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7 Dicembre 2022 By Matteo Ficara Leave a Comment

Immaginazione, pensiero prospettico, futuri e felicità. Come l’immaginazione ci aiuta a: stare meglio, anticipare i futuri e prendere decisioni consapevoli per costruire realtà migliori.

Immaginazione, pensiero prospettico, futuri e felicità. Come l’immaginazione ci aiuta a: stare meglio, anticipare i futuri e prendere decisioni consapevoli per costruire realtà migliori.

Pensare per immagini è qualcosa di connaturato all’essere umano: lo facciamo da sempre, per prevedere ed anticipare il futuro, prendere decisioni e costruire un presente migliore. Ecco in che modo l’immaginazione ed il pensiero prospettico ci aiutano nella vita di ogni giorno e come usarle al meglio.

Forse è inutile dirlo, forse è ripetitivo, ma: usiamo il pensiero immaginativo da sempre, è connaturato all’essere umano, ma… negli ultimi secoli abbiamo preferito il pensiero logico-deduttivo, quello che usiamo di più quotidianamente, il pensiero della scienza.

Eppure le cose non stanno proprio così: usiamo il pensiero logico per analizzare, dedurre (appunto), delle logiche e delle leggi, capire il funzionamento delle cose quando le abbiamo di fronte o ci troviamo immersi in esse, ma non ci serve a niente quando il nostro bisogno ha a che fare con l’inatteso, il nuovo, il sorprendente.

E questo vale sia nel macro, quando la scienza si chiede “cosa potrà essere, un domani, SE…”, sia nel micro della vita di ognuno di ogni giorno, quando ci poniamo domande su cosa faremo dopo, tra un giorno, un anno, un domani, o in una situazione alternativa, diversa da quella attuale, magari inattesa.

Faccio ricerca e pratico pensiero immaginativo da quasi 13 anni e non ho mai visto un periodo, come questo, in cui abbiamo avuto bisogno di reimparare questo tipo di pensiero, per produrre visioni alternative, orizzonti nuovi, per scongiurare opzioni terribili e facilitare una presa di decisione più consapevole verso scenari preferibili.

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Filed Under: Antropologia, Blog, Consapevolezza, Felicità, Filosofia, Filosofia del Futuro, Filosofia del Profondo, Filosofia della Specie, Futuro, Immaginale, Pensiero Critico, Pensiero Narrativo, Pensiero Visionario, Stanze Immaginazione Tagged With: Antropologia, filosofia, Filosofia della Specie, Futuro, Immaginazione, Pensiero, Specie

25 Ottobre 2022 By Matteo Ficara Leave a Comment

I lavori della felicità, nel futuro. Il mio intervento al Convegno italiano dei futuristi, ottobre 2022.

I lavori della felicità, nel futuro. Il mio intervento al Convegno italiano dei futuristi, ottobre 2022.

Cosa ci aspetta nel futuro? Una pluralità di possibilità, di certo, ma nulla che sia prevedibile con esattezza. Lavorare con i futuri significa costruire scenari dei possibili. Per il Convegno, e grazie ai CHO, ho proposto una visione dei possibili “Lavori della Felicità, nel futuro”.

Sono stato molto emozionato di partecipare al Convegno “Abitare il Domani”, Convegno nazionale dei futuristi, dato che il mio percorso nel reame dei futuri è abbastanza breve: me ne sono appassionato nel 2020 ed ho poi fatto tutto quello che ho potuto…

Ho studiato decine di testi, seguito articoli e trend, partecipato a corsi online e dal vivo, partecipato ad una comunità di pratica, incontrato persone e alla fine ho anche partecipato al percorso per diventare professionista di foresight strategico. Sono anche stato coinvolto dall’Italian Institute for the Future in un HUB di pensiero speculativo. Ad oggi sono un futurista, iscritto all’AFI – Associazione Italiana Futuristi.

Tutto questo mi è servito, per realizzare l’intervento sui “Lavori della Felicità, nel futuro”. Ecco perché…

La struttura del progetto (e della presentazione)

Ho avuto a disposizione 15 minuti, per introdurre i presenti al tema. Non è stato facile: ho dovuto fare una selezione importante dei molti temi di cui avrei voluto parlare. Ho aggiunto qualche riflessione nel video che ho girato successivamente, per riepilogare i molti contenuti.

Il progetto è organizzato in tre sezioni principali:

  • 1) ricerca sul tema della felicità, nella comunità della Specie Felice
    Un gruppo fb di oltre 6mila persone, un canale Telegram (aperto) di quasi 600 persone. La Specie Felice è il nostro progetto di speciazione culturale, per il quale condividiamo teorie scientifiche sulla felicità, modelli e soprattutto pratiche, con cui poter costruire la felicità individuale e collettiva, ogni giorno. Questo è possibile, perché da oltre 30 anni la scienza della felicità ci dice che la felicità non è solo un’emozione, ma una competenza che si può allenare, coltivando determinate aree della vita.

