
Eros e Thanatos, oltre a essere personaggi della filosofia mitologica antica, sono due forze sempre presenti nella vita di ognuno di noi, in ogni momento: lo sciamanesimo li chiamerebbe “il vivente” e “il morente”, l’oriente con Yang e Yin, la psicologia – forse – come pulsione di vita e pulsione di morte.
Eros e Thanatos non sono solo due immagini dell’antica mitologia greca, ma pulsioni interiori dell’uomo e della Natura stessa, direttrici di tutta l’esperienza di vita e dell’esistenza.
Da quando Freud ne parlò diffusamente nel suo “Al di là del principio di piacere”, Eros e Thanatos hanno ritrovato un posto importante nel luogo che spettava loro: la psicologia e la filosofia del profondo; dove sono rappresentanti di quelle forze primordiali, extra-umane, che guidano i destini di ognuno di noi.
Sangue immaginale. Non è solo mitologia
La mitologia greca non è, e non è mai stata, solo un insieme di racconti immaginari. Fu anzi l’origine della Filosofia e della Scienza, l’umana risposta ai misteri della Natura insondabile: il segreto del fulmine, della formazione dei mari e delle terre emerse ed anche il segreto della vita stessa, appartenenti alle sfere dell’invisibile, erano stati messi in mano a Titani, Dèi ed Eroi, così come per noi oggi sono in mano a neutroni, forze e campi di energia.
E nonostante il lunghissimo tempo, quei racconti sono ancora in noi: risalendo il latte della Grande Lupa Madre da cui ogni italiano è costantemente nutrito, troviamo Enea e i racconti di Omero. C’è quindi un filo diretto con quella cultura e, ancor di più, con quelle antiche, ed in parte perdute, tradizioni: i miti non sono morti, sono solo cambiati, sono “miti a bassa intensità“.
Ecco perché parlo spesso di un DNA Simbolico e Spirituale: è quell’insieme di informazioni, categorizzate – come immagini – nel nostro sistema di pensiero. Queste storie portano costantemente tutto il proprio vissuto e la tradizione che contengono, un po’ come fossero il nostro “sangue immaginale”: un nutrimento profondo, costituito da storie.
Eros e Thanatos, identikit di dèi
In questo codice di immagini che ci scorrono dentro, dandoci forma, chi sono Eros e Thanatos?
Letteralmente potrebbero venire tradotti come “piacere” e “morte” ma viene allora da chiedersi in che modo si possa vederli in opposizione, dato che così vengono presentati anche nel lavoro di Freud: “Al di là del principio di piacere”.
Eros e Thanatos, nella psicologia freudiana, rappresentavano quei due impulsi fondamentali dell’essere umano, che possiamo indicare come “pulsione di vita” e “pulsione di morte”. Potremmo dire che Eros è l’erede maturo della libido dalla quale poi, tardivamente, Freud abiurò.
Ma questo ci permette di collegare Eros anche ad uno dei discepoli, anch’esso non riconosciuto, di Freud: Reich (alcune delle sue ricerche le trovi nel consigliatissimo “Reich e Gurdjieff”, edito da Spazio Interiore), che dimostrò scientificamente che la vita si forma su quella che chiamò energia orgonica (deriva il termine “orgone” da “orgasmo”), definendo così che la vita stessa è un perpetuo atto erotico.
È per questo che possiamo considerare l’Eros come l’energia stessa della Vita e non solo, quindi, come qualcosa da legare alla sessualità.
Al di là di Vita e Morte
Successivamente a Freud, anche Jung ed Hillman parlarono di questi princìpi. Naturalmente ognuno a modo proprio…
E così, quel viaggio antico che Freud recupera da Empedocle, che identificava un dissidio cosmico tra Amore e Odio, torna a noi cambiando volto e nome più volte, ed inglobando in sé la natura fondamentale delle cose: sciamanicamente è la compresenza nell’individuo (e nelle cose) del “vivente” e del “morente”, nel taoismo è indicata dall’unione di Yin e Yang, nelle raffigurazioni simbolo-immaginali è rappresentata dagli Amanti Divini ed alchemicamente indicata dal Matrimonio Mistico.
Piuttosto che leggere Eros e Thanatos come pulsioni interiori dell’Uomo, allora, forse è il caso di comprenderli in una forma superiore, che non li identifica nel solo atto di scontrarsi, ma nella loro unione.
Di fatto, come direbbe Reich, la vita è continuamente, costantemente e contemporaneamente, coesistenza di contrazione ed espansione. Sono due processi necessari ambedue al vivere, esattamente come ricordano il respiro, il corpo ed il battito stesso del nostro cuore.
E come direbbe Hillman (anche in “Il Sogno e il Mondo Infero”): dimenticarsi di uno dei due aspetti, relegarlo negli angoli recessi della vita come “sbagliato” o “brutto”, ed averne paura, significa non vivere pienamente nessuno dei due. Senza Thanatos non c’è Eros. Senza morte non c’è vita.
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