
A volte è più utile chiedersi “come guardiamo” al futuro, piuttosto che “cosa vediamo”. Grazie ai Futures Studies abbiamo diversi metodi per guardare verso i futuri, in modo da trasformare quelle visioni in azioni: che siano prendere decisioni, pre-pararsi alle situazioni o iniziare a creare mondi nuovi.
Di futuro non ne esiste solo uno, ma molti. Ecco perché si usa il plurale per definire l’area dei Futures Studies.
Mi sono appassionato a questo genere di ricerca abbastanza recentemente (a metà 2018), arrivandoci dopo anni di ricerca e studio su pensiero e immaginazione.
Quel che sappiamo del futuro è che non ne sappiamo mai abbastanza: possiamo provare a prevederlo ed anticiparlo, ma – per me – la cosa migliore resta sempre quella di scoprirlo.
Lo si può fare giocando d’anticipo, grazie all’immaginazione.
Previsioni
La “pre-visione” è sicuramente l’area metodologica dei futures studies più conosciuta.
Vuoi per via di un suo uso in situazione di dominio pubblico come le “previsioni meteo”, vuoi per quel fascino mistico che la rimanda a quella “sfera di vetro” fin troppo conosciuta.
Ma, di fatto, una “previsione”, cos’è?
Per rispondere prendo spunto dal bellissimo lavoro di Roberto Poli in “Lavorare con il futuro. Idee e strumenti per governare l’incertezza“, Egea edizioni., in cui – fin dalle prime pagine – l’autore ci accompagna a scoprire questo mondo, facendo una distinzione tra Previsioni, Scoperte e Anticipazioni.
La previsione è generalmente intesa come una scansione a breve termine e basata su metodi che si appoggiano su uno storico, questa azione – che Poli definisce di forecast – costruisce scenari lavorando quasi in modo matematico.
Viene usata per calcolare il PIL, ad esempio. Il suo modo di lavorare è quello di prendere i dati di cui si è già in possesso, tracciando una rotta (appunto, a breve termine) verso possibili futuri.
Questo è possibile perché in alcune situazioni, per alcuni Trend ed entro archi temporali brevi, è possibile pensare che il futuro prossimo non sia poi tanto diverso da una media del passato prossimo.
Naturalmente questo non tiene in nessun modo in considerazione i “Cigni Neri”.
Secondo l’opera omonima di Taleb, il cigno nero è quell’evento inatteso, che cambia completamente il paradigma all’interno di uno o più sistemi. quei “rumori di fondo” che poi possono dare vita a quei piccoli cambiamenti che mettono atto catene di processi complessi.
La previsione è il metodo più matematico, ma sconta questa sua “sicurezza” sul fatto che si basa su convenzioni: il fatto lo storico, possa in qualche modo essere vero anche domani.
Anticipazioni
Le anticipazioni sono quelle decisioni ed azioni che nascono dalla creazione degli scenari.
Semplice: sono azioni che possono metterci in tutela di possibili prospettive nefaste, dandoci il modo di prepararci e affrontare momenti di crisi (e su questo il Covid ci ha insegnato che è meglio essere pronti); oppure permetterci di realizzare prospettive ideali.
Sia previsioni che scoperte possono portare alle anticipazioni. D’altronde: prendiamo decisioni sia se stiamo guardando al prossimo piccolo passo (previsioni a breve termine, col forecast), sia se stiamo guardando alle visioni più lontane.
Scoperte
Le scoperte sono quelle visioni che si costruiscono guardando lontano.
Sono le mie preferite, naturalmente, anche perché spesso si avvalgono della facoltà dell’immaginazione.
Ora non entro nel merito delle possibili tecniche che esistono per guardare al futuro, ma quello che distingue le scoperte dalle previsioni sono principalmente tre aspetti:
- una previsione guarda a breve termine, una scoperta guarda lontano (finestre temporali almeno intermedie);
- una previsione si basa su modelli predittivi, una scoperta si avvale di ideazione e confronto;
- una previsione tende ad essere matematica, una scoperta è più simile ad un discorso poetico.
