
Se non cambiamo, conosciamo la strada che ci attende. Il futuro ha bisogno di una visione più grande e la possiamo avere solo con l’Immaginazione – che guarda oltre a quello che c’è – con Filosofia e un pensiero libero, creativo, a proporci nuove vie.
Se c’è una cosa di cui, credo, abbiamo bisogno, sono le prospettive: orizzonti vasti verso cui portare lo sguardo, che ci permettono di uscire dal fango, dalle sabbie mobili dei momenti difficili dell’economia e della politica internazionale di oggi.
Per poterlo fare, però, per guardare avanti senza il filtro del passato, di quelle regole che sono come un dictat del pensiero, abbiamo bisogno di riattivare la facoltà dell’Immaginazione e di ricominciare a fare Filosofia.
In definitiva: dobbiamo liberare il pensiero e imparare ad usarlo nelle sue forme più nobili e creative.
Panorama attuale
Guardiamoci un attimo attorno. È fondamentale per comprendere se è vero che sia necessario creare prospettive nuove. I casi in cui la necessità del nuovo di fa impellente sono due: quando si sta andando in una direzione già vista (e per nulla positiva) o quando le cose stanno cambiando e, quindi, c’è bisogno di capire in che direzione.
Prendiamo il primo caso e chiediamoci:
stanno accadendo fatti che ricordano qualche altro periodo storico (non positivo)?
Non credo sia difficile da vedere qualcosa del genere:
- movimenti militaristi (vendita delle armi a +5%);
- nazionalismi irrigiditi (sotto abiti nuovi, a volte vestiti da pecora del populismo);
- paura dello straniero o del diverso, che ricordano uno storico antisemitismo che l’idea di Europa (e non solo) avrebbe dovuto aiutarci a superare.
Sembra insomma che la regola dei 72 anni di cui ha parlato molto anche Sibaldi nel suo “Libro delle Epoche” sia ancora valida: ogni 72 anni torna un’atmosfera, un tipo particolare di “clima” delle culture, per il quale ci troviamo a ripetere delle prove per vedere se riusciamo a superarle, andando in direzioni nuove.
Certo è solo una teoria, ma è curioso osservarne alcune ridondanze, magari prendendo a promemoria una lista di eventi avvenuti 72 anni fa, ovvero nel 1947.
è questo momento storico un momento di cambiamento?
La risposta è affermativa anche in questo caso.
Prendiamo alcuni esempi:
- la più acuita sensibilità alla sostenibilità (alcuni degli argomenti più discussi dalle politiche attuali sono il clima e il nucleare);
- il maggiore spazio di rilevanza che sta avendo il femminile, nel business e nella governance (esempi bellissimi dalla Finlandia e dalla Banca Centrale Europea);
- l’interesse per temi come la felicità e la consapevolezza (temi citatissimi ad esempio da Harvard Business Review);
- il cambiamento delle aziende verso un nuovo modello (detto “Teal”, tema da approfondire con Frederic Laloux in “Reinventare le Organizzazioni” e con Daniela Di Ciaccio e Veruscka Gennari in “La Scienza delle Organizzazioni Positive“).
Viste queste considerazioni, direi che abbiamo diritto a procedere cercando delle prospettive nuove, in parte per evitare di ripetere errori del passato, in parte per essere un minimo pronti al futuro.
Futuro: il luogo dell’Immaginazione
Da sempre l’immaginazione ci accompagna permettendoci non solo di sopravvivere, ma di evolvere. Le teorie di Harari, su questo, aiutano molto a comprendere in che modo questa facoltà sia stata (e sarà ancora) uno dei perni sui quali possiamo costruire l’evoluzione della Specie: è grazie all’immaginazione che abbiamo creato quei miti che ci hanno permesso di ri-conoscersi senza conoscerci, di unirci e creare le società.
Quindi, adesso, a che cosa può servire l’immaginazione? In che modo usarla?
Secondo la mia esperienza e le ricerche (degli ultimi 10 anni circa), principalmente in due modi:
- scorgere prospettive che stanno al di là dei paletti della ragione e della mens sociale;
- creare nuovi miti, che descrivano direzioni adatte all’essere umano di oggi.
Esattamente: perché l’immaginazione per troppo tempo è stata considerata come qualcosa di poco serio, mentre è una delle facoltà di conoscenza del profondo più importanti che abbiamo. Se avessimo il coraggio di riscrivere il contenuto della parola “pensiero“, troveremmo che questo, a differenza del mentale e della ragione, è il luogo delle vastità, accessibile solo grazie alle facoltà della sensibilità e dell’immaginazione.
