matteoficara.it

ebook

  • MI PRESENTO
  • BLOG
  • LIBRI
    • Pensare per Immagini
    • Andata e Ritorno
    • Le Stanze dell’Immaginazione
    • Le Nuove Terre
  • CORSI
    • Le Stanze dell’Immaginazione – live
    • Le Stanze dell’Immaginazione® – videocorso
    • Ikigai – videocorso
    • Punti di Forza
  • INCONTRI 1-a-1
  • CONTATTI & NL

7 Dicembre 2022 By Matteo Ficara Leave a Comment

Immaginazione, pensiero prospettico, futuri e felicità. Come l’immaginazione ci aiuta a: stare meglio, anticipare i futuri e prendere decisioni consapevoli per costruire realtà migliori.

Immaginazione, pensiero prospettico, futuri e felicità. Come l’immaginazione ci aiuta a: stare meglio, anticipare i futuri e prendere decisioni consapevoli per costruire realtà migliori.

Pensare per immagini è qualcosa di connaturato all’essere umano: lo facciamo da sempre, per prevedere ed anticipare il futuro, prendere decisioni e costruire un presente migliore. Ecco in che modo l’immaginazione ed il pensiero prospettico ci aiutano nella vita di ogni giorno e come usarle al meglio.

Forse è inutile dirlo, forse è ripetitivo, ma: usiamo il pensiero immaginativo da sempre, è connaturato all’essere umano, ma… negli ultimi secoli abbiamo preferito il pensiero logico-deduttivo, quello che usiamo di più quotidianamente, il pensiero della scienza.

Eppure le cose non stanno proprio così: usiamo il pensiero logico per analizzare, dedurre (appunto), delle logiche e delle leggi, capire il funzionamento delle cose quando le abbiamo di fronte o ci troviamo immersi in esse, ma non ci serve a niente quando il nostro bisogno ha a che fare con l’inatteso, il nuovo, il sorprendente.

E questo vale sia nel macro, quando la scienza si chiede “cosa potrà essere, un domani, SE…”, sia nel micro della vita di ognuno di ogni giorno, quando ci poniamo domande su cosa faremo dopo, tra un giorno, un anno, un domani, o in una situazione alternativa, diversa da quella attuale, magari inattesa.

Faccio ricerca e pratico pensiero immaginativo da quasi 13 anni e non ho mai visto un periodo, come questo, in cui abbiamo avuto bisogno di reimparare questo tipo di pensiero, per produrre visioni alternative, orizzonti nuovi, per scongiurare opzioni terribili e facilitare una presa di decisione più consapevole verso scenari preferibili.

[Read more…]

Filed Under: Antropologia, Blog, Consapevolezza, Felicità, Filosofia, Filosofia del Futuro, Filosofia del Profondo, Filosofia della Specie, Futuro, Immaginale, Pensiero Critico, Pensiero Narrativo, Pensiero Visionario, Stanze Immaginazione Tagged With: Antropologia, filosofia, Filosofia della Specie, Futuro, Immaginazione, Pensiero, Specie

15 Novembre 2022 By Matteo Ficara Leave a Comment

Chiarezza Mentale. Come ottenerla, imparando a gestire la confusione.

Chiarezza Mentale. Come ottenerla, imparando a gestire la confusione.

Avere chiarezza significa non solo prendere decisioni migliori, ma anche evitare gli stati di confusione e stress, che derivano dall’esaurirsi della tua energia mentale. E permette anche di usare al meglio la propria attenzione. Per farlo, però, bisogna imparare a gestire la confusione, la complessità in cui viviamo ed il pensiero.

Siamo nell’epoca della complessità. Ormai è un fatto consolidato, che in qualche modo è stato scandito dagli eventi più impattanti del nostro secolo, tra il Covid ed altri, che hanno avuto un impatto “nuovo”: non solo rapido, ma anche globale e capace di sconvolgere l’ordine delle cose.

Ma… quando parliamo di qualcosa di “complesso”, di cosa stiamo parlando? Complesso non è complicato e ci sono alcuni elementi fondamentali che caratterizzano la complessità e ci aiutano a comprendere cosa, nello specifico, ci crea maggiore confusione mentale, esaurendo le nostre batterie e portandoci allo stress.

Scopriamo quali sono e come gestirli, per fare chiarezza mentale.

