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5 Ottobre 2021 By Matteo Ficara Leave a Comment

Bellezza ed Eccellenza. Cosa sono e perché è importante apprezzarle e dar loro valore.

Bellezza ed Eccellenza. Cosa sono e perché è importante apprezzarle e dar loro valore.

Ciò che è bello non è solo bello, ma è utile. Bellezza ed eccellenza sono due aspetti importanti nel nostro vivere: ci aiutano a dare il massimo, a superare limiti ed evolvere verso il meglio.

Per gli antichi greci, la bellezza non era “cosmetica” e non era “estetica” (non nel senso dell’estetista cui oggi riportiamo – erroneamente – questa parola), ma “cosmica” ed “estatica”. Funzionava, cioè, come una guida, un modello, una specie di “logica della perfezione” che si poteva rintracciare in ogni cosa: nella natura e nei suoi fenomeni e regole, come negli esseri umani e nelle loro gesta.

Cos’è la Bellezza

Un codice di perfezione, una logica di natura nascosta sotto ogni cosa, una poesia che si intrufola nella realtà come uno spiraglio di luce dalla persiana. Un’emozione, una sensazione, uno stato interiore.

Esistono molte cose cui possiamo attaccare l’etichetta del “bello”, ma quelle cose in che modo sono belle? Sono portatrici della Bellezza o ne sono esemplari? Agamben, col suo saggio “Ninfe” sembra dire qualcosa del genere… La bellezza è qualcosa di metafisico che risuona in loro, oppure sono loro stessi, questi oggetti, a rendere possibile il bello?

La filosofia si interroga sul “bello” da sempre. Basterebbe ricordare Platone, che associava “il Vero” al “Bello”, dicendo che “il Vero si nasconde dietro al Bello” e lasciando intendere – forse – che è solo con occhi capaci di vedere la bellezza, che possiamo scoprire la verità delle cose, come sembra ricordare anche Antoine De Saint-Exupéry, col suo “Piccolo Principe“, quando dice:

L’essenziale è invisibile agli occhi.

E allora, cos’è la Bellezza?
Qualcosa che colpisce gli occhi – prima – ed il cuore – poi. Un po’ come l’amore nello Stilnovo, che ci trafiggeva l’anima e il cuore, passando dagli occhi. Un amore “ottativo”, del desiderio inespresso ed inappagato, perché sublimato in un’idea di perfezione.

E forse è questo, la Bellezza: un’idea, un’immagine, qualcosa che si avvicina alla perfezione e che ce la ricorda, torna a farla essere possibile, in qualche modo.

Nulla a che vedere, quindi, con una bellezza “cosmetica”, ovvero di ciò che siamo sulla superficie, ma qualcosa di cosmico, che riguarda non il nostro confine, ma la nostra relazione con l’al di là del confine, con ciò che sta oltre il limite umano e va, si sporge, verso il divino, la perfezione.

Nulla a che vedere nemmeno con l’estetica, per come ormai viene riletta (una costruzione della cosmetica). Peccato, perché l’estetica – che è lo studio del bello – era in origine una parola, l’aisthesis, che riguardava i nostri sensi di percezione. L’estetica era, quindi, l’interesse per ciò che risvegliava i nostri sensi e riattivava il vitalismo del cuore: sì, perché per i greci, i sensi appartenevano al cuore.
Era un’esperienza estatica, di connessione con l’oltre, non estetica in senso (troppo) stretto.

Quindi potremmo osare dire che la Bellezza è:

il sentimento di risveglio e rivitalizzazione che viviamo quando qualche aspetto della realtà ci colpisce, ci attira e ci attrae, ricordandoci la perfezione, intesa come memoria di qualcosa che “sta oltre” ad ogni confine ed alla realtà così come la conosciamo.

Utilità della bellezza

Ammetto che solo scrivere questo titolo mi ha lasciato con la gola secca: si può parlare di una cosa bieca, come un “utile”, quando si parla della bellezza? Ahimè, sì. Soprattutto in un’epoca che ha perduto il senso e l’importanza di ciò che “non è utile”. Non che la cultura e l’arte, ad esempio, non siano utili, ma qui si è scesi ad un solo significato di “utile”: quello del denaro e del rendiconto.

Quindi: l’utilità della Bellezza.
Così come accade per la meraviglia, la bellezza apre visioni, possibilità ed orizzonti. Ci porta in una dimensione di vastità e potenza (intesa come “potenzialità”), scardina convinzioni e limitazioni, ci ri-assesta e ri-allinea con una natura più profonda delle cose: la realtà, la vita, noi stessi.

E, allo stesso tempo, ci innamora (l’abbiamo visto: passa per gli occhi e… colpisce al cuore!).
Ci richiama ad alzarci, come un Lazzaro per troppo tempo addormentato, a riprendere le forze, ci infonde coraggio e ci chiama ad agire, perché quel “bello” ci attrae irresistibilmente.
Insomma, la bellezza ci ri-vitalizza, ci riporta in vita dal torpore, ci “risveglia”.

L’eccellenza

Eccellere, ovvero “essere spinti fuori” (ex-cellere). Uscire, fare exit per alcuni.
O magari anche “spingersi fuori”, che sa un po’ di nascere o meglio ancora rinascere: non in modo naturale, come la prima volta, ma per scelta, nella direzione che abbiamo deciso, nel nostro “io”.