    La ricerca che abbiamo attivato con la Specie Felice è di tipo Etnografico: raccogliamo storie di felicità, per capire cosa le persone pensano sia, per loro, la felicità e cosa permetta di renderla concreta nella propria vita.
    Se ti senti felice e vuoi raccontare la tua storia, puoi partecipare, compilando questo modulo online.
  • 2) ricerca sulla percezione della “felicità al lavoro”
    Abbiamo costruito una brevissima survey che abbiamo fatto girare in un’altra nostra community: Vivi365. È il nostro programma di benessere di un anno, ove ogni mese insegniamo teorie e pratiche per costruire felicità in un’area specifica di interesse.
    La survey chiede come vivono la felicità al lavoro e come la vorrebbero. Ci siamo rivolti a questa comunità di circa 200 persone, perché da oltre un anno hanno appreso teorie sulla felicità come competenza da allenare e stanno usando pratiche per renderla un’abitudine.

    L’anno di lavoro in Vivi365 è diviso in quattro trimestri, dedicati a: benessere fisico, emozionale, mentale e spirituale. Per ogni area di benessere, ci sono tre sotto settori: Fisico: sonno, alimentazione, movimento – Emozionale: emozioni positive, relazioni, motivazione – Mentale: chiarezza mentale, focusing, prospettive – Spirituale: presenza, interconnessione, meraviglia.

    Esiste una versione di questa stessa survey aperta anche a chi non ha ancora seguito il percorso e non ha conoscenze e competenze sulla felicità come competenza. Sono giusto due domande a cui chiunque può rispondere: 1- come vivi la felicità al lavoro, oggi? 2- come la vorresti, un domani?
  • 3) lavoro di scenarizzazione con la comunità dei CHO
    I CHO sono i Chief Happiness Officer, una figura professionale nuova, in Italia, ma consolidata nel mondo, in quelle organizzazioni che hanno compreso l’importanza della felicità come strategia organizzativa e come attività di people care.

Una diversa felicità

Prima di procedere, dobbiamo comprenderci su cosa intendiamo con la felicità, oggi e domani. Oggi la guardiamo attraverso gli occhi della ricerca scientifica e la riscopriamo essere non tanto un’emozione, ma una competenza: qualcosa che può essere attivamente allenato, coltivando determinate aree della vita.

Come accadeva un tempo con la filosofia, anche oggi siamo tornati a vedere nella felicità la ricerca del senso del vivere e di quelle buone pratiche che ci permettono di essere persone buone, sane, felici, anche nella collettività. Una felicità eudaimonica, insomma.

Grazie a questa teoria, possiamo puntare a costruire una maggiore felicità, per cui i più grandi centri di ricerca al mondo (MIT, Palo Alto, Harvard, Berkeley, Yale – col corso sulla felicità con 1,9 milioni di iscritti) ci hanno fornito tantissime pratiche possibili, anche molto semplici.
D’altronde la necessità di “pratiche di benessere” è alla base per chi vuole costruire felicità, lo abbiamo dedotto anche dalla Survey sulla felicità al lavoro: servono più pratiche di benessere, che siano anche occasioni per migliorare le relazioni. E le relazioni sono l’altro capisaldo della felicità: un fondamento per l’essere umano che vuole vivere una vita felice, in salute, longeva.

È proprio sul tema di una felicità scientifica, intesa come competenza, che nascono le varie figure dei professionisti della felicità, tra cui i CHO – Chief Happiness Officer.

I CHO

Il CHO è un professionista competente in diverse aree, capace di portare la felicità nelle organizzazioni non intesa come “intrattenimento”, ma con programmi e strategie per farla diventare parte della cultura organizzativa stessa.

Si parla sempre di più di CHO: dal 2020 ad oggi la ricerca in Google è raddoppiata (da meno di 25 milioni di ricerche ad oltre 50 milioni) ed in Linkedin dalle 1200 persone che l’avevano inserita nella job description, siamo passati a 5000 nel 2022.

E sempre più organizzazioni si stanno attrezzando con figure interne che si dedicano al benessere interno.

In Italia la comunità dei CHO conta di circa 300 persone.
Abbiamo lavorato insieme (stanno partecipando circa una 20ina di persone) per costruire due scenari per i Lavori della Felicità nell’Italia del 2050.

Scenari al 2050

Il lavoro del futurista è quello di accompagnare le organizzazioni nella costruzione di scenari, nella presa visione di conseguenze possibili, nella realizzazione di alternative per migliorare lo sguardo al futuro, mettere in scacco eventuali visioni, testare progetti e, soprattutto, definire gli orizzonti migliori, per costruire una strategia di anticipazione.