[Read more…]

Filed Under: Blog, Consapevolezza, Felicità, Filosofia del Profondo Tagged With: benessere, chiarezza mentale, consapevolezza, felicità, Pensiero, Specie

25 Ottobre 2022 By Matteo Ficara Leave a Comment

I lavori della felicità, nel futuro. Il mio intervento al Convegno italiano dei futuristi, ottobre 2022.

I lavori della felicità, nel futuro. Il mio intervento al Convegno italiano dei futuristi, ottobre 2022.

Cosa ci aspetta nel futuro? Una pluralità di possibilità, di certo, ma nulla che sia prevedibile con esattezza. Lavorare con i futuri significa costruire scenari dei possibili. Per il Convegno, e grazie ai CHO, ho proposto una visione dei possibili “Lavori della Felicità, nel futuro”.

Sono stato molto emozionato di partecipare al Convegno “Abitare il Domani”, Convegno nazionale dei futuristi, dato che il mio percorso nel reame dei futuri è abbastanza breve: me ne sono appassionato nel 2020 ed ho poi fatto tutto quello che ho potuto…

Ho studiato decine di testi, seguito articoli e trend, partecipato a corsi online e dal vivo, partecipato ad una comunità di pratica, incontrato persone e alla fine ho anche partecipato al percorso per diventare professionista di foresight strategico. Sono anche stato coinvolto dall’Italian Institute for the Future in un HUB di pensiero speculativo. Ad oggi sono un futurista, iscritto all’AFI – Associazione Italiana Futuristi.

Tutto questo mi è servito, per realizzare l’intervento sui “Lavori della Felicità, nel futuro”. Ecco perché…

La struttura del progetto (e della presentazione)

Ho avuto a disposizione 15 minuti, per introdurre i presenti al tema. Non è stato facile: ho dovuto fare una selezione importante dei molti temi di cui avrei voluto parlare. Ho aggiunto qualche riflessione nel video che ho girato successivamente, per riepilogare i molti contenuti.

Il progetto è organizzato in tre sezioni principali:

  • 1) ricerca sul tema della felicità, nella comunità della Specie Felice
    Un gruppo fb di oltre 6mila persone, un canale Telegram (aperto) di quasi 600 persone. La Specie Felice è il nostro progetto di speciazione culturale, per il quale condividiamo teorie scientifiche sulla felicità, modelli e soprattutto pratiche, con cui poter costruire la felicità individuale e collettiva, ogni giorno. Questo è possibile, perché da oltre 30 anni la scienza della felicità ci dice che la felicità non è solo un’emozione, ma una competenza che si può allenare, coltivando determinate aree della vita.

    La ricerca che abbiamo attivato con la Specie Felice è di tipo Etnografico: raccogliamo storie di felicità, per capire cosa le persone pensano sia, per loro, la felicità e cosa permetta di renderla concreta nella propria vita.
    Se ti senti felice e vuoi raccontare la tua storia, puoi partecipare, compilando questo modulo online.
  • 2) ricerca sulla percezione della “felicità al lavoro”
    Abbiamo costruito una brevissima survey che abbiamo fatto girare in un’altra nostra community: Vivi365. È il nostro programma di benessere di un anno, ove ogni mese insegniamo teorie e pratiche per costruire felicità in un’area specifica di interesse.
    La survey chiede come vivono la felicità al lavoro e come la vorrebbero. Ci siamo rivolti a questa comunità di circa 200 persone, perché da oltre un anno hanno appreso teorie sulla felicità come competenza da allenare e stanno usando pratiche per renderla un’abitudine.

    L’anno di lavoro in Vivi365 è diviso in quattro trimestri, dedicati a: benessere fisico, emozionale, mentale e spirituale. Per ogni area di benessere, ci sono tre sotto settori: Fisico: sonno, alimentazione, movimento – Emozionale: emozioni positive, relazioni, motivazione – Mentale: chiarezza mentale, focusing, prospettive – Spirituale: presenza, interconnessione, meraviglia.