Il foresight (termine che Poli affianca alla scoperta) tiene maggiormente in considerazione gli elementi volatili ed i rumori di fondo, quelle incertezze che il modello predittivo di un forecast tende a bypassare, riproponendo nel futuro un’idea modellata sul passato.
Grazie alla pratica della scoperta:
“Posso scoprire alcuni futuri possibili che mi aiutino a tener presente i diversi modi in cui la realtà potrebbe articolarsi”
– Roberto Poli, “Lavorare con il futuro“.
Immaginazione
L’immaginazione è la facoltà del pensiero dello scoprire idee e prospettive nuove.
Lo dico oggi, dopo quasi 12 anni di ricerca e di pratica, passando attraverso un po’ tutti i territori possibili (dall’esoterismo, alla filosofia accademica, fino alle ricerche scientifiche).
Comprendi subito come immaginazione e scoperte possano essere tra loro intrinsecamente collegate.
Di fatto, personalmente, quando guardo al futuro lo faccio immaginando.
Ma per non perdermi da immaginazioni a pure fantasie, prima di immaginare faccio ricerca: mi guardo attorno, cerco di comprendere – del tema che mi interessa – tutto il possibile (lo stato dell’arte, le prospettive, le ricerche in attivo).
Costruire un’immaginazione che funga da prospettiva ideale e parta da una realtà solida e circostanziata è il modo migliore per giocare ai futuri.
E giova anche tenere a mente che ciò che si elabora non sono “verità”, ma estrazioni di possibili che, come tali, devono poi essere rimessi al banco prova della realtà, testati e accordati con gli accadimenti.
Delle teorie del pensiero e dell’immaginazione che ti possono essere utili per usare al meglio queste tue facoltà, parlo diffusamente nel mio ultimo libro: “Andata e Ritorno. Istruzioni per il viaggio immaginale“.
Un esercizio per giocare al Futuro
Vuoi giocare al futuro? Allora inizia con un esercizio facile, ludico:
- definisci in che direzione vuoi portare lo sguardo.
Vuoi immaginare prospettive sul tema del lavoro? Ti interessa la tecnologia? Vuoi saperne di più dell’economia?
Cerca sempre di partire da qualcosa che conosci abbastanza bene. E in ogni caso, informati.
. - chiama a raccolta un po’ di amici (anche online).
Lavorare insieme è utile per bypassare i bias cognitivi che ognuno ha. Inoltre, alcune tecniche di lavoro col futuro si avvalgono proprio o della co-partecipazione, o dell’interventi di esperti (metodo Delphi) o di ambedue le cose.
. - individuate i driver di interesse principali.
All’interno di quel tema che ti interessa, quali credete che siano gli elementi trascinanti? Ecco, qui serve avere una buona conoscenza del tema, essere informati sui rumors e saper discernere. Ma se state giocando, potete anche dialogare e sceglierne alcuni. Se volete trasformare l’occasione in qualcosa di divertente, potete anche sceglierne alcuni “random”.
. - usate il pensiero pre-fattuale.
Il pensiero che meglio di altri stimola l’immaginazione è quello che inizia con “e se…” e si chiede cosa accadrebbe se… Se seguissi uno di quei driver che avete individuato, immaginandone l’evoluzione.
. - raccogliete i dati che tornano, creare uno scenario.
Allora: se lo fate per giocare, questa fase verrà probabilmente meno, perché non ci sarà un numero necessario di dati da aggregare. Ma se si iniziasse a farlo con un po’ di ricerca e metodo, pian piano avreste dei fattori di risonanza che ti/vi permetterebbero di creare degli scenari, ovvero una descrizione di possibili futuri, che si realizzano se accadono certe cose (driver).
Ecco… ho voluto lasciarti anche un breve gioco da fare.
Ricorda, però, che il lavoro sui futuri richiede un notevole impegno nella ricerca e che “sparare idee a caso” non ha nessun significato se non quello di giocare e divertirsi.
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