
Segni e sincornicità, quei messaggi che sembrano apparire dal nulla, scolpirsi nella realtà e poi… sparire, lasciandoci con una riflessione o una sensazione in mano. Cosa sono? Come comprendere se sono dei segni o solo delle percezioni? Ecco come accedere alle realtà “oltre”, grazie al pensiero e all’immaginazione.
Capitano spesso delle “sincronicità”, dei “segni” nella vita. A volte ci fanno comprendere la via o almeno ci danno delle indicazioni, delle spinte in determinate direzioni, altre volte sono più incomprensibili, offuscati, ermetici e si riesce a comprenderli solo “dopo” che qualcosa è accaduto.
Cerchiamo di vedere se, sotto queste sincronicità, ci possa essere dell’altro e come fare per poter comprendere se ci stiamo raccontando qualcosa perché “vogliamo vederlo”, o se stiamo cogliendo un vero e proprio segno.
L’Anima del Mondo
Trovai il concetto di “Anima del Mondo” sfogliando “L’Anima del Mondo ed il Pensiero del Cuore” di James Hillman, uno dei testi per me fondamentali, che ha avuto la forza di proiettarmi in un nuovo modo di vedere, vivere, fare (l’approccio immaginale di cui oggi è portavoce Selene Calloni Williams, allieva diretta di Hillman).
Per definire questa “Anima Mundi” potremmo fare un po’ il parallelismo con il concetto di “inconscio collettivo” junghiano, laddove si intende una specie di non-luogo contenente le informazioni immaginative e archetipiche con cui elabora la parte non conscia dell’individuo.
In altri termini, per l’approccio psicologico i sogni ed i segni sono costellati di archetipi, di forme, di immagini appartenenti a questo inconscio collettivo cariche di un significato “enciclopedico”, ovvero al quale si può risalire in modo quasi oggettivo.
Nel mio approccio, più filosofico, estetico, non terapeutico ed animico, le immagini (simboli o archetipi) sono forme espressive, un tentativo di un contenuto concettuale incomprensibile logicamente di farsi comprendere.
Sono il segno di una plus-valenza di significato, come dell’esistenza di idee e di realtà che stanno al di là di quello che attualmente riusciamo a pensare, vedere, considerare. La loro presenza è sintomo di un’apertura, di una visione possibile su altri scenari, ma…
Per poter “vedere” occorre uscire dagli stretti spazi della logica e accedere ad un modo di pensare diverso, quello immaginativo.
Mondo o realtà?
E del mondo, invece, cosa si può dire?
La sua etimologia è dal latino mundus significa “pulito, ordinato”. Più volte ho scritto sottolineando la differenza sostanziale tra “mondo” e “pianeta”: il primo è l’insieme delle bandiere (nazioni, accordi, trattati, storia, economia, società) ed il secondo è il pianeta stesso che, visto dallo spazio, non sembra affatto suddiviso in tanti piccoli settori differenti…
Ma oggi vogliamo occuparci della differenza tra “mondo” e “realtà”.
Il “mundus” è il luogo della percezione delle cose, mentre la realtà è quella oggettiva.
Ma di realtà ne esistono molteplici.
Da una parte la percezione, quindi, dall’altra i fatti.
Una serie di narrazioni e di racconti che ognuno si racconta, da una parte, e le reali situazioni concrete dall’altra.
Definire ciò che è reale, però, non è facile, perché molto spesso la percezione (il mundus) influenza la nostra capacità di intendere come “reale” un fatto piuttosto che un altro.
Vedi i fenomeni delle fake news, ad esempio.
In poche parole: se un fatto, un evento, una persona, un pensiero, un’emozione, presente, passata o futura riescono a bypassare il filtro dei sistemi della nostra percezione (i confini del mundus), allora possono partecipare alla nostra realtà.
Quello che percepiamo della realtà, quindi, è solo una piccolissima parte del possibile e di certo limitata dai biases cognitivi.
Un mondo del genere non lo si può certo definire “perfetto così com’è”.
L’Anima del Mondo e la Realtà come Sintomo
Perché, allora, parlare di un’Anima del Mondo e di una Realtà come Sintomo?
Oggi usiamo il termine “sintomo” prevalentemente in ambito medico, ma la sua etimologia svela che potrebbe appartenere a qualsiasi ambito della vita dell’uomo, poiché letteralmente significa: “caduto contemporaneamente” (greco sym-piptein) ed ha spesso valenza anche di “coincidenza”.
E questo è esattamente quanto detto finora:
ci sono moltissime realtà possibili delle quali solo una piccolissima parte si affaccia sul piano del percepito (mundus), che tendiamo ad identificare con “la realtà, sola, intera”, ma che possiamo vedere grazie al pensiero immaginativo.
Quando si affacciano, lo fanno apparendo come “coincidenze”.
Un altro modo di leggere il termine “coincidenze” è “sincronicità”.
I sogni, i segni, le sincronicità, sono un linguaggio metaforico, simbolico, che si manifesta a metà tra il percepito e la realtà.
Considerare la realtà come il luogo del sintomo, significa considerare gli eventi segni della confluenza tra le possibili realtà “altre” e il confine del mundus.
Se siamo bravi a navigare in quegli spazi, così come insegnava Leopardi, possiamo cogliere vastità di pensiero inattese, realtà possibili (pensate impossibili) e vie per un futuro migliore.
Ne parlo con maggiore dettagli nel mio ultimo libro “Andata e Ritorno. Istruzioni per il viaggio immaginale“.
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