
Da qualche anno la scienza ha iniziato a occuparsi di Felicità. In particolar modo con Martin Seligman e la Psicologia Positiva. La felicità diventa una competenza da allenare. L’Harvard Business School elenca alcune delle “formule matematiche della felicità”.
Essere felici non è più solo possibile, ma è una condizione che si può allenare: non bisogna più solo attendere di trovarsi felici dopo un qualche accadimento, ma si può scegliere di esserlo, mettendo in atto una serie di pratiche e attività.
È un po questo il nucleo della rubrica inaugurata sull’Atlantic, durante il periodo del lockdown, da Arthur Brooks, docente di felicità alla Harvard Business School.
Brook individua anche delle “formule matematiche della felicità”. Vediamole.
La Felicità
La felicità è una delle parole oggi più di moda: è estremamente interessante vedere come di questo tema si occupino Università e centri di ricerca importanti, come Harvard, la Berkeley, Yale e Palo Alto.
Ma se oggi si parla di Scienza della Felicità è grazie, soprattutto, alle intuizioni di Martin Seligman, fondatore della Psicologia Positiva. La sua intuizione fu di iniziare a portare l’attenzione sugli stati di benessere e felicità.
Ma… viene da chiedersi: quale felicità?
Si può parlare di felicità in molti modi, in particolare come una teoria edonica ed una eudaimonica.
*** Qui il riferimento alle ricerche di Sonya Ljubomirsky sul tema:
https://www.pnas.org/content/early/2013/07/25/1305419110.short
La teoria edonica è simile a quella – filosoficamente parlando – epicurea, che intende la felicità come godimento.
La felicità sarebbe, quindi, molto più legata a stimoli esterni, alla realizzazione di obiettivi e al raggiungimento di desideri. Solo in parte legata al “godimento” inteso come “pienezza”: vivere con intensità quello che si sta vivendo.
Questo è un modello di felicità, emozionale e di breve durata, molto vicino all’idea di felicità che abbiamo, oggi.
L’altro modello è, invece, quello della felicità eudaimonica.
Più raffinatamente filosofico, nel senso che la filosofia (antica, in particolar modo) era una scienza “del buon daimon” (eu-daimon), di quell’essere interiore di pienezza e virtù.
In parole semplici: era una scienza della felicità, che si costruiva su costante ricerca e pratiche di felicità.
È in particolar modo verso questo secondo modello, che si impegna la ricerca scientifica attuale.
La scienza della felicità è una pragmatica: un insieme di prassi, accorgimenti ed esercizi con i quali poter rendere la felicità qualcosa che si costruisce ogni giorno e non solo qualcosa “che capita”.
Genetica ed epigenetica
La prima formula che Brooks presenta, riprende in parte le ricerche degli psicologi David Lykken e Auke Tellegen, sul tema della felicità tra genetica ed epigenetica.
*** Qui trovi lo studio su Psychological Science (e qui in pdf) e sotto, in pdf:
https://journals.sagepub.com/doi/10.1111/j.1467-9280.1996.tb00355.x
http://cogprints.org/767/3/167.pdf (pdf)
Se volessimo riassumere grossolanamente uno degli studi più interessanti, potremmo dire che la scoperta è la seguente:
- i geni influenzano la felicità in una misura di circa il 50%
- i fattori esterni influenzano la felicità di circa il 10%
- i fattori epigenetici come decisioni, emozioni, pensieri ed azioni, influenzano la felicità di circa il 40%
Uno studio molto importante, perché ci aiuta a comprendere il paradigma della “felicità come competenza”: dato che possiamo agire su circa il 40% del totale, possiamo fare in modo di essere felici.
Ma non solo…
Certo, i dati vanno presi come delle medie (e legati principalmente a persone che vivono in stati occidentali, o comunque non in condizioni di guerre, crisi, ecc… laddove prevarranno altre scale), per cui ci saranno individui in cui un fattore influisce più degli altri e viceversa.
Però alcune conferme e nuovi sviluppi arrivati attorno al dicembre 2019 aggiungono qualcosa di molto importante: possiamo agire anche sui fattori genetici e gli eventi esterni. Certo, magari non li possiamo stravolgere del tutto in positivo, ma è stato visto che, per diminuire il possibile impatto negativo di questi fattori esterni e genetici, possiamo:
- imparare a vivere con pienezza i momenti buoni;
- cercare di affrontare con “leggerezza” (gioco, approccio positivo, resilienza, centratura) i momenti negativi.
In poche parole, possiamo dire che la felicità è una questione di come affrontiamo le opportunità, quindi di abitudini.