    Esiste una versione di questa stessa survey aperta anche a chi non ha ancora seguito il percorso e non ha conoscenze e competenze sulla felicità come competenza. Sono giusto due domande a cui chiunque può rispondere: 1- come vivi la felicità al lavoro, oggi? 2- come la vorresti, un domani?
  • 3) lavoro di scenarizzazione con la comunità dei CHO
    I CHO sono i Chief Happiness Officer, una figura professionale nuova, in Italia, ma consolidata nel mondo, in quelle organizzazioni che hanno compreso l’importanza della felicità come strategia organizzativa e come attività di people care.

Una diversa felicità

Prima di procedere, dobbiamo comprenderci su cosa intendiamo con la felicità, oggi e domani. Oggi la guardiamo attraverso gli occhi della ricerca scientifica e la riscopriamo essere non tanto un’emozione, ma una competenza: qualcosa che può essere attivamente allenato, coltivando determinate aree della vita.

Come accadeva un tempo con la filosofia, anche oggi siamo tornati a vedere nella felicità la ricerca del senso del vivere e di quelle buone pratiche che ci permettono di essere persone buone, sane, felici, anche nella collettività. Una felicità eudaimonica, insomma.

Grazie a questa teoria, possiamo puntare a costruire una maggiore felicità, per cui i più grandi centri di ricerca al mondo (MIT, Palo Alto, Harvard, Berkeley, Yale – col corso sulla felicità con 1,9 milioni di iscritti) ci hanno fornito tantissime pratiche possibili, anche molto semplici.
D’altronde la necessità di “pratiche di benessere” è alla base per chi vuole costruire felicità, lo abbiamo dedotto anche dalla Survey sulla felicità al lavoro: servono più pratiche di benessere, che siano anche occasioni per migliorare le relazioni. E le relazioni sono l’altro capisaldo della felicità: un fondamento per l’essere umano che vuole vivere una vita felice, in salute, longeva.

È proprio sul tema di una felicità scientifica, intesa come competenza, che nascono le varie figure dei professionisti della felicità, tra cui i CHO – Chief Happiness Officer.

I CHO

Il CHO è un professionista competente in diverse aree, capace di portare la felicità nelle organizzazioni non intesa come “intrattenimento”, ma con programmi e strategie per farla diventare parte della cultura organizzativa stessa.

Si parla sempre di più di CHO: dal 2020 ad oggi la ricerca in Google è raddoppiata (da meno di 25 milioni di ricerche ad oltre 50 milioni) ed in Linkedin dalle 1200 persone che l’avevano inserita nella job description, siamo passati a 5000 nel 2022.

E sempre più organizzazioni si stanno attrezzando con figure interne che si dedicano al benessere interno.

In Italia la comunità dei CHO conta di circa 300 persone.
Abbiamo lavorato insieme (stanno partecipando circa una 20ina di persone) per costruire due scenari per i Lavori della Felicità nell’Italia del 2050.

Scenari al 2050

Il lavoro del futurista è quello di accompagnare le organizzazioni nella costruzione di scenari, nella presa visione di conseguenze possibili, nella realizzazione di alternative per migliorare lo sguardo al futuro, mettere in scacco eventuali visioni, testare progetti e, soprattutto, definire gli orizzonti migliori, per costruire una strategia di anticipazione.

Quello che abbiamo fatto con i CHO è stato un lavoro di scenarizzazione breve, così organizzato:

  • informazione.
    Ho scritto un articolo sulla situazione attuale della felicità al lavoro (che puoi leggere nel sito della mia organizzazione Happiness for Future). Ho cercato di prendere le informazioni dai principali canali, come le survey di Gallup, Microsoft Index, ma anche il World Happiness Report, il BES italiano e altri. In questo modo ho creato una “base comune” da cui partire con le riflessioni;
  • confronto (fase divergente).
    Poi ci siamo incontrati, online, ed abbiamo dialogato liberamente sullo stesso tema: la felicità nei luoghi di lavoro, oggi, in Italia. Essendo una comunità di professionisti, ci siamo ritrovati su molti temi e su molte problematiche che si riscontrano.
  • individuazione delle incertezze (fase divergente).
    Abbiamo poi cercato di rispondere alla domanda: “Cosa può far cambiare in modo radicale questo tema della felicità al lavoro, da qui al 2050?”, cercando di individuare quelle che potrebbero essere delle incertezze autentiche, profonde, reali, capaci di veicolare un cambiamento. Abbiamo trovato queste due incertezze: la consapevolezza di persone e organizzazioni e le decisioni politiche.
  • scenarizzazione.
    Grazie a queste due incertezze, abbiamo potuto costruire una serie di scenari (per brevità ne sono stati costruiti solo due): il Worst Case ed il Best Case Scenario, ai quali abbiamo dato dei titoli e che abbiamo cercato di descrivere. Andiamo a scoprirli qui di seguito.