Quello che abbiamo fatto con i CHO è stato un lavoro di scenarizzazione breve, così organizzato:

  • informazione.
    Ho scritto un articolo sulla situazione attuale della felicità al lavoro (che puoi leggere nel sito della mia organizzazione Happiness for Future). Ho cercato di prendere le informazioni dai principali canali, come le survey di Gallup, Microsoft Index, ma anche il World Happiness Report, il BES italiano e altri. In questo modo ho creato una “base comune” da cui partire con le riflessioni;
  • confronto (fase divergente).
    Poi ci siamo incontrati, online, ed abbiamo dialogato liberamente sullo stesso tema: la felicità nei luoghi di lavoro, oggi, in Italia. Essendo una comunità di professionisti, ci siamo ritrovati su molti temi e su molte problematiche che si riscontrano.
  • individuazione delle incertezze (fase divergente).
    Abbiamo poi cercato di rispondere alla domanda: “Cosa può far cambiare in modo radicale questo tema della felicità al lavoro, da qui al 2050?”, cercando di individuare quelle che potrebbero essere delle incertezze autentiche, profonde, reali, capaci di veicolare un cambiamento. Abbiamo trovato queste due incertezze: la consapevolezza di persone e organizzazioni e le decisioni politiche.
  • scenarizzazione.
    Grazie a queste due incertezze, abbiamo potuto costruire una serie di scenari (per brevità ne sono stati costruiti solo due): il Worst Case ed il Best Case Scenario, ai quali abbiamo dato dei titoli e che abbiamo cercato di descrivere. Andiamo a scoprirli qui di seguito.

Best Case Scenario: Planet Based

Abbiamo chiamato lo scenario migliore col nome di “Planet Based”, un po’ per riprendere il modo di definire “Plant Based” di una cultura attenta all’aspetto “bio”, ma portandolo al suo estremo positivo, laddove l’attenzione è rivolta al pianeta intero.

Il concetto dello scenario migliore è, infatti: se aumentano la consapevolezza delle persone e delle organizzazioni, allora avremo:

  • più aziende Benefit e B Corp (ovvero organizzazioni che si impegnano per il bene comune) ed Organizzazioni positive, che comprendono la felicità come strategia organizzativa;
  • una maggiore diffusione del mindset culturale positivo, più consapevolezza e cura di sé e dell’altro, più cura del pianeta e delle risorse, meno malattie;
  • il cambio della cultura produttiva verso una produzione del «bisogno»;
  • un lavoro fondato sui talenti e sui punti di forza;
  • una piena realizzazione della Costituzione, a livello politico;
  • arriveremo ad usare i robot per il lavoro, liberando l’uomo per l’arte, la scienza, la cura;
  • aumenta l’azione benevola ed il servizio all’altro;
  • l’educazione sarà incentrata sulla fioritura, la democrazia, le emozioni, i talenti ed l’empatia;
  • ci sarà maggiore equilibrio col pianeta e le sue risorse e bellezze;
  • saremo premiati in base alle azioni di bene comune che faremo.

Worst Case Scenario: Realtà di Plastica

Nella seconda scenarizzazione abbiamo costruito una narrazione che risponde alla domanda: e se invece non ci fossero né questo aumento di consapevolezza e né delle buone azioni politiche? Chiaramente la situazione sarebbe diversa. L’abbiamo definita “di plastica”, perché abbiamo giocato – anche esagerando – a considerare la felicità come “illegale” (quantomeno sul posto di lavoro, ma non solo).

Questo ci ha portati a riflettere in più modi. Da una parte, nonostante un iniziale scoramento, anche una visione “negativa” ci ha dato forza nel pensare a quanto c’è bisogno di lavorare per la felicità, oggi. Personalmente è una cosa che ho gradito molto, perché mi ha fatto vedere quella scintilla di passione, negli occhi e nei cuori dei CHO, che mi ha rasserenato e dato forza.

Dall’altra parte, abbiamo compreso che, anche se le cose non andassero bene, ci sarebbe bisogno di lavorare per la felicità. Magari come dei “Robin Hood” della felicità, che la portano a chi ne ha bisogno con azioni di “hacking”.

Sì, perché quella realtà di plastica, lo è anche perché ci vede chiusi dentro a caschetti di realtà virtuali, lontani dalla realtà e dalle persone, in delle bolle tecnologiche da – appunto – hackerare per riportarci alla consapevolezza, al reale ed alla felicità.

I lavori della felicità

Che le cose si mettano bene o meno, insomma, ci sarà sempre bisogno di felicità e di chi se ne occupa. Quello che cambierà saranno i modi, i luoghi ed anche il concetto stesso di felicità: ad esempio nel Best Case abbiamo pensato ad una felicità come espressione piena di sé e dei propri talenti ed unicità, come una maggiore dedizione allo spirito, alla cultura e all’arte, così come anche alla costruzione di futuri, intesi come il luogo di massima realizzazione umana.