Ecco perché Brooks, presenta la sua prima formula nel seguente modo: Benessere soggettivo = geni + circostanze + abitudini
I luoghi del vivere
La seconda formula (e la terza) che vengono presentate, hanno proprio a che fare con le abitudini.
Sembra essere – tra le righe – ripetuto un suggerimento importante: la felicità possiamo costruircela.
Filosoficamente parlando, lo sappiamo da tempo: Aristotele vedeva nella filosofia la scienza della felicità, che doveva portarci a fare la ricerca e poi ad applicare con costanza la “virtù”, perché secondo lui era vero che:
“siamo quello che facciamo ripetutamente”.
Siamo le nostre abitudini, insomma.
Ma ognuno di noi ha un cosmo di abitudini, diffuse in ogni direzione.
L’articolo di Brooks ci aiuta a comprendere in quali direzioni guardare: Abitudini = fede + famiglia + amici + lavoro.
Naturalmente la prima cosa da dire è sulla questione della “fede”: non si intende una fede o un credo religioso specifico, ma piuttosto la sensazione di “connessione”, che potremmo chiamare anche con i termini “trascendenza” o – filosoficamente parlando – “metafisica”.
È una sensazione intima, una certezza profonda dell’esistenza di un senso, di qualcosa che va oltre la realtà, un motivo e un motore, un cuore o una mente, forse, universale.
Per quello che riguarda famiglia e amici, ovvero relazioni di valore, ci sono una miriade di studi che ne dimostrano l’importanza.
Ne ho detto qualcosa parlando anche della filosofia dell’Ikigai (quella giapponese dello “scopo supremo“) e delle Blue Zones, i luoghi dove ci sono più centenari, che hanno – tra le loro caratteristiche – una vita sociale più forte.
Ho parlato molto anche dell’importanza della compassione, ritenuta – dagli studi scientifici – una delle emozioni che ci ha permesso di evolverci, perché ci ha avvicinati: ha migliorato le relazioni.
Nell’articolo originale, sull’Atlantic, viene menzionato – invece – uno degli studi più lunghi, in cui Georges Vaillant ha seguito un gruppo di studenti di Harvard per 75 anni (fino ai novant’anni).
*** Qui trovi lo studio di Georges Vaillant nella sezione “edu” di Harvard:
https://news.harvard.edu/gazette/story/2017/04/over-nearly-80-years-harvard-study-has-been-showing-how-to-live-a-healthy-and-happy-life/
Infine resta solo il tema del lavoro, su cui ho scritto più volte, indicando come sia l’individuazione di uno scopo, che va oltre al “lavoro in sé”, la leva che ci permette di vivere con maggiore pienezza anche quelle fasce orarie (e di vita) in cui tutti siamo impegnati in una qualche attività professionale.
A tale riguardo ti sarà utile anche l’articolo (ed il video-corso che ho creato) sull’Ikigai.
Desideri e soddisfazione
L’ultima formula matematica che viene suggerita, riguarda il tema della soddisfazione.
È interessante, perché presenta una divisione: Soddisfazione = ciò che si ha ÷ ciò che si vuole.
L’accortezza verso cui ci guida Brooks non è tanto verso l’avere sempre di più (ciò che si ha), quanto piuttosto nel saper gestire i propri desideri (ciò che si vuole). Di desideri ho parlato molto, come di quella forza che ti permette – se ben usata – di scoprire qualche orizzonte verso cui muoversi.
Se vuoi lavorare sui tuoi desideri, trovai anche l’articolo sulla tecnica dei 101 desideri, nel primo sito gestito da me e la mia consorte.
In conclusione
La felicità è una competenza che puoi acquisire ed allenare grazie alle prassi e alla consapevolezza.
Ci sono ormai centinaia di studi che dimostrano l’importanza, ad ogni livello, della felicità e che insegnano le prassi per poterla allenare.
Nelle proposte di Brooks e dell’Harvard Business School, ci sono delle semplici formule da tenere in considerazione per poter essere felici e riguardano: genetica ed epigenetica, abitudini di vita e i desideri personali.
E proprio di questo parla un bellissimo libro che si intitola “Ridi Ama Vivi“, pubblicato da BUR Rizzoli e scritto dalla mia consorte Lara Lucaccioni. Ci trovi tutta la scienza della felicità, esempi e storie personali di cambiamento e gli insegnamenti utili per iniziare con la risata, la coerenza cardiaca e le abitudini positive.
Molto molto istruttivo. Grazie
A te, Maddalena, di averlo letto! ^_^