
L’Immaginazione come modo di pensare del cuore. Non è una novità: era così anche per Hillman e per il Sufismo di Henry Corbin. L’Immaginazione permette di vedere oltre quello che sai, di scovare un “senso delle cose” e poi anche di realizzarlo.
Nel mezzo del cammin di nostra vita ci ritroviamo in una selva oscura di domande. Qualcosa, un qualche anghelos messaggero, arriva a ricordarci il tempo trascorso, quello che resta e… il senso delle cose.
La perdita del Senso
Inutile dirlo, ma il primo passo di un qualche tipo di “risveglio” è spesso la consapevolezza non tanto di un addormentamento, ma della mancanza di un “senso delle cose”.
Un modo quasi iniziatico di cominciare il proprio cammino, una fase “nigredo”, notturna, mortifera, del proprio viaggio, che conduce l’individuo a rivalutare lo status quo. E’ uno dei temi di cui parla anche Clarissa Pinkola Estès in “Donne che Corrono coi Lupi”, quando introduce la figura della “donna accasciata”, di quell’Anima che è sfinita, caduta, ma che da quella posizione trova una forza inattesa, che le permette di riprendersi e rialzarsi.
Una rinascita, propriamente. Di fatto veniva chiamata fase “albedo”, l’alba di una nuova vita, cui seguirà il mezzogiorno che gli alchimisti indicano col rosso della “rubedo”.
Il momento secondo me più interessante avveniva tra la notte, il morire/addormentarsi (raccontato anche nelle fiabe, come quella della Bella Addormentata), ed il giorno: la fase chiamata “veriditas” in cui all’iniziato veniva concesso un dono, un mito, un racconto, che gli permettevano, al risveglio, di essere “nuovo”.
Immaginazione e nuovi mondi
Nel mio caso questa “verità” fu l’arrivo delle Stanze dell’Immaginazione, che mi accompagnarono – e continuano a farlo, con moltissimi insegnamenti – in un modo totalmente nuovo.
D’altronde quello di portarti al di là di quello che sai e che sei, proiettando futuri possibili e spalancando porte, è proprio una delle funzioni principali dell’Immaginazione. E non solo…
Per accedere veramente al vedere immaginativo è necessario, come prima cosa, scavalcare il giudizio (come ho scritto anche in questo articolo su “come tornare a vedere“). Quando ti trovi in momenti dove ti manca il senso, però, l’unico giudizio che ti resta è quello su ciò che pensi di essere e l’arrivo di una forza come quella immaginativa, in momenti così delicati, equivale ad un diluvio universale.
E ti ritrovi la mattina a chiederti: che senso ha tutto questo? Che senso ho io? Chi sono io? Domande cui non è sempre facile rispondere…
L’accesso (obbligato) al Cuore
Quando lavori con l’Immaginazione e ti lascia sconquassare un po’ dal suo carico di rottura e apertura, non ti puoi più accontentare delle risposte della mente. E per trovare risposte a quelle domande esistenziali, non hai altro rifugio che dentro al tuo cuore.
Chi è quell'”io” che ha perso senso? Quale “io” lo vuole recuperare? Perché?
Capita sempre più spesso che i momenti di difficoltà siano gli unici che un individuo si prende per fermarsi un momento e guardare a se stesso ed alla propria vita con uno sguardo obiettivo, capace di farne una “pesa”, dandone un valore.
In questi momenti è facile cadere nella volontà di miglioramento di sé, eppure…
Quando andiamo a migliorare e rinforzare l'”io”, di fatto stiamo rinforzando ciò che sta alla base del momento di profonda crisi, il centro originario attorno al quale tutto si è mosso. Una specie di buco nero che attrae ogni cosa, insomma.
E invece dovremmo andare ad accrescere i “non-io”: tutto quello che siamo ma che non sappiamo di essere.
Ecco perché questo è un lavoro per il Cuore e l’Immaginazione: salvarsi dalla mancanza di Senso è possibile solo spostando la propria attenzione dalla mente al cuore, che riceve i messaggi dal profondo attraverso l’immaginazione, suggerendoci altri aspetti, altri mondi e realtà possibili.
Grazie Matteo.
Mi è successo di accrescere il non io Grazie alle stanze per il discorso di medusa che ora non mi spaventa più essendo diventata mia alleata….
Bellissimo Tina. Sono felice che hai accolto questo aspetto in te.
Come capita spesso col lavoro immaginale, non sempre ciò che è “brutto” è sbagliato e bisogna imparare a trasvalutare (cambiare il valore che gli diamo) le immagini, piuttosto che a trasformarle (cambiarne la forma), come scrivo in questo articolo sul tema Trasvalutare e Trasformare.