Best Case Scenario: Planet Based

Abbiamo chiamato lo scenario migliore col nome di “Planet Based”, un po’ per riprendere il modo di definire “Plant Based” di una cultura attenta all’aspetto “bio”, ma portandolo al suo estremo positivo, laddove l’attenzione è rivolta al pianeta intero.

Il concetto dello scenario migliore è, infatti: se aumentano la consapevolezza delle persone e delle organizzazioni, allora avremo:

  • più aziende Benefit e B Corp (ovvero organizzazioni che si impegnano per il bene comune) ed Organizzazioni positive, che comprendono la felicità come strategia organizzativa;
  • una maggiore diffusione del mindset culturale positivo, più consapevolezza e cura di sé e dell’altro, più cura del pianeta e delle risorse, meno malattie;
  • il cambio della cultura produttiva verso una produzione del «bisogno»;
  • un lavoro fondato sui talenti e sui punti di forza;
  • una piena realizzazione della Costituzione, a livello politico;
  • arriveremo ad usare i robot per il lavoro, liberando l’uomo per l’arte, la scienza, la cura;
  • aumenta l’azione benevola ed il servizio all’altro;
  • l’educazione sarà incentrata sulla fioritura, la democrazia, le emozioni, i talenti ed l’empatia;
  • ci sarà maggiore equilibrio col pianeta e le sue risorse e bellezze;
  • saremo premiati in base alle azioni di bene comune che faremo.

Worst Case Scenario: Realtà di Plastica

Nella seconda scenarizzazione abbiamo costruito una narrazione che risponde alla domanda: e se invece non ci fossero né questo aumento di consapevolezza e né delle buone azioni politiche? Chiaramente la situazione sarebbe diversa. L’abbiamo definita “di plastica”, perché abbiamo giocato – anche esagerando – a considerare la felicità come “illegale” (quantomeno sul posto di lavoro, ma non solo).

Questo ci ha portati a riflettere in più modi. Da una parte, nonostante un iniziale scoramento, anche una visione “negativa” ci ha dato forza nel pensare a quanto c’è bisogno di lavorare per la felicità, oggi. Personalmente è una cosa che ho gradito molto, perché mi ha fatto vedere quella scintilla di passione, negli occhi e nei cuori dei CHO, che mi ha rasserenato e dato forza.

Dall’altra parte, abbiamo compreso che, anche se le cose non andassero bene, ci sarebbe bisogno di lavorare per la felicità. Magari come dei “Robin Hood” della felicità, che la portano a chi ne ha bisogno con azioni di “hacking”.

Sì, perché quella realtà di plastica, lo è anche perché ci vede chiusi dentro a caschetti di realtà virtuali, lontani dalla realtà e dalle persone, in delle bolle tecnologiche da – appunto – hackerare per riportarci alla consapevolezza, al reale ed alla felicità.

I lavori della felicità

Che le cose si mettano bene o meno, insomma, ci sarà sempre bisogno di felicità e di chi se ne occupa. Quello che cambierà saranno i modi, i luoghi ed anche il concetto stesso di felicità: ad esempio nel Best Case abbiamo pensato ad una felicità come espressione piena di sé e dei propri talenti ed unicità, come una maggiore dedizione allo spirito, alla cultura e all’arte, così come anche alla costruzione di futuri, intesi come il luogo di massima realizzazione umana.

Nel caso peggiore, invece, abbiamo pensato ad una felicità intesa come salvezza umana, cura dell’altro, come un bisogno di riscoprire la relazione, come azioni di consapevolezza, costruzione di speranza intesa anche come “sogni felici”, da poter sognare dopo una giornata infelice.

