
C’è un senso, dietro alla realtà in cui viviamo ogni giorno. Un significato che va al di là di oggetti, parole e azioni. Questa narrazione svela il motivo del vivere: una causa d’agente ed uno scopo. Tale “storia del mondo” – che è sociale, culturale, civica – viene creata attraverso una “immaginazione antropologica”.
Qualche anno fa ho iniziato ad interessarmi di Antropologia.
Avevo bisogno di comprendere cosa fosse l’essere umano, anche al di là di riflessioni sull’ontologia, il pensiero e le parole. Avevo bisogno di riscoprire le sue pratiche: miti e riti, narrazioni e prassi di costruzione sociale.
Mi iscrissi (ahimè dando zero esami) ad Antropologia a Siena, per poi scoprire che i miei interessi non volevano andare verso una storia “pre” attuale, ma verso il futuro: avevo bisogno di collegare ciò che siamo stati, con ciò non siamo ancora.
Solo l’immaginazione mi ha permesso di unire Antropologia e Future Studies.
Verso il futuro, essa è la facoltà disvelatrice dei possibili.
Verso il passato (ed anche il presente), usiamo l’immaginazione come strumento di costruzione del senso.
Qui ti introduco all’immaginazione antropologica.
Antropologia
Cos’è una antropologia?
La parola greca “anthropos” sta ad indicare l’essere umano. Negli studi antropologici si cerca infatti di comprendere la natura umana, in relazione alle sue prassi, intese come funzioni psichiche, sociali e culturali.
Perché l’essere umano ha creato determinate civiltà e culture?
Perché abbiamo scelto modelli sociali ed economici, piuttosto che altri?
Un esempio è l’economia del dono: perché ha vinto, invece, quella dell’interesse?
Ci sono delle prassi che sono valide in senso globale? Quali? Perché?
Per poter rispondere, si indaga la cultura di riferimento di popoli ed epoche.
Personalmente, a questo proposito, amo la ricerca nei territori delle narrazioni, che siano antiche (fiabe e miti) e moderne (film e serie), perché credo che nel corredo mitologico di un popolo possiamo trovare il suo DNA.
Miti e riti siano quel magma di dati che spiegano sia le cause di origine di una cultura, sia parte delle sue scelte future.
Anche Harari in “Sapiens. Da animali a dèi“, ricorda l’utilità del mito, nella nostra evoluzione: ci ha permesso di unirci in gruppi e società sempre più grandi.
Personalmente, poi, credo che grazie all’immaginazione narrativa, sia in atto un’opera continua di costruzione di significato, che getta un ponte tra il vissuto / narrato individuale, quello sociale e quello ancestrale (meta-storico).
Immaginazione
Sul tema dell’immaginazione ho scritto decine di articoli, guardandola un po’ da tutte le prospettive possibili:
- quando ero appassionato di esoterismo e spiritualità
Ove la vedevo come lo strumento per scoprire “la verità” e l’anima.
. - durante le ricerche accademiche e universitarie
Dove ha assunto più caratteri, soprattutto quello di codice o linguaggio tra due mondi (evidenze e simbolo).
. - attraverso la lente della scienza
Che mi ha aiutato a re-inquadrare l’immaginazione come facoltà del pensiero, attraverso cui possiamo scoprire quel che non sappiamo ancora (ne parlo diffusamente nel mio ultimo libro “Andata e Ritorno“).
Tempo fa ho scritto – e lo aggiorno abbastanza costantemente – un articolo sui vari tipi di immaginazione, se vuoi approfondire.
Ma ora torniamo all’immaginazione antropologica e andiamo a chiudere l’articolo.
Immaginazione Antropologica
Passiamo a parlare, finalmente, di immaginazione antropologica.
Lo faccio, in primis, ringraziando la mitica Cristina Pozzi, Dott.ssa in Antropologia Culturale, che – in uno scambio di idee – mi ha girato alcuni link e documenti, alla base di queste riflessioni.
Nello specifico, il documento in pdf è parte del volume n.15 dell’anno XVI (2013) dell’Archivio Antropologico Mediterraneo, il pezzo di Vincenzo Matera, intitolato “Il nuovo bricoleur. Note per un’antropologia dell’immaginazione“. L’articolo in questione, sempre di Matera, è su “LaRivistaCulturale“.
Riassumendo molto, il concetto è che “agiamo nel mondo, perché quello che facciamo, per noi ha un senso”.
Ti faccio un esempio:
se – oggi – siamo disposti ad attendere ore fuori dalle porte di un negozio hi-tech, per avere l’ultimo telefonino, è perché quell’oggetto è più di un oggetto, è portatore di un qualche significato. L’oggetto porta con sé una storia.
E – così – la nostra azione non è più solo un agire, ma diventa un rito che ci permette di entrare a far parte di una narrazione più grande (un brand, magari, invece che un mito).
Pensaci: fin dall’antichità, abbiamo intessuto la realtà oggettuale di significati, usando l’immaginazione come metodo creativo e al contempo di scoperta. E poi quei significati che abbiamo messo nelle cose, hanno partecipato a creare una narrazione più grande, sociale e collettiva, che chiamiamo “cultura”.
Riportando le parole di Matera:
I modi in cui le persone vivono e costruiscono significati per il loro vivere quotidiano sono pervasi di immaginazione; gli uomini, come acutamente afferma Charles Taylor (2004), non si limitano a “vedere” il mondo, lo immaginano, dunque sono in grado di creare e ricreare continuamente una distanza simbolica fra se stessi e il mondo.
E aggiunge:
In gran parte delle società contemporanee l’immaginazione sta divenendo il principale motore della costruzione identitaria (Appadurai 2001)
È in questo solco che possiamo comprendere l’importanza di un’antropologia dell’immaginazione: non solo rivestiamo di senso simbolico le nostre azioni, ma con esse generiamo una sorta di “società immaginata” entro la quale viviamo, ma anche entro la quale ci definiamo.
Siamo fruitori di una società e di una cultura che contribuiamo continuamente a consolidare o modificare, immaginandole.
Ed è poi dentro a questi confini che troviamo il modo, le parole, le prassi, per riconoscere e costruire la nostra identità ed il senso del vivere quotidiano.
Viene quindi da chiedersi: “quali significati costruiamo, con le nostre azioni?”.
Per approfondire
Antropologia
“Comunità immaginate: origini e fortuna dei nazionalismi“, di Benedict Anderson (LIBRO)
“Antropologia Contemporanea. La diversità culturale in un mondo globale“, Vincenzo Matera (LIBRO)
“Sapiens. Da animali a dèi“, Harari (LIBRO)
Immaginazione
“Andata e Ritorno. Istruzioni per il viaggio immaginale“, Matteo Ficara (PAGINA – LIBRO)
“Miti a bassa intensità“, matteoficara.it (ARTICOLO)
“Immaginazione, tutti i tipi“, matteoficara.it (ARTICOLO)
Immaginazione antropologica
“Cristina Pozzi, Dott.ssa in Antropologia Culturale” (PROFILO LINKEDIN)
“Il nuovo bricoleur“, Vincenzo Matera (PDF)
“Siamo tutti contemporanei“, LaRivistaCulturale (ARTICOLO ESTERNO)
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