, l’arte è anche “doppia menzogna”: secondo il filosofo la vera realtà delle cose è la realtà delle idee, il mondo immaginale, dove tutto si manifesta nella sua forma primordiale (archetipica, direbbe Jung), vera ed originaria, di cui il mondo è solo una copia e, perciò, di cui l’arte è una copia della copia.
Un disegno che insegna a vedere al di là delle cose, quindi, ed un disegno che ci trattiene tra di esse, impedendoci di vedere quelle realtà, fatte di immagini, idee e sogni, che sono al di là della realtà. Quale sarà il disegno di un bambino?
Immaginazione, disegno e al di là
Un po’ entrambi e nessuno dei due, naturalmente, perché questi due tipi di disegno richiedono quell’osservatore egoico che in un bambino spesso è mancante o in formazione. Certo, in ogni individuo, anche in un bambino, c’è l’ego, poiché l’ego è il veicolo necessario alla coscienza nell’esperienza duale, ma nei bambini spesso ancora non è forte l’identificazione con esso e ci si può giocare più elasticamente.
E’ a questo “ego” che appartengono le forme consolidate della nostra realtà: quel “mondo” in cui viviamo e sul quale non portiamo neanche più l’attenzione, sapendolo (o credendolo), piuttosto che avere il coraggio di vederlo o ammetterlo.
All’ego, quindi, ed al suo modo di pensare (che è la ragione, il mentale), appartengono delle immagini stereotipe. Immagini piatte, quindi, incapaci di allacciarsi a nature archetipe o altre. E’ per questo che il mondo adulto è spesso stereotipo, piatto, morto.
E così spesso l’adulto in un disegno raffigura la realtà che sa e raramente si cede ad essa, lasciandosi attraversare dalle Idee che stanno al di là di essa.
Questo è invece il disegno di mia figlia.
Ti sfido a comprendere cosa raffigura (senza continuare a leggere) .
Un bambino in un disegno raffigura il mondo che “vede”, così come lo pensa il suo Cuore, e non come lo sa.
Certo, mancano anche capacità di realizzazione e tecnica, ma quello che Beatrice ha disegnato è chiaro: sono due pacchetti di fazzoletti e non credo che una maggiore maestria l’avrebbero portata a disegnarli come dei parallelepipedi di plastica, chiusi.
Perché, come accade in un artista (ma senza la maturazione tecnica e di consapevolezza), un bambino disegna la sua idea del mondo e non il mondo così come glielo hanno insegnato a vedere. Disegna il mondo delle (sue) Idee.
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