In definitiva, insomma, dal lavoro che abbiamo fatto con i CHO, che non solo non è finito, ma è lungi dal potersi considerare una “previsione azzeccata”, quanto piuttosto un esercizio di futuri, possiamo dedurre che, forse, i lavori della felicità del futuro, si occuperanno di:

  • una maggiore ricerca di tipo spirituale o comunque una maggiore ricerca del senso della vita;
  • relazione (tra persone, ambiente, tecnologia e altri mondi);
  • speranza (nel caso peggiore) o i futuri possibili (nel caso migliore);
  • integrità di coscienza e dei suoi contenuti (lotta dei dati, dei sogni e dei mondi digitali);
  • salute mentale e digitale;
  • possibilità di esprimersi, nei talenti, nella libertà di azione, nel pensiero, nel creare e fare arte.

Cosa puoi fare adesso

Ci sono molte cose che puoi fare, ora. In particolar modo ce ne sono tre:

  • partecipare alla raccolta di Storie di Felicità, compilando il form e seguendo le attività della Specie Felice (nel gruppo Fb e nel Canale Telegram);
  • rispondere alla survey sulla felicità percepita al lavoro ora e… un domani;
  • iniziare a costruire la tua felicità.

E il modo migliore di costruire la felicità è seguendo Vivi365, il nostro programma annuale di benessere e consapevolezza, col quale rendere la felicità un’abitudine quotidiana, grazie ad un lavoro su 12 aree di interesse, da scoprire una al mese, grazie a video brevi e semplici e tante pratiche da rendere tue: https://happinessforfuture.it/vivi-365/

Filed Under: Antropologia, Blog, Consapevolezza, Felicità, Filosofia, Filosofia del Profondo, Filosofia della Specie, Futuro, Pensiero Critico, Pensiero Sistemico Tagged With: filosofia, Futuro, Immaginazione

5 Ottobre 2022 By Matteo Ficara Leave a Comment

Siamo chi ci raccontiamo di essere. Il potere del pensiero immaginativo-narrativo.

Siamo chi ci raccontiamo di essere. Il potere del pensiero immaginativo-narrativo.

Storia personale, realtà, futuri… sono queste le coordinate entro cui riconosciamo “chi siamo”, qual è il nostro posto nel mondo e quali prospettive realizzare. E sono tutte narrazioni che facciamo a noi stessi. Il bello è che possiamo cambiarle.

Sono appassionato di storie, miti, fiabe e narrazione – in generale – da sempre. Mi affascina il loro potere di accompagnarci al di là degli schemi di pensiero logico-razionale, di farci “guardare” oltre, sperimentare e vivere esperienze del tutto inattese e magari anche altrimenti impossibili.

Si, perché c’è un meccanismo di base fondamentale, in questo genere di racconti: quando li ascolti o li leggi, tu pensi per immagini. La tua immaginazione costruisce quelle scene e ti ci catapulta dentro, permettendoti così di vivere esperienze formative per la coscienza.

Attraverso queste storie, che noi raccontiamo continuamente a noi stessi, rispondiamo alle domande: “Chi sono? Qual è il mio posto nel mondo? Che prospettive realizzare?”.

È quindi, forse, estremamente importante conoscere queste storie, definirle al meglio e… anche saperle raccontare.

Perché ci raccontiamo storie

Ci potrebbero essere molte motivazioni al fatto che siamo portati, in modo naturale, a trasformare tutti i nostri vissuti in una specie di narrazione. Alcuni di questi godono di un maggiore credito, come la teoria dello “stile esplicativo”, menzionata anche da Seligman nei suoi studi sull’ottimismo.

In poche parole: quello che cambia tra una persona ottimista ed una pessimista è il “come si racconta” gli avvenimenti, come li rilegge, attraverso questo filtro narrativo detto “stile esplicativo”, che si regge su tre elementi cardine: personalismo, permanenza e pervasività.

  • personalismo: tutto si incentra su di me. Nel caso del pessimismo, è “colpa mia” il fatto che le cose siano andate male. Nel caso dell’ottimista, è “merito mio” se le cose sono andate bene;
  • permanenza: nel caso del pessimista, quell’evento negativo, resterà presente in modo permanente nella mia vita. Per l’ottimista, invece, nel tempo le cose si sistemeranno;
  • pervasività: un evento che accade in una specifica area della nostra vita, per un pessimista, presto si allargherà, coinvolgendo la vita intera. Un ottimista invece nota che ci sono molte altre aree della sua vita, che sono “sane”.

In poche parole, quello che fa la differenza, non sono “gli eventi”, ma il modo in cui li leggiamo e ce li raccontiamo. È la lente con cui guardiamo al mondo, insomma, che ce lo fa vedere distorto o diritto.

