
“[Affermava di sentirsi] Da una parte il buon padre di famiglia e stimato medico, dall’altra una sorta di sciamano che lottava con i blocchi della coscienza” – Jung
Che cosa sono un Santo ed uno Sciamano? Anzitutto, di certo, esseri umani. Ma qualcosa li distingue, li porta ad essere tra loro estremamente diversi e lontani, quasi diametralmente opposti: spesso immaginiamo il Santo come l’esempio di luce e lo sciamano come quello delle ombre.
Cos’è che li distingue? E… tu, ti senti più santo o più sciamano? Scoprilo leggendo l’articolo!
La domanda sulla Centratura
Ci sono domande che mi piace nutrire senza risposte, lasciandole sospese così che mi possano condurre a conoscere i miei confini e poi… al di là di essi. Ricordo che avevo la riflessione su Santo e Sciamano già da un po’ in me, ma l’occasione di un responso mi arrivò quando un mio carissimo amico (Giovanni Picozza di Spazio Interiore) mi chiese cosa ne pensavo della centratura, ovvero di “come si fa a stare centrati”.
La mia risposta lo colpì. E ha a che fare con:
- le figure del Santo e dello Sciamano;
- l’idea del “dio” ed il cielo personale.
L’idea del “dio” e il cielo personale
In un articolo passato ho scritto qualcosa sui livelli delle idee, in particolar modo “l’idea del dio (e il terremoto)”.
Immagina che ogni nostro concetto venga racchiuso in insiemi, che funzionano un po’ come confine di quel determinato sistema di pensiero. Questi insiemi sono le idee, di cui ne esistono quattro tipi principali:
- l’idea di sé: è il confine di quello che pensiamo di poter essere come individui;
- l’idea del mondo: il confine di quello che il mondo può essere;
- l’idea di Anima: ovvero quello che Anima è. L’idea dell’Anima si pone sempre come quel cammino che permette di colmare la distanza tra l’idea del divino e quella del mondo.
- l’idea del divino: il confine al di là del quale non si può andare, il Sacro.
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Essendo il confine ultimo, l’idea del dio è anche il nostro cielo personale, il luogo delle aspirazioni e dei concetti di perfezione e al di là.
Il Santo
Il Santo è sicuramente colui che ha il cielo personale più alto.
Il suo confine ultimo non è lontano, ma lontanissimo. È ispirazione della perfezione e della piena bellezza e non c’è spazio per il viziato, ma solo per le virtù!
Il sentiero del Santo prevede, quindi, di creare un’idea di Bellezza e perfezione che sia lontana. Qualcosa di giustissimo, che occorre imitare, ma con la consapevolezza che non si potrà mai essere a quel livello (concetto del peccato originale).
In questo caso accade che l’idea del dio è lontana e l’idea di Anima si posizione tra “mondo e divino”.
Il Santo cerca l’atteggiamento corretto, nel fare, nel pensare, nel gioire. Il suo esercizio è essere impeccabile: essere fatto di luce e di luce promotore.
Il cammino di Anima è quindi molto lungo: la distanza tra mondo e divino è vastissima.
Lo Sciamano
Il cielo personale di uno sciamano è… sotto terra. In particolar modo i “veri” sciamani, delle culture animiste, vedono il divino in tutte le cose, nella natura e nei fenomeni transitori del vivere di ogni giorno.
La loro idea del divino e quella del mondo coincidono. E così Anima è tra le cose, nelle cose e le cose stesse ne sono una rappresentazione: una nuvola, il volo degli uccelli, una corteccia o il suono del fiume, sono i volti e gli umori di Anima e con un po’ di attenzione e l’arte della contemplazione, si possono cogliere.
La Centratura
Questo percorso era necessario per rispondere alla questione sulla Centratura, dato che il centro è l’incontro delle altezze di un solido o di un piano – o almeno geometricamente è così.
E allora, di certo, un Santo ha il suo centro in un punto che sta in alto, verso un ideale di perfezione. Sta fuori di sé, in una tensione senza fine alla perfezione del divino, per vivere “a sua immagine e somiglianza”.
Lo Sciamano ha il suo centro nel mondo e il suo compito è quello di stare nelle cose (anche quelle “sporche e imperfette”) del mondo. Solo così – ammalandosi di mondo – può imparare come portare in questo piano la guarigione.
Il Santo agisce lontano dal mondo, dando un esempio di cosa è possibile ad un essere umano.
Lo Sciamano agisce nel mondo, portando guarigione alle sue ferite.
Santo o Sciamano?
In definitiva, quindi, possiamo concludere l’articolo traendone che non c’è UN modo solo di stare centrati.
Ci sono caratteri, o meglio ancora frequenze, che ci rispondono di più o di meno.
In definitiva, possiamo dire che non c’è un solo modo di dirsi “spirituali” (parola che non amo e alla quale sostituisco il termine “consapevoli”):
- hai il Santo nelle vene se: senti un forte senso del giusto e del bello, riconosci il bisogno di mantenerti corretto, indomito, virtuoso, capace di collegarti solo a pensieri positivi e critichi aspramente chi non fa come te;
- hai uno Sciamano nel cuore se: ti lasci rapire dal mondo e dalle sue mille tentazioni, da quelle sostanze “invischianti”.
… a volte mi sento un Santo “porcaccione” e altre uno Sciamano “grazioso”.
Fabrizio i due estremi che ho voluto presentare col Santo e lo Sciamano sono indicativi di condizioni di vita e sistemi di pensiero in un modo “fisso”.
Poi ci sono certamente tantissime sfumature da esplorare, tra loro ^_^