Nel caso peggiore, invece, abbiamo pensato ad una felicità intesa come salvezza umana, cura dell’altro, come un bisogno di riscoprire la relazione, come azioni di consapevolezza, costruzione di speranza intesa anche come “sogni felici”, da poter sognare dopo una giornata infelice.

In definitiva, insomma, dal lavoro che abbiamo fatto con i CHO, che non solo non è finito, ma è lungi dal potersi considerare una “previsione azzeccata”, quanto piuttosto un esercizio di futuri, possiamo dedurre che, forse, i lavori della felicità del futuro, si occuperanno di:

  • una maggiore ricerca di tipo spirituale o comunque una maggiore ricerca del senso della vita;
  • relazione (tra persone, ambiente, tecnologia e altri mondi);
  • speranza (nel caso peggiore) o i futuri possibili (nel caso migliore);
  • integrità di coscienza e dei suoi contenuti (lotta dei dati, dei sogni e dei mondi digitali);
  • salute mentale e digitale;
  • possibilità di esprimersi, nei talenti, nella libertà di azione, nel pensiero, nel creare e fare arte.

Cosa puoi fare adesso

Ci sono molte cose che puoi fare, ora. In particolar modo ce ne sono tre:

  • partecipare alla raccolta di Storie di Felicità, compilando il form e seguendo le attività della Specie Felice (nel gruppo Fb e nel Canale Telegram);
  • rispondere alla survey sulla felicità percepita al lavoro ora e… un domani;
  • iniziare a costruire la tua felicità.

E il modo migliore di costruire la felicità è seguendo Vivi365, il nostro programma annuale di benessere e consapevolezza, col quale rendere la felicità un’abitudine quotidiana, grazie ad un lavoro su 12 aree di interesse, da scoprire una al mese, grazie a video brevi e semplici e tante pratiche da rendere tue: https://happinessforfuture.it/vivi-365/

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29 Giugno 2021 By Matteo Ficara Leave a Comment

Focalizzare l’attenzione: dal mind wandering al mind wondering.

Focalizzare l’attenzione: dal mind wandering al mind wondering.

Ti trovi ad osservare la fine di un pensiero, come un sogno di cui ricordi poco: sai che hai pensato qualcosa, ma non sai né come ci sei arrivato e nemmeno cosa hai pensato. È il fenomeno della mente vagante, o “mind wandering”, ormai famoso e studiato dalla scienza, poiché causa di malessere. 

Pensare è un’attività complessa: sembra che ogni giorno, nella nostra mente, passino circa 75mila pensieri. Di questa mole enorme di idee, informazioni, riflessioni, abbiamo consapevolezza di una piccolissima percentuale: non sappiamo stare attenti al nostro pensiero, alle sue fasi e processi.

Ecco che poi ci troviamo con la “mente vagante”, disattenta, inconsapevole e ce ne accorgiamo solo nel momento in cui, per un motivo o un altro, torniamo a noi stessi, ma non sappiamo nulla del nostro viaggio.

Vediamo come prendere una “wandering mind” e trasformarla in una mente attenta e (magari) curiosa.

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15 Giugno 2021 By Matteo Ficara 2 Comments

Errori di pensiero. Tra euristiche e bias, ecco come sbagliamo a pensare.

Errori di pensiero. Tra euristiche e bias, ecco come sbagliamo a pensare.

Sappiamo bene che il pensiero non sempre è efficace: le strade che prendiamo sono spesso delle scorciatoie, che ci portano a commettere errori. Da ormai qualche anno, euristiche e bias cognitivi sono sulla bocca di tutti. 

Pregiudizi, giudizi formulati male, idee confuse e decisioni sbagliate. Questo genere di processi di errore sono, per ognuno di noi, argomento quotidiano. Soprattutto oggi, in un momento di sovra esposizione ad una complessità di dati, siamo portati a: selezionare, valutare e ragionare con le informazioni sbagliate e commettendo una serie di errori.

Euristiche e bias cognitivi sono le due parole che indicano questi nostri errori di pensiero.

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MATTEO FICARA
Filosofo, Scrittore
Ideatore di Le Stanze dell’Immaginazione

Nel 2010, seguendo gli Spiriti Guida indicati da Igor Sibaldi, scopro Le Stanze dell’Immaginazione, pratica di espansione di coscienza e ampliamento del pensiero.

Le ricerche sul tema Immaginazione mi portano ad approfondire i territori della narrazione, come il mito, la fiaba e il mondo del fantastico; e le regioni del pensiero, dalla filosofia esoterica a quella accademica, approfondendo temi come il pensiero visionario, quello riflessivo, critico e strategico.

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