Sembrerebbe dar credito a questa teoria anche la ricerca della Ljubomirsky, sull’impatto dell’epigenetico sulla nostra felicità. In soldoni: sembra che gli eventi caratterizzino la nostra felicità solo per un 10% del totale. Un 50% è dato dalla genetica (la predisposizione ad ottimismo o pessimismo) e quell’ultimo 40% è dato dalle nostre azioni intenzionali.

Sì, in poche parole: possiamo decidere di modificare le storie che ci raccontiamo.

La ricerca di un senso

Un altro motivo che ci spinge a raccontarci storie, mettendo insieme i pezzi – le informazioni, i dati – che raccogliamo vivendo è che… sotto sotto, abbiamo bisogno di trovare un senso a quello che accade, a ciò che viviamo.

Lo dimostra, da una parte, quell’accanimento che spesso si ha nel cercare una “missione personale”, una specie di direzione che possa dare un senso a tutto il nostro vivere: adesso, ieri, domani.

Ne ho trovato traccia anche in un (insospettabile) articolo su IlSole24Ore, che avevo segnato tempo fa, ma che solo ora riprendo, in cui c’è una bellissima frase di Thomas Gilovich, espressa nel suo “How we know what isn’t so: The fallibility of human reason in everyday life” (The Free Press, 1991):

«Noi siamo fatti per trovare un ordine, modelli e significati nel mondo. Per questo troviamo il caso e il caos del tutto insoddisfacenti. La natura umana rifugge l’imprevedibilità e la mancanza di senso»

E su questo tema, della ricerca del senso e del rifuggire l’imprevedibile, torneremo. Ma ora ci sofferiamo sul fatto che, in questo tentativo di mettere insieme i pezzi, commettiamo un sacco di errori.

Bias cognitivi e pensiero deduttivo

Il mio interesse per il pensiero – ovvero tutti quei processi che si aggirano tra l’avere idee, l’usarle, il costruire con esse una filosofia personale ed il prendere decisioni – non poteva che portarmi a studiare (ancora a livello “basic”) le euristiche ed i bias cognitivi.

Per dirla in modo semplice: nei suoi ragionamenti (deduzione) il pensiero segue dei percorsi e delle scorciatoie (euristiche), che si appoggiano su convinzioni e veri e propri errori (bias) di valutazione.

Insomma, un casino. Ma un casino di cui non ci accorgiamo e sul quale costruiamo le nostre decisioni e quelle narrazioni che ci conducono a fare quelle determinate scelte. In poche parole: quelle narrazioni ci conducono a costruire la vita che viviamo.

Ecco, se vuoi fare un lavoro per intercettare possibili sentieri alternativi di pensiero, per mettere in scacco il tuo modo di pensare attuale, ti invito a scoprire gli incontri 1-a-1 con me:

Scoprire e cambiare storie

Esistono quindi, dentro di noi, una moltitudine di storie. Per quanto possa sembrare assurdo, anche la nostra “storia personale”, quella che ricordiamo con la memoria, è una narrazione: più studi, tra cui ricordo sempre quello di Oliverio, dimostrano che quello che ricordiamo è una ricostruzione che viene continuamente modificata dall’immaginazione e ri-narrata alla coscienza.

E così, allo stesso modo, sempre con la narrazione, in noi lavorano anche le prospettive, ovvero quelle “idee di futuro” che abbiamo e verso le quali agiamo continuamente, cercando di costruire o evitare l’uno o l’altro orizzonte.

Spesso, però, siamo trainati da queste storie in modo del tutto inconsapevole. Ecco perché la cosa da farsi, prima di tutto, dovrebbe essere: dedicare tempo ed attenzione a scoprire le nostre narrazioni.

Personalmente credo che il modo migliore sia usare l’intelligenza narrativo-immaginativa. La stessa che usiamo, viceversa, per costruire quelle storie, modificarle e ri-narrarle continuamente alla coscienza. Ne ho scritto qualcosa in un ebook che si può avere gratuitamente acquistando il mio “Andata e Ritorno” su Il Giardino dei Libri (e solo lì!).

E ne ho parlato anche nel mio ultimo libro “Pensare per Immagini“.