Per tutto quello che esiste e che sai, puoi usare la logica, anche se non ti permetterà altro che girare entro i suoi confini: il conosciuto, il giudizio e il pregiudizio.
Per tutto quel che non sai, invece, puoi immaginare.
Ed è di questo di cui abbiamo bisogno, adesso.
La Filosofia è morta?
Recentemente ho letto diversi articoli che riflettono se la filosofia possa essere considerata “morta”, dato che quel tipo di pensiero non riesce più a stare al passo con le innovazioni tecnologiche, gli studi scientifici, i fatti del mondo.
Secondo me è proprio ora che può avere il suo momento di gloria: la filosofia non è e non deve essere solo “il sapere”, ma la tensione ad esso. Altrimenti è “enciclopedia” e non filosofia. E se non ora, che siamo in un momento di “crisi, dove la filosofia può andare a portare il suo vaglio “critico”?
E la critica, qui, è la capacità di discernimento, di sobbarcarsi l’impegnativo compito di dipanare la matassa del caos e della confusione del mondo, per poi tentare di rimettere in ordine. Certo non con le modalità “passate”, ma appunto usando l’immaginazione, osservando lontano, prendendo uno sguardo il più ampio possibile sulle cose e dando una direzione.
Ti faccio un esempio: mi sono sempre chiesto perché, in Italia, i partiti politici in campagna elettorale, si fermino sul comunicare cosa faranno quando andranno al governo: una lista di azioni, che tendenzialmente ricalcano – guardacaso – i temi caldi del popolo; piuttosto che dare una visione.
Mi piacerebbe avere una politica con una visione attraverso la quale riescano a dire in che direzione andremo. In particolar modo mi piacerebbe mi dicessero:
- che tipo di pianeta vedono, si impegnano a realizzare e in che modo;
- che senso vedono nella parola “nazione”;
- che tipo di umanità, di Specie, vedono, perché e cosa intendono fare per assecondarla.
Insomma… siamo al confine con prossimo futuro. Abbiamo bisogno di pensare ad un futuro, impegnarci a vedere ogni possibilità e ad incamminarci verso il nuovo. È la visione anche dell’European Cultural Foundation: “Democracy Needs Imagination“.
Abbiamo la responsabilità di recuperare la facoltà dell’Immaginazione e iniziare a creare una visione ampia, complessa, che contenga una Filosofia (di vita, di Specie, di cura).
Per approfondire:
➠ Filosofia della Specie (TAG)
➠ Filosofia della Specie (PAGINA)
➠ RadioSAPIENS (CANALE YOUTUBE)
➠ “Immaginazione e Compassione come pilastri evolutivi” (ARTICOLO)
➠ Immaginazione e Evoluzione (ARTICOLO)
➠ Pensiero: un modo nuovo di vederlo (TAG)
➠ Politica, Futuro, Visione (ARTICOLO ESTERNO – AgCult)
➠ Politica, Futuro, Visione (ARTICOLO ESTERNO – TheVision)
➠ Nazionalismo, spettro del passato (ARTICOLO ESTERNO – ISPI)
➠ Nazionalismo, spettro del passato (ARTICOLO ESTERNO – LaStampa)
➠ Discriminazione in UE (ARTICOLO ESTERNO – Sito UE)
➠ Donne CEO (ARTICOLO ESTERNO – Elle)
➠ Donne nella Governance (ARTICOLO ESTERNO – Forbes)
➠ Donne nella Governance – Finlandia (ARTICOLO ESTERNO – IlPost)
➠ Mercato Armi (ARTICOLO ESTERNO – Repubblica)
➠ ONU – Clima (ARTICOLO ESTERNO – OnuItalia)
➠ ONU – Nucleare (ARTICOLO ESTERNO – OnuItalia)
➠ “Homo Deus“, Yuval Noah Harari, Bompiani (LIBRO)
➠ “Libro delle Epoche“, Igor Sibaldi, Oscar Mondadori (LIBRO)
➠ “Reinventare le Organizzazioni“, Frederic Laloux, GueriniNEXT (LIBRO)
➠ “La Scienza delle Organizzazioni Positive“, Daniela Di Ciaccio e Veruscka Gennari, FrancoAngeliTREND (LIBRO)
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