![I Segni e Le Stanze dell’Immaginazione. [Storie]](https://www.matteoficara.it/wp-content/uploads/2018/10/stanze-immaginazione-acchiappasogni-segni.png)
In alcune delle domande che mi vengono poste più spesso quando parlo delle Stanze dell’Immaginazione è: “Ma poi, cosa accadrà?”. Probabilmente in quei momenti mi si scambia per un mago con la sfera, ma non è così: quello che posso sapere è che in quelle Stanze si migliora la comunicazione con Anima, ma non ho modo di comprendere in anticipo quali saranno i dialoghi che ne verranno, anche perché talvolta la risposte valicano quei “muri immaginali” e si presentano nel piano della realtà.
Questo è un po’ quello che è successo a F.T., che ha ricevuto un Segno, che le ha permesso di comprendere il viaggio interiore e il dialogo che aveva avuto con Anima, nelle Stanze dell’Immaginazione.
Cosa sono i Segni
Cos’è un “segno”? Se parlassimo di disegno, un segno sarebbe qualsiasi tratto di matita sul foglio, anche non rappresentante un granché, ma nella dimensione immaginale in cui ne parliamo, un segno è qualcosa a metà tra una sincronicità e una risposta che riceviamo “qui e ora”, nel piano di realtà duale, ma che viene da un al di là invisibile agli occhi.
Mi piace giocare sulla vicinanza delle parole “segno” e “sogno”, dicendo che il segno è il lavoro che fa Anima quando siamo ad occhi aperti. In poche parole, quindi, un segno è qualcosa che ti colpisce, ti meraviglia e – così facendo – entra in un istante nella tua realtà. Questo segno, però, non porta solo la propria immagine, il volto o la forma, bensì racconta altro e lo fa in un modo che per la coscienza è auto-evidente.
Semplicemente un segno “lo sai” e non hai bisogno di chiederti se è un segno o meno (scopri maggiori info sui segni in questo articolo sulla Contemplazione).
I Segni e Le Stanze dell’Immaginazione
Nelle Stanze dell’Immaginazione si accede con un rilassamento guidato, seguendo una strada fatta di molti passaggi che tendono a far perdere un po’ il viaggiatore (quantomeno la sua parte razionale), così da portarlo al di là dei confini del mondo e accedere a nuove realtà.
Quando si è dentro, quindi, si è in uno stato a metà tra la veglia ed il sogno e le informazioni che vengono narrate, sono codificate attraverso il linguaggio delle immagini. Potremmo dire, se fossero delle camere della nostra casa, che quelle immagini sarebbero tutti dei Segni, perché l’effetto che svolgono è più o meno il medesimo: portano a manifestazione qualcosa che prima era invisibile e lo rendono chiaro.
Ma se un Segno è auto-evidente, le immagini che vengono nelle Stanze possono non esserlo subito e possono essere rilette solo dopo aver concluso tutta l’esperienza. Raramente, poi, può accadere che restano ancora un po’ misteriose, anche dopo aver applicato tutte le regole per la lettura. Accade quando l’energia che prende forma in quel momento ha una origine lontana e come tale è più complesso vederla per intero.
In questo caso, quindi, che fare? Ad esempio si possono fare altre discese, per chiedere di svelare il senso dell’arcano. Ma può capitare anche che le risposte arrivano nel mondo “diurno”, in quello in cui vive la coscienza per la maggior parte del suo tempo… E questo è ciò che è accaduto a F.T.
Il Segno che veniva da lontano
La storia di F.T. è veramente particolare e racconta qualcosa che, lavorando con Le Stanze dell’Immaginazione, può capitare.
Aveva posto una domanda e aveva ricevuto in risposta, nella sua Bottiglia (le risponde arrivano dentro a bottiglie come se venissero da una “sponda al di là”), uno strano oggetto che non riusciva a spiegare e rimase col dubbio qualche giorno.
Poi tornò il fratello del marito dall’America, che aveva preso un dono. Il dono era per suo fratello (cioè il marito di F.T.), eppure quando questo ragazzo tornò, capì che quel dono doveva essere per lei. E non sapeva nemmeno spiegare perché l’avesse preso: raccontò di essere finito su una bancarella per prendere un’altra cosa, ma poi alla fine prese quell’acchiappasogni, che aveva con sé un bigliettino con tutte le informazioni sull’origine e sull’uso di questo oggetto di potere.
Insomma: F.T. aveva ricevuto la risposta che non sapeva, ma che stava aspettando.
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