
Ti trovi ad osservare la fine di un pensiero, come un sogno di cui ricordi poco: sai che hai pensato qualcosa, ma non sai né come ci sei arrivato e nemmeno cosa hai pensato. È il fenomeno della mente vagante, o “mind wandering”, ormai famoso e studiato dalla scienza, poiché causa di malessere.
Pensare è un’attività complessa: sembra che ogni giorno, nella nostra mente, passino circa 75mila pensieri. Di questa mole enorme di idee, informazioni, riflessioni, abbiamo consapevolezza di una piccolissima percentuale: non sappiamo stare attenti al nostro pensiero, alle sue fasi e processi.
Ecco che poi ci troviamo con la “mente vagante”, disattenta, inconsapevole e ce ne accorgiamo solo nel momento in cui, per un motivo o un altro, torniamo a noi stessi, ma non sappiamo nulla del nostro viaggio.
Vediamo come prendere una “wandering mind” e trasformarla in una mente attenta e (magari) curiosa.
Mind Wandering
La mente vagante.
Il fenomeno del mind wandering, o mente vagante, è sicuramente conosciuto da tutti. Non come terminologia e fenomeno scientifico, ma come effetto, realtà mentale in cui a tutti capita di trovarsi ogni tanto. È quello stato di una mente che vaga, senza meta e – soprattutto – senza un’attenzione focalizzata.
Attenzione e intenzione.
Per comprendere il mind wandering (e come uscirne) è necessario parlare di queste due facoltà della coscienza. Il vagabondaggio nel reame dei pensieri può iniziare in molti modi, ma di certo una delle cause principali è quello che la scienza chiama “perceptual decoupling“, ovvero il fenomeno per il quale c’è un disaccoppiamento percettivo: stai facendo qualcosa (guidare, pensare, leggere), ma la tua attenzione sta altrove, su qualcosa di cui – però – non hai coscienza piena. E questo capita perché quando l’attenzione si sposta, non lo fa seguendo un’intenzione specifica, diretta, intenzionale.
Energy management.
Qual è il peggiore effetto di una mente vagante? Il consumo di energia mentale. Certo, detto così potrebbe sembrare poca cosa, ma non è così. Poca energia mentale può portare a:
- confusione, che magari aumenta stati di insofferenza, stress, ansia;
- stanchezza mentale, e incapacità di mettere a fuoco i pensieri;
- difficoltà nel prendere decisioni per la mancata chiarezza;
- incapacità di discernimento e di comprendere le situazioni;
- rigidità mentale, ovvero difficoltà nel generare idee e prospettive alternative.
E questo, senza menzionare eventuali conseguenze di tipo fisico (come il mal di testa).
Mind Wondering
La mente curiosa.
Sì, lo ammetto: amo giocare con le parole e non ho resistito all’attrazione di un passaggio trasformativo da “mind wAndering” a “mind wOndering”. Come sai, probabilmente, “wonder” significa meraviglioso, ma non solo: wondering significa anche chiedere, curiosare. Ecco che, con un solo cambio di vocale, abbiamo già la soluzione alla mente vagante: una mente curiosa.
Attenzione e disattenzione.
Pensaci: quando il pensiero se ne va? Quando non sappiamo gestire attenzione ed intenzione: non avendo nulla di entusiasmante su cui soffermarsi (il bello, attrae l’attenzione) e non avendo un interesse (intenzione), la mente se ne va.
Curiosità.
Oltre ad essere uno dei Punti di Forza del sistema VIA Character (che mia figlia ha, spiccatissimo!), la curiosità è una delle doti di base della filosofia: la spinta alla meraviglia, alla volontà di scoperta e di superamento del limite. Una mente curiosa ha sempre mille pensieri più degli altri, ma spesso sono interessanti, o comunque è una mente capace di interesse, per cui i pensieri non affaticano, non “consumano” la nostra energia, ma la riattivano.
Come passare dal Wandering al Wondering
Dal vagare, al curiosare.
Se anche tu ti accorgi di avere una mente vagante, qui trovi ben 4 cose che puoi fare per trasformarla in una mente curiosa. Mi auguro vivamente che almeno una di queste pratiche possano esserti di aiuto:
- poniti domande
Molto filosofica, come pratica, non trovi? Mettere in scacco il proprio pensiero, ponendosi domande, confrontandosi con altri, avendo il coraggio (giocoso) di scoprire altri punti di vista, ci aiutano a mantenere attiva la curiosità, limitando il vagabondaggio. Certo, farsi domande e prendersi in scacco non è sempre facile. Se hai bisogno di un aiuto, fai un fischio;
. - fai esercizi di attenzione
Inutile dirlo, ma se c’è uno strumento base – secondo me – per la consapevolezza e l’uso migliore di ogni nostra facoltà di pensiero, questa è l’attenzione e la capacità che abbiamo di focalizzarla e gestirne l’energia. Si possono citare sicuramente pratiche come la Mindfulness, la Coerenza Cardiaca e la Meditazione. Ma personalmente preferisco l’Immaginazione, la Contemplazione ed i viaggi di Andata e Ritorno;
. - pratica la meraviglia
La meraviglia è uno stato cognitivo di grandissima apertura e ci permette di cambiare il punto prospettico con cui guardiamo alle cose. Quando siamo meravigliati, la prospettiva diventa talmente vasta che è impossibile “perdersi” e ci si ritrova immediatamente in uno stato di grande centratura. Praticare la meraviglia è semplicissimo, ti bastano 10 min.;
. - impara a gestire la tua energia
Sotto a tutto questo: al consumo di energia di una mente vagante e agli stati di stress ed ansia a cui ciò porta; sotto all’abilità di fare focusing mentale; sotto ed al di là della meraviglia, ci sono le pratiche di benessere ed il lavoro di consapevolezza costante che puoi fare, per costruire la tua felicità quotidiana, ecosistema e futura. D’altronde: noi siamo energia (fisica, emozionale, mentale e spirituale) ed imparare l’energy management significa prendersi cura di sé.
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16 – 20 agosto 2023 | Valeggio sul Mincio
solo 20 persone
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