Pensare per Immagini

Usare l’immaginazione

Uno degli strumenti più efficaci per individuare le proprie storie e modificarle è, quindi, il pensiero per immagini. Lo confermano le ricerche scientifiche sia sulla memoria che sulle prospettive, così come anche alcuni stratagemmi per affrontare il presente (ad esempio “l’effetto Batman“).

La domanda che viene è: come si può usare al meglio la propria immaginazione?
Ci sono veramente tanti modi per farlo, li ho descritti in “Pensare per Immagini“, ma quello che preferisco è: scoprire e generare nuove idee. In particolare, per le proprie prospettive e per esprimere il potenziale.

Qualcuno la chiama “creatività” e ci può stare, se intendiamo generare idee. Perché poi, passare da quelle idee a generare anche “realtà”, il passaggio non è affatto immediato (non credo in un’immaginazione che crea solo pensando, insomma).

Ma è possibile, solo che richiede un lavoro su:

  • 1- comprendere le nostre visioni attuali (le narrazioni per il futuro);
    • e per farlo è necessario sia aumentare la capacità di focalizzazione dell’attenzione, che migliorare la capacità di chiarezza mentale;
  • 2- individuare e generare alternative;
    • per cui abbiamo bisogno di alzare energia e coraggio, affinare l’ottimismo, aumentare la capacità di desiderare e spalancare le porte al possibile per individuare il nostro potenziale;
  • 3- darsi da fare per esprimere quel potenziale, con azioni e micro-azioni quotidiane.

Il sistema che consiglio di usare per farlo?
Le Stanze dell’Immaginazione®
Un modo di pensare immaginativo che ho ideato nel 2010, messo al punto in 4 anni di ricerca e poi insegnato ad oltre 500 persone. Per pensare in modo imamginativo è utile raggiungere uno stato di rilassamento, che guido ed insegno.

Permettere alla coscienza di rilassarsi, seguendo una narrazione immaginativa, è come invitarla a seguire una “strada”. È proprio questa strada che accompagna nelle Stanze dell’Immaginazione. Un luogo fatto di immagini, di pensiero, organizzato in nove ambienti, con un arredamento specifico, che ci permette di usare l’immaginazione in più modi (visualizzare e cambiare stato, scoprire, generare idee, ecc…), ed averne avere una serie di benefici.

In particolar modo, usare questo sistema di pensiero aiuta a fare chiarezza, generare alternative e prendere decisioni migliori, più allineate con quello che desideriamo per noi adesso e nel futuro.

Video corso

https://happinessforfuture.it/prodotto/stanze-immaginazione/

Corso dal vivo

https://www.matteoficara.it/attivazione-stanze-immaginazione/

Filed Under: Antropologia, Blog, Consapevolezza, Felicità, Filosofia, Filosofia del Profondo, Futuro, Narrazione, Pensiero Divergente, Pensiero Narrativo, Stanze Immaginazione Tagged With: Antropologia, filosofia, Futuro, Immaginazione, Pensiero

  • 1
  • 2
  • 3
  • …
  • 49
  • Next Page »

INIZIA LA TUA RICERCA

PER APPROFONDIRE

CATEGORIE

  • Blog (259)
  • Felicità (193)
    • Filosofia del Profondo (193)
      • Consapevolezza (89)
  • Filosofia (126)
    • Filosofia della Specie (107)
      • Antropologia (43)
      • Pensiero Narrativo (75)
        • Narrazione (67)
          • Fiabe (13)
          • Mitologia (6)
          • Narrazioni al Femminile (8)
    • Pensiero Critico (26)
  • Futuro (172)
    • Filosofia del Futuro (55)
    • Pensiero Divergente (51)
      • Stanze Immaginazione (47)
    • Pensiero Sistemico (11)
      • Trend: Ecologia (1)
      • Trend: Economia (4)
      • Trend: Tecnologia (2)
    • Pensiero Visionario (151)
      • Contemplazione (22)
      • Immaginale (133)
  • Recensioni (13)
    • Film (7)