Essere un’eccellenza, oggi, significa essersi distinti per qualità o innovazione, aver fatto qualcosa in modo originale, unico o per primi. Significa smettere di correre dietro agli altri, o agli “anch’io”, ed iniziare ad essere se stessi, pienamente, nella propria unicità.

Ma… c’è un “ma”: l’eccellenza non è qualcosa che si è, quanto qualcosa che si fa. Non riguarda il nostro essere, ma il fare. Anni fa ascoltai parole, sul tema dell’eccellenza, che mi rimasero impresse, qualcosa come “essere eccellenti significa stare sul pezzo, badare ai dettagli”.

Essere eccellenti è avere il controllo.
Sapere e saper fare, senza errore, con maestria. L’eccellenza è la maestria in qualcosa.

Per poter eccellere, quindi, è necessario:

  • individuare ciò che ci rende unici. In prima istanza l’eccellenza è un lavoro di auto-consapevolezza.
  • applicarsi a queste caratteristiche peculiari, a questi punti di forza e talenti per farli fiorie, con estrema costanza, continuità e dedizione.

Utilità dell’eccellenza

Lo abbiamo detto: per essere eccellenti dobbiamo individuare ciò che ci contraddistingue e poi applicarlo per renderlo un nostro punto di forza caratteriale, una unicità. Essere eccellenti significa distinguersi.

Ma significa anche evolversi, speciarsi, specificarsi, rendersi più se stessi. Se si parte da ciò che si è, of course (cosa che spesso non avviene nelle società, che invece scelgono “in cosa” distinguersi).

È una spinta propulsiva a migliorarsi, insomma.
D’altronde, l’abbiamo detto: è spingersi fuori.

Bellezza ed Eccellenza

La bellezza e l’eccellenza sono, in modo diverso, due indicazioni per il miglioramento, per l’evoluzione e la realizzazione di sé. Sono inviti ad uscire un attimo dalla visione quotidiana che abbiamo di noi stessi e del mondo e spalancare gli occhi, meravigliarsi, ricordarsi che è possibile di più, l’inatteso, il miracolo.

Saper riconoscere bellezza ed eccellenza significa avere sempre una finestra aperta al nuovo, al possibile. Significa lasciare la porta aperta alla sorpresa, alla meraviglia ed alla novità. Significa sapere dove puntare, anche se a volte non ci si crede e sembra impossibile.

Saper riconoscere la bellezza significa anche riconoscere ciò che determina la natura sottile delle cose, la loro – platonicamente parlando – verità.

Saper riconoscere l’eccellenza significa essere in grado di individuare ciò che ha senso, dà senso, rende speciale qualcosa, lo individua e caratterizza, lo distingue dal resto.

Punti di Forza: apprezzare bellezza ed eccellenza

Apprezzare la Bellezza e l’Eccellenza è anche uno dei 24 Punti di Forza del sistema VIA Character.
Se lo hai, probabilmente hai sentito qualcosa, una sorta di appartenenza, mentre leggevi. È così: i punti di forza sono qualcosa che ci definisce, che forma il nostro carattere, sono qualcosa che siamo e quando li troviamo e li esprimiamo, ci sentiamo “a casa”.

Forse non lo sai, ma questo punto di forza è utilissimo.
La tua capacità di notarli è utile in quelle situazioni dove ci sono una cultura ed una filosofia del miglioramento continuo, mentre sono poco accettati e – anzi – calpestati dove trovi un’idea stagnante delle cose, qualcosa come: “Abbiamo sempre fatto così”…

Se vuoi scoprire se è uno dei tuoi punti di forza, c’è un questionario gratuito che puoi fare anche ora. Sono 96 domande, per cui prenditi il giusto tempo.
Nota bene: se lo fai da telefono assicurati di rispondere alla giusta domanda (spesso si crede di dare risposta alla domanda sbagliata e si arriva alla fine e tocca rifare!).

Qui trovi il link per farlo in italiano: http://matteoficara.pro.viasurvey.org

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Filed Under: Blog, Consapevolezza, Felicità, Filosofia del Profondo Tagged With: filosofia, Filosofia del Profondo, Punti di Forza

Matteo Ficara

Filosofo, Scrittore
Ideatore di Le Stanze dell'Immaginazione®

Mi impegno a scorgere visioni migliori e a narrare prospettive per realizzare un'evoluzione verso la Specie Felice.
Fin dalle caverne abbiamo raccontato chi siamo nelle immagini disegnate e nelle storie narrate. Raccolgo queste storie antiche, decodifico le immagini con cui ci rappresentiamo oggi e mi impegno a pensare futuro.
.
Scopri di più su di me nella BIO.

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MATTEO FICARA
Filosofo, Scrittore
Ideatore di Le Stanze dell’Immaginazione

Nel 2010, seguendo gli Spiriti Guida indicati da Igor Sibaldi, scopro Le Stanze dell’Immaginazione, pratica di espansione di coscienza e ampliamento del pensiero.

Le ricerche sul tema Immaginazione mi portano ad approfondire i territori della narrazione, come il mito, la fiaba e il mondo del fantastico; e le regioni del pensiero, dalla filosofia esoterica a quella accademica, approfondendo temi come il pensiero visionario, quello riflessivo, critico e strategico.

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