
“Il bambino che non gioca non è un bambino, ma l’adulto che non gioca ha perso per sempre il bambino che ha dentro di sé” – Pablo Neruda
Qualche giorno fa, giocando con #quellalì (mia figlia Beatrice, detta Beba, detta #quellalì), ho commesso un grave errore. Ho poi corretto il tiro e questo mi ha permesso di accorgermi di come nei giochi di bimbo, sia ancora possibile usare l’Immaginazione e non la fantasia.
Vuoi scoprire il mio errore e la natura profondamente immaginale del gioco dei bambini? Andiamo…
Il gioco dei bambini
Vedere un bambino giocare è una delle cose più belle che possano capitare. Sicuramente come esperienza umana, emozionale, ma anche per una curiosità profonda sulla vita, di cui i bambini sono spesso rappresentati “nudi” e diretti.
Partecipare al loro gioco, poi, è quasi stordente, capace di portarci in modo dolcemente coatto in quella epochè, quella “pausa sulle cose e sul mondo”, che riesce a volte solo con la meditazione.
D’altronde quei “Giochi di Bimbo” non sono cosa da poco: ne Le Stanze dell’Immaginazione è loro dedicata un’intera Stanza (qui la pagina nel sito ufficiale), ove ci si incontra col “Bambino Interiore”.
Questo indica non solo che “il gioco di bimbo” è un vero e proprio “ambiente della nostra Anima”, ma per chi curiosa anche nel libro, il gioco è spesso il luogo della creatività e, quindi, dell’energia creatrice stessa (nel libro il legame è anche con la Sessualità e l’Eros, naturalmente).
D’altronde c’è un’intera filosofia (orientale) che recita “Lila, la vita è gioco”.
Per cui, che il gioco sia importante, non sembra essere una novità.
Cosa che spesso a noi occidentali viene difficile da accettare, perché il principio di “serietà” ha vinto su molta parte della realtà in cui viviamo. Peccato. Però c’è una parte della nostra “scienza”, la psicologia comportamentale, che sotto-sotto dice la stessa cosa…
Lila, la Vita è gioco
La psicologia comportamentale esamina il comportamento dell’individuo all’interno dei suoi “ambienti di comportamento”: casa, lavoro, famiglia, relazioni, amici, hobby, ecc…
In ognuno di questi ambienti il nostro atteggiamento è diverso: è una questione di “personalità (separate)” e di loro modalità. D’altronde “persona” deriva dall’etrusco “persu” e significa propriamente “maschera”. E con ogni maschera, in ogni ambiente, abbiamo anche un abbigliamento specifico: le abitudini (da “habitus” stessa radice del termine “abito”).
Nella Stanza n.3, “del Vestiario”, di Le Stanze dell’Immaginazione questa abitudine alle abitudini viene usata in modo funzionale e nel libro, chiaramente, ci si sofferma a parlare di questa energia, che Gurdjieff chiamava “automatica”.
L’adulto ha moltissimi ambienti di comportamento, ma… il bambino?
Il bambino ha solo: mangiare, dormire e giocare. E con quel “giocare” fa tutto: conosce le cose ed il mondo, intesse le relazioni…
Tutto quello che per un adulto è “diviso e separato”, e quindi richiede “abiti e maschere” specifiche per l’adattamento, il bambino lo affronta allo stesso modo: col gioco.
Ecco che il gioco di bimbo, allora, è una modalità di affrontare le cose.
Il gioco di fantasia, il gioco di Immaginazione
Ed allora torniamo al gioco di #quellalì ed al mio errore.
Il gioco era semplice: eravamo in piscina e stava fingendo di tenere in mano un razzo e di farlo volare. Al che le prendo un bracciolo, glielo passo, e le dico “Facciamo che è questo, il razzo?”. Lei accetta e continuiamo a giocare.
Solo in un secondo momento mi accorgo che lei non aveva bisogno di un oggetto, perché stava giocando con l’invisibile e quindi l’Immaginazione!
Fornendole un oggetto fisico dove incarnare l’invisibile (una specie di transustanziazione 😛 ) avevo commesso un atto magico, sicuramente, ma anche una limitazione delle possibilità del gioco:
fintanto che si maneggia l’energia pura e la si plasma con le immagini, tutto è possibile, ma se si lavora con la materia, si può giocare solo con quello che c’è.
Avevo spostato il suo gioco, quindi, nei domini della Fantasia, che elabora oggetti ed immagini “esistenti”, mentre lei stava in contatto diretto con l’Immaginazione, che permette il contatto diretto con l’invisibile, e l’intuizione pura dell’energia attraverso immagini.
Bello
Grazie Liliana! ^_^