TAG

Antropologia (44) Carlos Castaneda (7) Clarissa Pinkola Estés (13) Contemplazione (23) coscienza (15) Creatività (16) Cuore (6) Desiderio (9) Economia (4) Eros (14) Esplorazioni dell'Io (29) favole (24) felicità (16) filosofia (190) Filosofia del Cuore (30) Filosofia della Specie (57) Filosofia del Profondo (184) Futuro (39) Gurdjieff (15) Harari (18) Henry Corbin (10) Hillman (30) Immaginazione (150) insegnamenti da Le Stanze dell'Immaginazione (12) insegnamenti dalle favole (27) Jung (15) Lavoro (1) Meraviglia (17) mitologia (36) Narrazione (3) Pensare Futuro (23) Pensiero (47) Proposito Evolutivo (2) Punti di Forza (7) rispetto (3) sciamanesimo (26) Scopo (6) Selene Calloni Williams (12) Sibaldi (17) Sogno (9) Specie (34) Storie di lavoro con Le Stanze dell'Immaginazione (6) SuperEroi (3) Tolkien (8) Viaggio Eroe (7)

MATTEO FICARA
Filosofo, Scrittore
Ideatore di Le Stanze dell’Immaginazione

Nel 2010, seguendo gli Spiriti Guida indicati da Igor Sibaldi, scopro Le Stanze dell’Immaginazione, pratica di espansione di coscienza e ampliamento del pensiero.

Le ricerche sul tema Immaginazione mi portano ad approfondire i territori della narrazione, come il mito, la fiaba e il mondo del fantastico; e le regioni del pensiero, dalla filosofia esoterica a quella accademica, approfondendo temi come il pensiero visionario, quello riflessivo, critico e strategico.

Qui trovi la mia STORIA... SCOPRI LA MIA STORIA ... (cliccando qui)

SOCIALIZZIAMO?

  • Facebook
  • Instagram
  • Youtube
https://youtu.be/gyKc213iiYY

PrivacyPolicy

DICONO DI ME…

  • Arianna Possio
    "Matteo è una persona veramente speciale e magica... tra le tante cose belle di lui, quella che mi ha colpito di più è stata la sua umiltà nello spiegarci e nell'accompagnarci in questa esperienza"
    Arianna Possio
  • Paolo Romani
    "Un professionista in gamba. Capace, presente. Ottimo relatore e molto disponibile e paziente"
    Paolo Romani
  • Margherita Caciorgna
    "E' un ottima guida ed è pronto ad andare oltre le sue convinzioni, anche oltre le proprie scoperte. E' un vero ricercatore. Si mette a servizio"
    Margherita Caciorgna
  • Aurora Zito
    "Matteo è un libro aperto, uno di quelli che ti tolgono il sonno perché desideri arrivare in fondo, curiosa di scoprire altri mondi , altre storie in cui leggere e comprendere la tua di storia. Ho trovato leggerezza e umiltà in ogni gesto e in ogni parola. Sguardi che mi hanno fatto sentire a casa"
    Aurora Zito
  • Massimo Ambrosio
    "Una persona preparata. Vincente la forma di dialogo e il non porsi "in cattedra" durante le spiegazioni del corso. A tratti "affascinante"
    Massimo Ambrosio
  • Verena Sommer
    "Mi sembra una persona squisita e con una sensibilità e semplicità. Molto autentico che permette di fare dei viaggi profondi e liberi"
    Verena Sommer
  • Anna Maria De Pasquale
    "Matteo = Matto. Salta fuori la "e" che in fisica rappresenta l'energia. E' la prima cosa che mi è venuta in mente... comunque, a parte gli scherzi, un grandissimo dal punto di vista umano e professionale"
    Anna Maria De Paquale
  • Sergio Gibellini
    "Lo trovo molto creativo ed intelligente, pronto a dare sempre una sua risposta"
    Sergio Gibellini
  • Graziella Lorenzini
    "Mi è piaciuto tantissimo il suo modo di relazionarsi con noi in maniera semplice e gioiosa. "Chi conosce meglio la tua anima di te stesso?", questa frase detta da Matteo è la cosa più bella in assoluto"
    Graziella Lorenzini
  • SoniaDeLeonardis
    "Sono molto grata a Matteo, per la sua empatia, cortesia, umiltà e preparazione. Un incontro che terrò nel cuore"
    Sonia De Leonardis
  • MI PRESENTO
  • BLOG
  • LIBRI
  • CORSI
  • INCONTRI 1-a-1
  • CONTATTI & NL

Copyright © 2023 · Generate Pro On Genesis Framework · WordPress · Log in

Scroll Up